domenica 20 maggio 2018

20 maggio - Indotto Ilva/Taranto: la parola agli operai


PARLANO GLI OPERAI DELL'INDOTTO ILVA, QUELLI COME ANGELO: operai di serie B, senza stipendi certi, precari, appalti al massimo ribasso e si taglia sulla sicurezza, nessuna manutenzione... E' PER QUESTO CHE SI MUORE E SI RISCHIA OGNI GIORNO 


Noi dell'indotto saremo sempre lavoratori di serie B. Sia per le garanzie economiche sia per quelle di sicurezza, che spariscono sempre di più ogni anno che passa». Eppure il loro lavoro è fondamentale per tenere aperta la più grande acciaieria d'Europa, che cade a pezzi per carenza di manutenzione. 
Per la fabbrica fanno di tutto: dai lavori di manutenzione a quelli di pulizia, dalla ristorazione all'edilizia. E però nei tavoli delle trattative fra Ilva, la nuova acquirente Arcelor Mittal e i sindacati i
problemi dell'indotto passano sempre in secondo piano.
Prima c'è da risolvere le grane enormi all'interno di Ilva. «Perché parliamoci chiaro - dice Giuseppe Matino, impiegato in una ditta ai multiservizi che si occupa di pulizie industriali - quelli dell'indotto non hanno i diritti' degli operai Ilva. Cerchiamo con i sindacati di farci sentire, ma la voce dell'indotto non è mai ascoltata. Come se non fossimo operai come gli altri». Le aziende dell'indotto non pagano puntualmente gli stipendi dei loro operai e questo è anche alla base della precarizzazione dei contratti di lavoro stipulati nell'indotto». perché mancano i soldi in Ilva e nell'indotto si fanno ribassi sulle gare d'appalto. E dove si stringe? Si stringe sulla sicurezza sul posto di lavoro. E su questo tema non ci sono controlli da parte della committente. A tutto questo
aggiunga che gli stipendi da due anni li vediamo ormai con il contagocce. Ci danno un acconto, poi un altro e un alto ancora. Per avere retribuito il mese di marzo siamo arrivati al 14 maggio». Uno stress lavorativo che si fa sentire anche all'interno delle famiglie dei lavoratori: «Viviamo alla giornata, stringiamo la cinghia sperando che non si spezzi». 
Ed è questo che fa anche l'operaio Gregorio Gennarini. Stringere la cinghia. Per lui sembra di essere tornati indietro di tanti anni. ai tempi dell'Italsider. Si parla, si dice, ma per uno che ci vive tutti i giorni e specialmente noi che andiamo a pulire in Ilva, soprattutto nell'area a caldo, ci accorgiamo che le condizioni dello stabilimento sono fatiscenti. Pian piano gli appalti si riducono. I lavori che prima erano fatti da cento operai ora sono fatti da cinquanta. Tutti parlano di Ilva: nel frattempo chi non muore sul posto di lavoro rischia ogni giorno di perderlo quel posto». 



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