mercoledì 9 novembre 2016

8 novembre - da Marco Spezia: SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 08/11/16




INDICE
La Città Futura noreply@lacittafutura.it
LEGGI SPECIALI E MOVIMENTO NO-TAV: L'IRRESPONSABILITA’ DELLA PROCURA TORINESE

ILVA: IL DRAMMA DI TARANTO, VITTIMA DELL'INCERTEZZA DEL GOVERNO

BOLOGNA CHE PENA, CHE MISERIA! E LA SETTIMANA EUROPEA? PERSA!
SARNES 16: SPUNTI E RIFLESSIONI

USB Ospedale Gaslini ospedalegaslini.sanita@usb.it
CONTINUA LA PRIVATIZZAZIONE DEL GASLINI

Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
APPELLO A VASCO ERRANI COMMISSARIO STRAORDINARIO PER IL TERREMOTO

AIEA Paderno Dugnano aieapadernodugnano@gmail.com
COMUNICATO STAMPA PROCESSO ETERNIT

Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario mfpr.naz@gmail.com
IL 25 NOVEMBRE A ROMA: VENITE TUTTE!


Mario Murgia AIEA Val Basento info@associazioneespostiamiantovalbasento.it
AMIANTO: UN NEMICO DA SCONFIGGERE

EURECO: COMUNICATO STAMPA E PROSSIME INIZIATIVE

Federico Giusti giustifederico@libero.it
SPAZZINI E CURA DIMAGRANTE

Alessandra Cecchi alexik65@gmail.com
DIOXINITY DAY/2

Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
REPORT MORTI PER INFORTUNI SUL LAVORO AL 31 OTTOBRE 2016

Associazione Italiana Esposti Amianto Onlus aiea.mi@tiscali.it
NEWSLETTER OTTOBRE 2016

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From: La Città Futura noreply@lacittafutura.it
To:
Sent: Monday, October 24, 2016 1:22 AM
Subject: LEGGI SPECIALI E MOVIMENTO NO-TAV: L'IRRESPONSABILITA’ DELLA PROCURA TORINESE

di Alberto Pantaloni
22/10/2016
L'edizione cartacea odierna del quotidiano “La Stampa” di giovedì 13 ottobre, a pagina 44, riportava virgolettata un'affermazione del Procuratore Generale Saluzzo, secondo il quale le richieste di almeno 140 anni di carcere per 47 attivisti No TAV sono giustificate dal fatto che “la presa di distanza dai fatti contestati non ci sarà mai: la radicata convinzione di essere nel giusto e che lo Stato stia sbagliando non verrà mai ritrattata”.
Il procedimento giudiziario, a cui la richiesta di condanna si riferisce, è relativo agli scontri avvenuti il 27 giugno del 2011, dopo lo sgombero del presidio permanente ribattezzato “Libera Repubblica della Maddalena”, e del 3 luglio dello stesso anno nei pressi della centrale elettrica di Chiomonte, durante una grande manifestazione di protesta.
Dalla dichiarazione riportata abbiamo così appreso che l'obiettivo perseguito dalla Procura di Torino non è la valutazione degli eventuali reati commessi dai manifestanti, ma l'abiura da parte degli accusati, il loro riconoscimento che lo Stato ha ragione a fare l’Alta Velocità in Val di Susa e a militarizzare un intero territorio.
Questa frase suona particolarmente inquietante, perché non può non riportare alla mente un periodo della nostra storia lontano dal presente (anche se non troppo), quello a cavallo fra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta, quando il conflitto fra le organizzazioni della sinistra rivoluzionaria che praticavano la lotta armata e lo Stato si fece durissimo, lasciando una lunga scia di sangue.
Non è questa la sede per un dibattito storico-politico sulla complessità di quel periodo, interessa qui solo evidenziare come, sull’onda della “emergenza terrorismo”, a partire dalla metà del decennio 1970-1980 furono varati una serie di provvedimenti (come la “Legge Reale”, l’istituzione delle carceri speciali, la legge Cossiga del febbraio 1980, solo per fare alcuni esempi) e imbastiti una serie di processi (come, sempre per esempio, il “7 aprile” contro l’Autonomia padovana e parte del Processo Tobagi per quella milanese) che di fatto portarono alla sospensione a tempo indeterminato dei diritti individuali e collettivi previsti dalla Costituzione. A queste scelte, si aggiunse la legislazione sui “pentiti” (1982), tesa formalmente a contribuire alla sconfitta della lotta armata in Italia, ma che di fatto puntava anche all’ottenimento (per l’appunto) dell’abiura politica, non solo da parte dei “terroristi”, ma anche da parte dei militanti delle organizzazioni e dei movimenti “legali” che venivano messi nel grande calderone della “sovversione”.
Le leggi speciali degli anni Settanta e Ottanta, se ottennero (non da sole, ma questa è un’altra storia che si tratterà in altra occasione) la sconfitta del movimento armato, provocarono però al tempo stesso sofferenze e disastri umani e sociali irreparabili. Eppure sembra che la “filosofia dell’emergenza”, che impregnò molte Procure italiane in quel periodo, permanga ancora in modo sostanziale a Torino (e forse non solo).
Le enormi differenze di contesto storico e politico fra ieri e oggi imporrebbero un maggiore buon senso, una maggiore sobrietà, soprattutto per chi si trova a giudicare degli ipotetici reati commessi in un contesto di grande conflittualità sociale come è oggi la Val di Susa. Invece, la Procura torinese sembra determinata a utilizzare una ricetta che produsse già danni all’epoca, immaginiamoci ora.
Ne è riprova non solo la dichiarazione del Procuratore Generale Saluzzo sopra riportata, ma anche lo svolgere i processi contro i No TAV nell’aula bunker del carcere delle Vallette (utilizzata normalmente per i processi contro reati di mafia o terrorismo), il tentativo (poi fallito) di costituire un pool “anti No TAV”, ma soprattutto quello di imbastire procedimenti giudiziari relativi ad azioni violente contro cose (come l’incendio di un compressore) in attentati con finalità di terrorismo (articolo 270 del Codice Penale rivisitato dalla Legge 155 del 31 luglio 2005, la famosa “Legge Pisanu”). Finora, sia la Corte d’Appello di Torino, sia la Cassazione hanno rigettato l’accusa di terrorismo, ma la procura di Torino ha di nuovo presentato ricorso in Cassazione.
Alla fine degli anni Settanta, Norberto Bobbio, citato da Nanni Balestrini e Primo Moroni nel famoso libro “L'orda d'oro”, affermava che “il compito di questi apparati disciplinari dovrebbe essere quello di equilibrare il diritto di rappresentanza dei movimenti sociali con le esigenze di gestione e di riproduzione delle democrazie. Quando ciò non avviene, quando vengono alterati unilateralmente gli statuti e le regole del gioco, si apre un conflitto dagli esiti imprevedibili”.
Oggi, nel 2016 e quindi in un contesto completamente diverso da quello in cui scriveva Bobbio, l’atteggiamento irresponsabile di Procure come quella di Torino non lascia dormire sonni tranquilli.

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To:
Sent: Saturday, October 22, 2016 7:53 AM
Subject: ILVA: IL DRAMMA DI TARANTO, VITTIMA DELL'INCERTEZZA DEL GOVERNO

di Antonia Battaglia (Peacelink), Giuseppe Civati (Possibile), Monica Frassoni (Green Italia e Verdi Europei), Elly Schlein (Possibile)
18 ottobre 2016
Quello che é accaduto a Taranto in questi ultimi mesi è davvero tanto, troppo.
Solo poche settimane fa, Peacelink ha presentato il dossier “Non toccate quelle polveri” portando alla luce il fatto che polveri pericolose per la salute dei tarantini non vengono registrate dalle centraline dell’ARPA, non idonee a rilevare le polveri specifiche che inquinano Taranto ossia quelle con PM superiore a PM 11 e inferiore a PM 0,7.
Tonnellate di polveri industriali pericolose sono quindi distribuite su persone e ambiente e restano incontrollate.
E’ di poche settimane fa anche l’aggiornamento dello Studio Sentieri, che ha messo in evidenza un’importante relazione tra l’aumento di patologie nei giorni in cui l’inquinamento dall’area industriale invade la città. Una situazione confermata dai dati sulla mortalità.
Mentre il 17 settembre moriva l’ennesimo operaio, Giacomo Campo, nell’area AFO4 dello stabilimento.
E qualche giorno dopo i dati sui tumori in aumento, soprattutto tra i bambini di età compresa tra 0-14 anni residenti a Taranto, indicavano che ci sono eccessi importanti per le patologie respiratorie: in particolare tra i bambini residenti al quartiere Tamburi si osserva un eccesso di ricoveri pari al 24 per cento, una percentuale che sale al 26% tra i bambini residenti al quartiere Paolo VI. Lo studio è stato realizzato nell'ambito delle attività del Centro Salute e Ambiente della Regione Puglia, in collaborazione con il dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio, della ASL di Taranto, di ARPA Puglia e di ARES Puglia.
Giorni difficili per Taranto.
I diritti dei tarantini non possono essere calpestati ad aeternitatem e non crediamo che nella Costituzione Italiana sia sancito che il diritto al lavoro debba andare di pari passo con la negazione del diritto alla salute e alla vita.
Su Taranto grava pesante l’incertezza delle prossime mosse del Governo, che vorrebbe vendere l’ILVA ma che non riesce a gestire le diverse criticità in atto.
Tutto sembra immobile, eppure si muove. In una direzione che non é certamente quella che speravamo.
Perché avremmo voluto, a questo punto, a fine 2016, poter contare su una scelta chiara a monte: l'ILVA va chiusa perché nuoce gravemente alla salute e in più è in perdita continua, quindi andiamo avanti sulla strada della riconversione e del cambio di paradigma?
Oppure l'ILVA il Governo la vuole tenere aperta e quindi la rimette a nuovo, chiude gli impianti a caldo, i parchi minerali, impermeabilizza il suolo, e la rende compatibile con la vita?
Fino ad ora non c'è stata nessuna scelta.
Siamo andati avanti per inerzia, il Governo bloccato in uno stallo ormai endemico che non rende possibile null'altro che la scelta obbligata di continuare in una non-decisione.
Vogliamo capire quali iniziative urgenti ed improrogabili il Governo intenda adottare per dare a Taranto non solo delle certezze in merito al proprio futuro ma anche, nell’attesa della finalizzazione del lungo processo di vendita o affitto che sia, di quali siano le misure da prendere per fermare il grave pericolo in atto.

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From: Muglia la furia noreply+feedproxy@google.com
To:
Sent: Monday, October 24, 2016 5:02 PM
Subject:  BOLOGNA CHE PENA, CHE MISERIA! E LA SETTIMANA EUROPEA? PERSA!

Ma della "Settimana europea della salute e sicurezza sul lavoro" e dei temi posti al centro dell'attenzione degli specialisti della prevenzione, degli imprenditori e dei lavoratori europei, qualcuno si è ricordato? 
Eppure è roba dei nostri giorni, visto che inizia oggi. 
Nessun riferimento, nemmeno nello stand dell'INAIL a Bologna, che pure è il "focal point" per l'Italia. Ambiente-Lavoro, la "fiera-mercato" sulla quale tornerò nei prossimi giorni.
Ormai noi siamo fuori dall'Europa.  Noi siamo qui a chiederci se e quando si deve fare la notifica preliminare (a 20 anni dal recepimento della Direttiva Cantieri), se le 20 ore fatte nel 2002 possono valere come aggiornamento per gli RSPP. 
Miserie.
Credo proprio che la stagione "alta" della sicurezza sul lavoro sia finita ed è stata Bologna a decretarne la sua morte con le sue povere iniziative ed i suoi patetici stand. Ora non resta altro che chiuderla.
Franco

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From: Muglia la furia noreply+feedproxy@google.com
To:
Sent: Wednesday, October 26, 2016 5:19 PM
Subject:  SARNES 16: SPUNTI E RIFLESSIONI

Monastero di Sezano: 22 e 23 ottobre 2016
-         Occorre rimettere il lavoratore al centro dell’attenzione di tutti (mica si fa male la betoniera).
-         Quando si considera il lavoratore occorre valutarlo nell’interezza del suo vissuto.
-         La legge e in particolare le Direttive europee pongono il lavoratore al centro del sistema di prevenzione e quindi anche il lavoratore del cantiere.
-         Migliorare la sicurezza all’interno delle imprese: il ruolo dei preposti.
-         Spesso il lavoratore non opera in sicurezza.
-         Le procedure di sicurezza predisposte nei piani di sicurezza e nelle valutazioni dei rischi non sempre permettono al lavoratore di lavorare in sicurezza.
-         Perché spesso il lavoratore non opera in sicurezza?
-         In molti contesti il lavoratore ha la possibilità di lavorare in sicurezza in quanto questa è una priorità anche del datore di lavoro.
-         Il ruolo principale di tutela spetta all’azienda da cui il lavoratore dipende.
-         Se l’azienda non è presente o poco presente che ruolo deve svolgere il coordinatore per la sicurezza per porre al centro dell’attenzione il lavoratore?
-         Il bastone e la carota: i sistemi che premiano i comportamenti corretti hanno dato buoni risultati quando applicati.
-         Il sistema premio/sanzione è uno dei punti di forza dei sistemi di gestione della sicurezza.
-         Il RSPP deve rappresentare un maggior stimolo per far emergere le segnalazioni e le possibili migliorie lavorative dai singoli lavoratori, a partire dal fondamentale apporti dei preposti (comunità di pratica).
-         Il CSE e i documenti: spesso sono dei meri adempimenti formali, che non portano nessun valore aggiunto alle attività che si realizzano in cantiere.
-         Il POS così come descritto dall’allegato XV e dal modello semplificato non è in grado di tenere sotto controllo tutti i tipi di cantiere.
-         Il PSC fatto in fase di progettazione non è un documento che permette di gestire correttamente un cantiere in fase di esecuzione, perché è stato realizzato prima (anche di molto) dell’aggiudicazione e quindi diverse cose sono da cambiare a partire dal cronoprogramma dei lavori; il fatto di dover aggiornare il PSC non deve essere una scusa per non fare dei buoni PSC in corso di progettazione dell’opera.
-         Il CSE deve entrare più in sintonia con la produzione (micropianificazone) settimana per settimana e deve anticipare quello che succederà la settimana successiva e concordare con l’impresa le modalità esecutive.
-         La sicurezza da sola non esiste: “E’ indissolubile dal progetto o dal lavoro. L’unico modo per fare un lavoro è farlo in sicurezza”.
-         “Fermiamo i barbari”: i giovani tecnici della prevenzione di cui leggiamo le gesta sui social con le loro domande ignoranti, il comportamento arrogante e un atteggiamento che trasuda pigrizia, ma anche rabbia, disillusione, sfiducia e frustrazione.
-         I giovani tecnici della prevenzione, loro formazione, aspettative e prospettive.
-         Ma tra i nuovi barbari c’è anche molto di quanto associazioni, organismi bilaterali ecc. hanno messo in mostra a Bologna nel corso di Ambiente-Lavoro.
-         E infine altri temi toccati: la riforma costituzionale e il passaggio di competenze da Regioni-Stato a solo Stato, gli organismi di vigilanza ecc. , il near miss in quanto strumento fondamentale per la capire quello che sta realmente succedendo in cantiere.

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From: USB Ospedale Gaslini ospedalegaslini.sanita@usb.it
To:
Sent: Thursday, October 27, 2016 3:03 PM
Subject: CONTINUA LA PRIVATIZZAZIONE DEL GASLINI

COMUNICATO STAMPA
Non si privatizza un ospedale vendendolo, ma svuotando i servizi pubblici dall’interno.
Al Gaslini, dopo la privatizzazione del servizio di pulizia, del servizio di lavanderia, della cucina ora è iniziato l’iter per la privatizzazione del servizio di sterilizzazione.
Il tutto basato sullo sfruttamento dei lavoratori, su un servizio sicuramente peggiore ed è tutto da dimostrare vi siano concreti risparmi.
Un esempio? Nessuno controlla gli appalti e molti lavoratori sono costretti ad acquistarsi le divise oppure i reparti si dotano di divise monouso pagate con soldi pubblici per sopperire a queste carenze.
La cucina? Svanita la possibilità di dare una bottiglietta d’acqua in più o un panino ai pazienti e il personale continua ad eliminare ore che dovrebbero essere dedicate all’assistenza per l’ordinazione dei pasti.
Le pulizie? Da poco tempo abbiamo indetto uno sciopero del personale Coopservice per il trattamento che subiscono questi lavoratori.
Il tutto nelle continue carenze di personale (almeno 40 infermiere e 20 OSS) e la mancanza di una selezione specifica per le ostetriche al Gaslini (tramite concorso o chiamata) a cui l’attuale giunta non sembra dare risposte.
Ma le privatizzazioni vanno avanti celermente.
DIFENDIAMO LA SANITA’ PUBBLICA
LA SALUTE NON E’ FONTE DI PROFITTO
Luca Nanfria
USB Gaslini

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From: Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
To:
Sent: Friday, October 28, 2016 10:27 AM
Subject: APPELLO A VASCO ERRANI COMMISSARIO STRAORDINARIO PER IL TERREMOTO

APPELLO DELL'OSSERVATORIO INDIPENDENTE DI BOLOGNA MORTI SUL LAVORO DI BOLOGNA A VASCO ERRANI COMMISSARIO STRAORDINARIO PER IL TERREMOTO
Caro Vasco Errani,
conosciamo da abitanti della Regione la sua professionalità e preparazione da ex Presidente della Regione Emilia Romagna.
Il terremoto in Emilia ha dimostrato la vulnerabilità della fabbriche costruite negli anni sessanta, ottanta e novanta e anche più recenti. Molte delle vittime del terremoto in Emilia erano lavoratori rimasti schiacciati per il crollo dei capannoni.
Lo stesso terremoto di tre giorni fa che ha colpito l'Umbria e le Marche ha evidenziato che i capannoni industriali in Italia sono per la maggior parte a rischi sismico. E' un miracolo che non ci siano stati morti nella cartiera a Pioraco di Macerata. Il tetto è crollato nel cambio turno, nella fabbrica stavano lavorando solo 20 persone che sono riuscite a scappare. L’intero tetto della sala macchine è crollato. In questa fabbrica ci lavorano complessivamente 146 lavoratori e se erano tutti all'interno ci sarebbe stata una strage.
E' un miracolo, come nel terremoto in Emilia che pur provocando vittime tra i lavoratori è capitato di notte e in orari dove sotto i capannoni ci lavoravano pochissime persone.
La maggioranza dei capannoni industriali in Italia sono costruiti in anni dove non si teneva in nessun conto del rischio sismico. Se non si comincia a farli mettere in sicurezza è a rischio la vita di chi ci lavora sotto, e parliamo di milioni di lavoratori.
La prego di non sottovalutare questo rischio. Del resto con incentivi e detassazioni si potrebbero mettere tutti in sicurezza con una spesa non eccessivamente alta.
Carlo Soricelli
Curatore dell'Osservatorio Indipendente d Bologna morti sul lavoro

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From: AIEA Paderno Dugnano aieapadernodugnano@gmail.com
To:
Sent: Friday, October 28, 2016 9:35 PM
Subject: COMUNICATO STAMPA PROCESSO ETERNIT

Buonasera,
invio il Comunicato Stampa di Medicina Democratica,  Associazione Italiana Esposti Amianto e Comitato per la Difesa della Salute nei luoghi di Lavoro e nel Territorio in merito al processo Eternit bis apertosi ieri mattina a Torino.
Lorena Tacco
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COMUNICATO STAMPA
PROCESSO A TORINO ETERNIT BIS: PRESIDIO E CONVEGNO
E’ RIPARTITO IL PROCESSO ETERNIT BIS, DAVANTI AL GIUDICE PER LE INDAGINI PRELIMINARI (GUP)
Il procedimento era stato rinviato, dal medesimo GUP, davanti alla Corte Costituzione per una eccezione che la stessa Corte non ha ritenuto valida. In data odierna, 27 ottobre, esso è ripreso; però invece che proseguire normalmente il Giudice ha stabilito di discutere nel merito del pronunciamento della Corte e di completare la discussione alla successiva udienza del 4 novembre. Si saprà allora che succederà.
In tale occasione le seguenti associazioni:
-         Medicina Democratica;
-         Associazione Italiana Esposti Amianto (AIEA);
-         Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio;
-         Comitè d’Aide et d’Orientation aux Victimes de l’Amiante (CAOVA - Svizzera);
hanno organizzato un presidio davanti al tribunale a significare che il processo deve andare avanti fino alla fine con le accuse già a suo tempo specificate dal Pubblico Ministero.
Il Convegno, svolto nel pomeriggio, organizzato dalle medesime associazioni, è entrato nel merito del procedimento Eternit, delle difficoltà insite nello stesso stigmatizzando la possibilità di derubricazione (da omicidio volontario a omicidio colposo), nonché eventuali prescrizioni e possibili rinvii ad altro tribunale.
Le vittime ritengono che si debba fare giustizia ed in particolare l’associazione svizzera CAOVA, di aiuto e sostegno alle vittime dell’amianto, che ben conoscono Stephan Schmidheiny, e lo vedono muoversi, libero come un uccello, in Svizzera e in sud America, ritengono che tale situazione sia insostenibile.
Ancora una volta si dimostrerebbe che basta essere ricchi e potenti per restare nell’impunità.
Ancora le associazioni firmatarie pensano che dai tribunali non possano avere ascolto coloro che si trovano in conflitto di interesse, anche se grandi scienziati (o considerati tali) e che le responsabilità degli imputati di qualsiasi processo che riguarda la salute e sicurezza sul lavoro, soprattutto le esposizioni a sostanze tossiche e cancerogene, devono essere slegate da tutti i tipi di sofismi pseudo legali, ma riferite esclusivamente alle condizioni di sfruttamento e di non applicazione della Costituzione e delle leggi.
I processi di queste dimensioni, pur difficili e complessi, non possono essere abbandonati e sostituiti da procedimenti più piccoli, esclusivamente sul piano civile. Occorre prendere coscienza, anche dalla Magistratura della loro importanza sociale e di giustizia complessiva.
Torino, 27 ottobre 2016
Medicina Democratica
Associazione Italiana Esposti Amianto (AIEA)
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio
Comitè d’Aide et d’Orientation aux Victimes de l’Amiante (CAOVA - Svizzera)

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From: Movimento Femminista Proletario Rivoluzionario mfpr.naz@gmail.com
To:
Sent: Saturday, October 29, 2016 12:30 PM
Subject: IL 25 NOVEMBRE A ROMA: VENITE TUTTE!

Proletarie, precarie, disoccupate: ovunque voi siate.
Troviamoci a Roma il 25 novembre, assediamo i palazzi del potere, scateniamo la nostra ribellione, portiamo le nostre rivendicazioni, esprimiamo la nostra forza di distruzione di ciò che ci opprime, di costruzione della nostra vita e liberazione.
La violenza è sistemica ed è il sistema che bisogna abbattere.
Venite autonomamente ovunque voi siate e lottate nelle organizzazioni sindacali, nelle associazioni e forze del movimento, dai posti di lavoro, dai quartieri, dagli uffici e dalle case.
Per chi ne ha bisogno c'è la copertura sindacale dello sciopero dichiarato da alcune organizzazioni sindacali.
Venite con tutte le bandiere possibili (escluso fasciorazzisti e partiti governativi)!
Le lavoratrici precarie disoccupate del Movimento Femminista Proletario  Rivoluzionario

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From: Mario Murgia AIEA Val Basento info@associazioneespostiamiantovalbasento.it
To:
Sent: Saturday, October 29, 2016 4:47 PM
Subject: AMIANTO: UN NEMICO DA SCONFIGGERE

Trasmetto News relative a recenti iniziative che ci vedono in prima linea con altre associazioni e movimenti di cittadini in varie regioni d’Italia.
Mario Murgia Associazione Italiana Esposti Amianto Valbasento
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CONTU DELL’AIEA: UN PASSO IMPORTANTE, TROPPE DISPARITA’ TRA UNA ASL E L’ALTRA
28 ottobre 2016
Da La Nuova Sadegna
“Le denunce delle vedove e dei familiari delle vittime dell’amianto a Ottana non sono state vane, l’adozione di un unico protocollo di sorveglianza sanitaria per tutti i lavoratori sardi ex esposti all’amianto è un passo importante. Non ci saranno più disparità di trattamento da ASL ad ASL”, dice Sabina Contu, presidente dell’AIEA regionale.
“Quando un lavoratore veniva visitato a Oristano o a Sassari” - prosegue Sabina Contu – “riceveva un determinato trattamento e nel caso di Sassari anche un certificato di esposizione all’amianto, a Cagliari invece veniva sottoposto a una visita superficiale. Nel tavolo tecnico inoltre ci sono i maggiori esperti sardi in materia d’amianto. L’altra notizia positiva che riguarda gli ex esposti di Ottana è la convocazione dell’AIEA da parte della commissione del Senato sugli infortuni sul lavoro per affrontare il testo unico amianto, e dunque la possibilità di inserire anche Ottana, Assemini e la cartiera di Arbatax tra i siti industriali in cui i lavoratori sono stati esposti”.
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AMIANTO, VISITE UGUALI PER TUTTI: L’ASSESSORE ARRU UNIFICA LE PROCEDURE DI SORVEGLIANZA SANITARIA DEI LAVORATORI EX ESPOSTI ALLA FIBRA KILLER
28 ottobre 2016
Da La Nuova Sadegna
Come annunciato nei giorni scorsi, l’assessore regionale alla Sanità Luigi Arru ha istituito per decreto un tavolo tecnico per uniformare in tutte le ASL dell’isola il piano di sorveglianza sanitaria degli ex esposti amianto. Ne faranno parte una quindicina di medici esperti in materia di sicurezza e rispetto della salute negli ambienti di lavoro tra i quali alcuni specialisti in malattie asbesto correlate. Al di là degli inevitabili tecnicismi del Decreto, si tratta di una conquista degli ex esposti all’amianto e delle associazioni che li rappresentano (l’AIEA in primo luogo) perché consentirà di uniformare fra le varie ASL le procedure di sorveglianza sanitaria, cioè la frequenza e la tipologia di visite ed esami che gli ex esposti dovranno affrontare.
Numerosi ex lavoratori, che poi si sono ammalati di patologie asbesto correlate, hanno infatti denunciato di essere stati sottoposti a visite o esami superficiali che non hanno permesso di individuare per tempo la malattia che poi si è manifestata e in più di un caso ha portato alla morte. Solo nell’area industriale di Ottana, per esempio, negli ultimi anni ci sono state 120 vittime fra gli ex lavoratori.
Con il decreto dell’assessore Arru, in futuro ogni Spresal (il Servizio di prevenzione e sicurezza sul lavoro che fa capo a ciascuna delle 8 ASL sarde) sarà tenuto ad adottare una procedura accurata nella sorveglianza sanitaria di patologie che spesso, ed è il caso di quelle legate all’amianto, vengono evidenziate solo da esami molto accurati. Il coordinamento del tavolo tecnico è stato affidato al medico Pietrina Manca, direttore del servizio Spresal dell’ASL di Sanluri, l’azienda sanitaria capofila per la Sardegna in materia di amianto.
L’altro fronte sul quale gli ex esposti all’amianto cominciano a vedere riconosciuti i propri diritti riguarda l’INAIL, con cui l’AIEA (insieme con CGIL e ANMIL) ha in corso a sua volta un tavolo tecnico per il riconoscimento dell’esposizione all’amianto dei lavoratori delle aree industriali di Ottana e Assemini. Lo status, per nulla ambito ma necessario, di ex esposti sinora è stato riconosciuto dall’INAIL solo a 12 lavoratori di Ottana su 1441 e la malattia professionale a sei persone su 77.
Queste valutazioni sono state condizionate dalla relazione Contarp (Consulenza tecnica accertamento rischi e prevenzione) dell’INAIL che nel 2003 stabilì che nell’area industriale di Ottana non c’era mai stata esposizione all’amianto, nonostante sino a pochi anni prima ci fossero prove evidenti del contrario, Il confronto fra i rappresentanti dei lavoratori e INAIL Sardegna sta procedendo e potrebbe portare al riconoscimento dell’esposizione all’amianto sulla base delle mansioni svolte nella fabbrica e degli anni di lavoro al suo interno. In questo senso il tavolo tecnico istituito dalla Regione potrebbe agire da stimolo per il confronto.
C’è poi il versante romano della vertenza, che vede impegnati i parlamentari Michele Piras e Silvio Lai da un lato e la commissione d’inchiesta sugli infortuni del lavoro presieduta dalla senatrice Camilla Fabbri, che il mese prossimo tornerà a occuparsi del caso Ottana.
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BARI, AMIANTO: UN NEMICO DA SCONFIGGERE: COMUNICATO STAMPA
COMUNICATO STAMPA
AMIANTO: UN NEMICO DA SCONFIGGERE
Conosciamo veramente i problemi connessi all’amianto?
Quanta consapevolezza e sensibilità dei pericoli che le fibre di asbesto possono provocare sul nostro organismo esiste nelle nuove generazioni?
Queste le domande che ci poniamo e che sono alla base dell’iniziativa che, in collaborazione con il Comune di Bari ed alcune scuole superiori di Bari, stiamo preparando e che vedrà il suo culmine il prossimo 28 Aprile in occasione della giornata mondiale dedicata alle vittime dell’amianto.
Una manifestazione che coinvolgerà gli studenti in un concorso con premiazione finale riservata alle migliori composizioni letterarie, fotografiche o grafiche sul tema amianto sulle sue ricadute drammatiche nell’ambiente circostante.
Capofila di questa iniziativa sono, oltre a diverse associazioni che da anni, con ruoli ed obiettivi diversi, conducono battaglie sul fronte dell’inquinamento da asbesto, il Liceo Scientifico E. fermi di Bari e il comune di Bari con gli assessori Maselli e Romano.
Propedeutici all’iniziativa saranno gli incontri che si terranno nelle scuole partecipanti durante i quali i rappresentanti delle associazioni rappresenteranno il problema amianto nelle varie sfaccettature sociali, scientifiche e sanitarie al fine di creare le premesse migliori alla realizzazione delle opere che gli studenti realizzeranno.
Siamo convinti che il modo migliore per vincere i mali ambientali sia conoscerli a fondo ed essere fortemente coinvolti nella loro risoluzione.
Bari, 26 Ottobre 2016
VERBALE DELL’INCONTRO “AMIANTO E DINTORNI”
Il 26 ottobre, con la presenza della dottoressa Paola Romano, Assessore alle politiche giovanili, scuola e lavoro e del dottor Silvio Maselli, Assessore alle culture e al turismo del Comune di Bari, si è tenuto presso la Presidenza del Liceo Scientifico “Enrico Fermi” di Bari, con la Dirigente Scolastica professoressa Griseta Giovanna, un ulteriore incontro con Nicola Brescia, responsabile comitato cittadino Fibronit, Lillo Mendola, responsabile dell’associazione AFeVA di Bari, la professoressa Rosanna Albergo dell’associazione Capo Gallo, Mario Arpaia dell’associazione Memoria Condivisa e i rappresentanti dell’associazione AIEA Val Basento Matera, Mario Murgia e Nicola Frangione.
Si è discusso sull’importanza del coinvolgimento dei giovani in età scolastica, sulle tematiche derivanti dalla presenza di sostanze nocive come l’amianto sul territorio cittadino.
La Dirigente Scolastica ha subito dichiarato la propria disponibilità al coinvolgimento dei propri alunni, gli assessori Romano e Masellli hanno accettato le proposte delle associazioni, al relativo bando di concorso avente per oggetto l’Amianto.
Il bando è stato pensato ed elaborato per gli alunni delle scuole medie superiori, esso costituirebbe per i giovani e le loro famiglie, il modo migliore per affrontare le problematiche delle sostanze nocive e la loro ricaduta sull’ambiente.
Le associazioni hanno offerto la propria disponibilità a partecipare agli incontri con gli alunni, con documentari e presenze specialistiche.
Cogliendo le opportunità offerte dalle associazioni, con le conoscenze relative ai disastri ambientali ed industriali causati dall’incuria dell’uomo, gli assessori presenti, si sono dichiarati disponibili a estendere il bando ad altri Istituti.
Per una analitica valutazione dei lavori svolti, è opportuno nominare una commissione ristretta per ogni istituti partecipante, con il compito di scegliere i cinque migliori lavori e inviarli a una commissione esterna la quale selezionerebbe i lavori ritenuti migliori, per poi elargire un cospicuo premio il 28 aprile 2017 “Giornata Mondiale delle Vittime dell’Amianto” alla presenza delle Istituzioni cittadine e dei familiari degli alunni.
La cerimonia della premiazione prevede uno spettacolo teatrale sull'amianto.
mercoledì 26 Ottobre 2016
AIEA Val Basento Matera
Memoria Condivisa
Associazione Familiari vittime amianto Bari Capo Gallo
Comitato Cittadino Fibronit Bari

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To:
Sent: Saturday, October 29, 2016 8:25 PM
Subject: EURECO: COMUNICATO STAMPA E PROSSIME INIZIATIVE

Buonasera,
a seguire Comunicato Stampa del Comitato in merito all'incontro avvenuto ieri con il Sindaco di Milano Giuseppe Sala in merito alla questione del nuovo insediamento di smaltimento rifiuti tossici nell'area ex Eureco e all’Assemblea Pubblica  che il Comitato ha organizzato insieme a Medicina Democratica e Associazione Italiana Esposti Amianto, con il patrocinio del Comune di Paderno Dugnano, e che si terrà il giorno 8 novembre prossimo alle ore 21:00 in Aula Consiliare Via Grandi 15.
Ricordo inoltre che il 4 novembre prossimo, giorno del triste anniversario della Tragedia Eureco alle ore 16:00 il comitato depositerà dei fiori al Parco della Pace in Via San Martino a Palazzolo Milanese per ricordare le quattro vittime del terribile incendio.
Siete tutti invitati a partecipare.
Saluti cordiali.
Comitato a sostegno dei Famigliari delle Vittime e dei Lavoratori Eureco  
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COMUNICATO STAMPA
Si è svolto ieri 28 ottobre 2016, un incontro a Palazzo Marino con il sindaco di Milano e della Città Metropolitana, Giuseppe Sala in merito alla questione del nuovo impianto di trattamento rifiuti pericolosi, della società Tecnologia e Ambiente, che sorgerà presso l’insediamento dell’ex Eureco in Via Mazzini a Palazzolo Milanese.
L’incontro è stato chiesto dal Consigliere Regionale del Movimento 5 Stelle, Silvana Carcano la quale ha presentato una mozione al Consiglio Regionale in data 27 settembre 2016 (approvata all’unanimità) dove si chiedeva di stipulare un accordo con le Istituzioni e gli enti preposti al fine di poter eseguire controlli serrati sull’attività nascente visto l’elevato rischio a tutela dei lavoratori, dell’ambiente e dei cittadini di Paderno Dugnano.
Il Sindaco Sala si è impegnato a sollecitare il Prefetto di Milano affinché apra un tavolo per alzare il livello di sicurezza al quale parteciperanno il Comune di Paderno Dugnano, Città Metropolitana di Milano, ARPA Lombardia, ATS Città Metropolitana di Milano, Direzione Provinciale del Lavoro di Milano, Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco, Arma dei Carabinieri di Milano, Comando Provinciale della Guardia di Finanza, Organizzazioni Sindacali, Medicina Democratica e il Comitato Sostegno dei Familiari delle Vittime e dei Lavoratori Eureco.
Nella mozione vi era inoltre la richiesta di un ricollocamento dei lavoratori che in seguito all’incidente sono rimasti senza lavoro e vivono tutt’ora in condizioni di disagio insostenibile.
Ribadiamo la nostra posizione, affinché vengano sospese e negate le autorizzazioni ad aperture di un nuovo impianto rilasciate da Città Metropolitana: per questo motivo Medicina Democratica ha presentato un ricorso al TAR in aggiunta (ad adjuvandum) a quello del Comune di Paderno Dugnano.
Nel frattempo il Comitato sta organizzando i seguenti eventi sul territorio:
4 NOVEMBRE 2016 (GIORNO DELL’ANNIVERSARIO DELLA TRAGEDIA) ORE 16:00
Deposizione di fiori al Parco della Pace di Palazzolo Milanese.
8 NOVEMBRE 2016 ORE 21:00
Aula Consiliare Comune di Paderno Dugnano Via Grandi 15
Assemblea Pubblica “NO EURECO 2”.
Parteciperanno:
Laura Mara: avvocato difensore Vittime Eureco
Marco Caldiroli: Medicina Democratica tecnico sicurezza sul lavoro
Marco Alparone: Sindaco di Paderno Dugnano
Silvana Carcano: Consigliere Regione Lombardia M5S
Edoardo Baj: Medico di Medicina Democratica
Paola Ferrero: avvocato estensore del ricorso al TAR per Medicina Democratica
Fulvio Aurora: Segretario Nazionale Medicina Democratica e Associazione Italiana Esposti Amianto  
17 DICEMBRE 2016
Presso il Centro Ein Karem, in Via Gadames 47, una cena per raccogliere fondi da devolvere ai lavoratori superstiti dell’Eureco in difficoltà.
Continua inoltre la raccolta firme contro l’insediamento del nuovo impianto di smaltimento rifiuti.
Paderno Dugnano 29/10/16
Comitato a sostegno dei familiari delle vittime e dei lavoratori Eureco

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From: Federico Giusti giustifederico@libero.it
To:
Sent: Sunday, October 30, 2016 10:52 AM
Subject: SPAZZINI E CURA DIMAGRANTE

Ringraziamo il “pater familias” Bresciani Gatti [direttore generale di ERSU SpA].
Nell'antica Roma esisteva una figura amata, quella del “pater familias”, capo indiscusso al quale  erano sottomessi la moglie, i figli, gli schiavi, le nuore, la cui parola era imperativo categorico. La sua “patria potestas” gli dava potere decisionale e anche punitivo, era lui a dire sempre la prima e l'ultima parola.
Come si addiceva agli antichi per i quali  il “pater familias” era anche strenuo custode degli antenati, il direttore ERSU si erge a sommo castigatore della nostre cattive abitudini alimentari e con la forza dello strenuo nutrizionista ci indica la strada maestra per uno stile di vita consono all'abbattimento dei trigliceridi, all'ingabbiamento del colesterolo, alla riduzione di peso.
Non saremo mai abbastanza grati a Bresciani Gatti per ricordarci quanto sia importante una dieta alimentare adeguata, uno stile di vita rispettoso dei valori ematici . Un ringraziamento di cuore per chi ha a cuore il nostro cuore
Gli spazzini sono troppo grassi, la scarsa forma fisica, il sovrappeso sono la causa dell'aumento degli infortuni e di una condizione di salute non ottimale.
La nostra salute  non è legata  al benessere psicofisico, ma funzionale a ridurre malattie, infortuni, ad abbattere un costo a carico dell'azienda che diminuisce la nostra produttività (pardon sfruttamento), bisogna stare in salute per presentarci felici e contenti ai cancelli ERSU, con il sorriso stampato e l'ottimismo di chi non vede l'ora di viaggiare con carichi nauseabondi, scendere e salire sul mezzo decine di volte.
Bresciani Gatti ci ricorda che la salute per i padroni è una variabile dipendente dal profitto, è pur vero che le nostre abitudini alimentari potrebbero essere riviste (ma ai proletari se togli il piacere della buona tavola cosa resta?), ma non prima della riduzione dei carichi e degli orari di lavoro.
Solo allora prenderemo sul serio i consigli nutrizionisti del nostro direttore a cui siamo comunque infinitamente grati e a cui chiederemo consigli sulla dieta da intraprendere.
Stia certo che gli manderemo il conto per l'acquisto di pesce fresco indispensabile per la corretta alimentazione, ma così caro da rappresentare un lusso per tante famiglie.

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From: Alessandra Cecchi alexik65@gmail.com
To:
Sent: Sunday, October 30, 2016 4:09 PM
Subject: DIOXINITY DAY/2

di Alexik
Pubblicato il 30 ottobre 2016 in Controinformazione:
A questo link il capitolo precedente:
“Alcolisti! Fumatori! DROGATI!!! Abbandonate le vostre abitudini dissolute e conformatevi al volere divino del “crescete e moltiplicatevi”! La vostra perseveranza nell’adozione di stili di vita scorretti è un attentato contro la demografia. A nulla vale l’elargizione governativa di bonus bebè, se il vostro attaccamento al vizio continua a sprofondarvi nell’improduttività spermatica e ovocitica. Emendatevi, dunque, e convertitevi al nuovo verbo salutista, per poter ritornare in piena forma ad offrir dei figli a Dio, alla Patria e all’Impero! Cioè, vabbè... a Dio e alla Patria. Per l’Impero ci stiamo ancora attrezzando”.
Mi suona più o meno così il tono delle infografiche del Fertility Day redatte dal Ministero della Salute: “rinuncia a Satana, alla sigaretta, alla canna e alla bottiglia!”.
Eppure ho il sospetto che uniformarsi ai precetti ministeriali conduca a volte a risultati controproducenti.
Per esempio, non so se a tutti i veneti convenga abbandonare il loro proverbiale etilismo a favore dell’acqua di rubinetto.
Mi riferisco soprattutto a quelli che risiedono in una vasta zona compresa fra le province di Vicenza, Verona e Padova, dove nel 2013 un monitoraggio dell’IRSA-CNR ha rilevato altissime concentrazioni di sostanze perfluoroalchiliche (PFAS) nelle acque potabili, con punte oltre i 2.000 ng/l (per farsi un’idea dell’ordine di grandezza, l’obiettivo di qualità fissato in Germania è di 100 ng/l).
Principale indiziata è la Miteni di Trissino (VI), ex Rimar/Marzotto, oggi di proprietà della multinazionale Weylchem/ICIG. La fabbrica produce PFAS, usate per la produzione di tessuti idrorepellenti (goretex), imballaggi alimentari, teflon, schiume antincendio, cere per pavimenti, vernici, insetticidi, olii idraulici.
E’ da un’area di pertinenza della Miteni che l’ARPA Veneto ha rilevato l’origine dell’inquinamento, che da lì si diffonde nell’Agno e poi, tramite gli acquiferi, si propaga ad altri torrenti (Gorzone, Retrone, Bacchiglione) ed alle fonti di approvvigionamento degli acquedotti.
In questo modo sessantamila veneti avrebbero assunto per decenni sostanze perfluoroalchiliche bevendo acqua inquinata, cuocendoci la pasta, usandola per lavare le verdure ed innaffiare l’orto, mangiando carni, uova e pesci a loro volta contaminati.
E morendo più di altri. Secondo ISDE/Medici per l’Ambiente, in quella zona negli ultimi 30 anni ci sarebbero stati 1.300 morti in più rispetto ad altre aree della regione. Morti in eccesso anche secondo l’ENEA per infarto, malattie cerebrovascolari, Alzheimer, Parkinson, diabete, tumori al sistema linfatico, al fegato, rene, vescica, pancreas, mammella, ovaio, testicolo, prostata.
Una mortalità coerente con l’esposizione alle PFAS, che come interferenti endocrini alterano le funzioni e l’equilibrio degli ormoni, favorendo in questo modo l’insorgere delle patologie più varie. Effetti sulla riproduzione compresi.
E’ un aspetto, quest’ultimo, che nella bassa valle dell’Agno non è stato monitorato, ma che è già conosciuto grazie a numerose ricerche sulle PFAS in tutto il mondo.
Dalla Danimarca al Canada a Taiwan ricercatori ed epidemiologi hanno correlato l’esposizione a PFAS ad una maggiore infertilità femminile, al basso peso alla nascita, ai parti prematuri e alla ridotta circonferenza cranica dei neonati, all’insorgenza di patologie cerebrali nei nascituri.
Una ricerca italiana ha riscontrato come le donne esposte a PFAS presentino una contaminazione dei fluidi follicolari (i liquidi che ricoprono i follicoli ovarici), con un potenziale effetto dannoso sugli ovociti. Sempre in Italia, uno studio sul siero di 53 coppie infertili ha rilevato un livello più alto di acido perfluorottansolfonico (PFOS) rispetto al gruppo di controllo.
Negli USA, l’Environmental Protection Agency associa la presenza di PFAS nel siero umano con i ritardi nella pubertà delle ragazze e con la menopausa precoce delle donne adulte.
Un progetto del National Health and Nutrition Examination Survey ha stabilito un forte legame fra l’esposizione all’acido perfluoroottanico e le tireopatie femminili, che rimanda a un effetto indiretto sulla fertilità, vista l’influenza delle patologie tiroidee sulle alterazioni del ciclo mestruale, sul mancato rilascio dell’ovulo, sulle complicazioni in gravidanza, aborti spontanei, nascite pretermine, deficit neurologici del nascituro.
Infine, uno studio danese mostra come gli effetti sulla fertilità delle PFAS si trasmettano anche alle generazioni future, influendo sulla qualità del seme e sugli ormoni riproduttivi dei maschi esposti in utero all’acido perfluoroottanico (PFOA).
Ce ne è abbastanza perché un Governo così preoccupato dell’integrità delle nostre funzioni riproduttive intervenga con decisione!
E infatti il Governo è intervenuto... fissando per Decreto i valori soglia per l’acqua potabile a 30 ng/l per il PFOS ed a 500 ng/l per il PFOA. Cioè SETTE VOLTE SUPERIORI a quelli stabiliti negli USA, dove il limite per la somma delle due sostanze è di 70 ng/l.
Insomma: l’acqua inquinata  dalle PFAS potete bervela. Ma mi raccomando, non fatevi le canne se no rimanete sterili!
Del resto, perché preoccuparsi delle PFAS se la posizione dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), per bocca della dottoressa Musumeci, è la seguente?
“Su queste sostanze non c’è una certezza su come agiscano, la IARC le ha classificate [solo] come possibili cancerogeni”. Alla faccia dei ricercatori che in tutto il mondo ne hanno dimostrato la nocività.
Dopo quella dell’ISS, un’altra dimostrazione di sensibilità istituzionale nei confronti della nostra salute (riproduttiva e non) proviene dalla Provincia di Alessandria, che ha concesso nel 2010 l’Autorizzazione Integrata Ambientale allo stabilimento di fluoropolimeri della Solvay Solexis di Spinetta Marengo (AL), permettendogli di buttare nella Bormida una tonnellata di PFAS all’anno.
E la Bormida questa roba la porta nel Tanaro e poi nel Po, che la sparge attraverso il nord Italia fino alla foce.
Nel percorso verso l’Adriatico le concentrazioni di inquinanti calano, sedimentandosi nei terreni, trasferendosi nelle falde, nei pozzi, nei canali di irrigazione per l’agricoltura, nelle acque di abbeveraggio degli allevamenti. E da lì risalgono la nostra catena alimentare, distribuite nei supermercati di tutta Italia.
Recentemente la Solvay ha annunciato la volontà di eliminare il PFOA dai suoi processi produttivi. Non ho dubbi sul fatto che tale riconversione avvenga con successo.
L’Environmental Policy aziendale è sempre stata affidata a personale di altissimo livello, del calibro dell’ingegner Luigi Guarracino, condannato come dirigente Solvay per il cromo esavalente nelle falde di Alessandria, inquisito come ex direttore Montedison-Ausimont per l’avvelenamento delle acque della discarica di Bussi (PE) e nuovamente iscritto nel registro degli indagati per le PFAS in Veneto, in qualità di ex Amministratore Delegato della Miteni di Trissino. Una vera autorità in materia di inquinamento idrico!!!
Comunque, anche se l’immissione di PFAS dagli scarichi industriali finisse oggi, il disastro ambientale è compiuto e ci peserà addosso per decenni: le PFAS non sono biodegradabili, sono estremamente solubili in acqua e per questo si propagano facilmente. Una volta assorbite dal corpo i tempi di dimezzamento della loro concentrazione nel sangue possono variare da 1,5 a più di 9 anni.
L’infertilità è assicurata ancora a lungo.
Voltiamo pagina, abbandoniamo le PFAS e la pianura padana per scendere a sud, in questo nostro viaggio fra le nocività industriali e i loro effetti sulla riproduzione.
Andiamoci con il ministro Lorenzin, nella Terra dei Fuochi, e sentiamo cosa dice:
Rispondendo al Ministro, io credo che i Campani “l’abitudine al fumo”... dei roghi tossici dei rifiuti se la toglierebbero volentieri. Ma impedire gli incendi della monnezza non è evidentemente una priorità per il collega della Lorenzin al Ministero degli interni.
Quanto ai “tumori causati dagli stili di vita”, temo che il Ministro della salute non abbia letto lo studio “Sentieri”, che collega la vicinanza delle discariche campane agli eccessi di mortalità per tumore al fegato, allo stomaco, al polmone, alla mammella e per i linfomi non Hodgkin.
Anche i tumori  possono compromettere la fertilità, e non solo quelli che interessano direttamente gli apparati riproduttivi.
Questo almeno le infografiche del ministero ce lo spiegano: “Il 25% dei pazienti trattati con chemioterapia soffre di azoospermia (mancanza di sperma nel liquido seminale) dopo 2-5 anni dal  trattamento. Trattamenti antitumorali diffusi come la radioterapia esterna determinano un alto rischio di amenorrea (assenza di mestruazioni)”.
I rimedi previsti dal Ministero consistono nella crioconservazione delle cellule riproduttive, estratte prima della chemio, e in non meglio specificate terapie ormonali e chirurgiche.
Ovviamente NON consistono nelle bonifiche della merda industriale sparsa per la penisola, in modo che magari il tumore non ti venga.
Sono i nostri corpi e le nostre vite a doversi adeguare ad un disastro ambientale dato come ineluttabile, al costo di dolorose terapie e per la felicità di chi le vende.
Ma torniamo ai Campani ed alle loro insane abitudini.
Nel capitolo precedente abbiamo disquisito degli effetti sulla riproduzione delle diossine. E vuoi che quei viziosi delle province di Napoli e Caserta se le facciano mancare?
Vicino alle discariche di rifiuti industriali le diossine abbondano nel latte delle madri, e anche i maschi le portano nel sangue, assieme ai metalli pesanti. L’esposizione agli inquinanti produce nel loro liquido seminale alterazioni e frammentazione del DNA.
Una condizione che, secondo la dottoressa Notari del Centro Fertilità dell’ASL di Salerno, può comportare “problematiche sia della fecondazione degli ovociti, quindi problemi di fertilità, di concepimento, ma lo spermatozoo magari non è in grado nemmeno di supportare lo sviluppo embrionale, e quindi possiamo avere abortività. Ci sono delle ipotesi che l’associano persino all’insorgenza di tumori in fascia pediatrica”.
Anche riuscendo a concepire, l’esito della gravidanza potrebbe non essere felice.
Lo dice l’OMS, che nel 2007 ha riscontrato una chiara correlazione tra l’inquinamento da rifiuti in Campania e l’eccesso di malformazioni congenite del sistema nervoso centrale e dell’apparato urogenitale.
Cosa c’entra tutto questo infinito dolore con gli “stili di vita”?
Chi ha pagato per le responsabilità politiche e industriali del biocidio campano?
Sulle infografiche del Ministero non ci sono le risposte.
(Continua)

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From: Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
To:
Sent: Monday, October 31, 2016 5:59 PM
Subject: REPORT MORTI PER INFORTUNI SUL LAVORO AL 31 OTTOBRE 2016

Finalmente registriamo un calo consistente dei morti per infortuni sul lavoro, -1,6% rispetto ai primi dieci del 2015, ma l’hanno scorso è stato un anno orribile su questo fronte.
Un lievissimo calo finalmente anche rispetto ai primi dieci mesi del 2008 anno d’apertura dell’Osservatorio. Al 31 ottobre del 2008 erano -1,6%.
Le categorie che subiscono più infortuni mortali sono sempre le stesse; l’Agricoltura ha esattamente un morto su tre sui luoghi di lavoro di tutte le categorie. E’ allucinante vedere che alte il 62% di queste morti sono provocate dal trattore che schiaccia e fa morire in modo atroce il conducente. In questo momento dall’inizio dell’anno ne sono morti 117. Sono anni che chiediamo ai ministri che si susseguono di fare almeno una campagna informativa sulla pericolosità del mezzo. Ma niente. Anche trasmissioni come Linea Verde, condotto dall’ottimo Patrizio Roversi non parlano mai di queste tragedie che ci sono quasi ogni giorno sui campi.
La seconda categoria con più morti sui luoghi di lavoro è l’edilizia con il 19,4%. La cadute dall’alto sono il maggior fattore di rischio in questa categoria.
E’ l’autrasporto con il 9% dei morti la terza categoria con più vittime. In questa categoria sono inseriti i morti di diversi comparti lavorativi.
L’industria, esclusa l’edilizia, comprese le imprese più piccole hanno complessivamente l’8,3%.
Poi gli artigiani di tantissime categorie muoiono numerosissimi, soprattutto nelle imprese appaltatrici, la strage riguarda anche numerosissime Partite IVA che non sono inserite tra le morti sul lavoro nelle statistiche dell’INAIL. E questo perché l’INAIL monitora solo i propri assicurati. A questo istituto arrivano moltissime denunce per infortuni anche mortali, che poi non vengono riconosciuti come tali proprio per non essere assicurati a questo Istituto. Poi anche per le morti in itinere che spesso non vengono riconosciute per una normativa specifica che la maggioranza di chi lavora non conosce.
Gli stranieri morti sui luoghi di lavoro sono il 9.6%. Il 29,6% di tutte le morti sui luoghi di lavoro riguardano lavoratori dai 61 anni in su. In età dove occorrerebbe già smettere di lavorare e meritarsi il meritato riposo su muore sui luoghi di lavoro in numeri spaventosi.
SUPERATI NEL 2016 I 1.200 MORTI PER INFORTUNI, DI CUI 542 SUI LUOGHI DI LAVORO (tutti registrati).
I rimanenti sulle strade e in itinere. Sono conteggiate tra tutte le vittime anche i morti in nero e le categorie non assicurate all’INAIL che monitora solo i propri assicurati.
MORTI PER INFORTUNI SUI LUOGHI DI LAVORO NEL 2016 PER REGIONE E PROVINCIA IN ORDINE DECRESCENTE.
(Sui luoghi di lavoro significa che sono esclusi da questo conteggio i morti per le strade e in itinere che richiedono interventi completamente diversi)
I morti sulle autostrade e all’estero non sono conteggiati nelle province. Se guardate qui sotto l’andamento delle regioni e delle province, calcolate che ci sono almeno altrettanti morti per infortuni sulle strade e in itinere.
CAMPANIA 54: Napoli 18, Avellino 7, Benevento 4, Caserta 10, Salerno 15.
EMILIA ROMAGNA 52: Bologna 10, Forlì Cesena 7, Ferrara 3, Modena 10, Parma 5, Piacenza 3, Ravenna 3, Reggio Emilia 10, Rimini 1.
TOSCANA 42: Firenze 3, Arezzo 5, Grosseto 2, Livorno 7, Lucca 5, Massa Carrara 7, Pisa 3, Pistoia 2, Siena 3, Prato 3.
LOMBARDIA 41: Milano 3, Bergamo 6, Brescia 15, Como 3, Cremona 3, Lecco 2, Mantova 1, Monza Brianza 2, Pavia 3, Sondrio 3.
VENETO 46: Venezia 7, Belluno 5, Padova 7, Rovigo 2, Treviso 4, Verona 5, Vicenza 16.
SICILIA 36: Palermo 8, Agrigento 3, Caltanissetta 6, Catania 6, Enna 1, Messina 4, Ragusa 4, Trapani 4.
PIEMONTE 38: Torino 10, Alessandria 5, Asti 5, Biella 2, Cuneo 14, Novara 2, Verbano Cusio Ossola 1, Vercelli 1.
LAZIO 33: Roma 10, Viterbo 5, Frosinone 6, Latina 9, Rieti 3.
PUGLIA 26: Bari 3, Barletta Andria Trani 6, Brindisi 1, Foggia 4, Lecce 4, Taranto 8.
TRENTINO ALTO ADIGE 19: Trento 10, Bolzano 9.
ABRUZZO 19: L'Aquila 2, Chieti 11, Pescara 3, Teramo 3.
CALABRIA 18: Catanzaro 4, Cosenza 6, Crotone 1, Reggio Calabria 4: Vibo Valentia 3.
MARCHE 15: Ancona 5, Macerata 4, Fermo 1, Pesaro Urbino 2, Ascoli Piceno 2.
SARDEGNA 11: Cagliari 4, Nuoro 1, Oristano 3, Sassari 3.
FRIULI VENEZIA GIULIA 11: Trieste 2, Gorizia 1, Pordenone 2, Udine 6.
UMBRIA 8: Perugia 3, Terni 5.
LIGURIA 7: Genova 3, Imperia 2, La Spezia 1, Savona 1.
VALLE D’AOSTA 3: Aosta 3.
BASILICATA 1: Potenza 1.
I lavoratori morti sulle autostrade, all’estero e in mare non sono segnalati a carico delle province.
Consigliamo a tutti quelli che si occupano di queste tragedie di separare chi muore per infortuni sui luoghi di lavoro, da chi muore sulle strade e in itinere con un mezzo di trasporto. I lavoratori che muoiono sulle strade e in itinere sono a tutti gli effetti morti per infortunio sul lavoro, ma richiedono interventi completamente diversi dai lavoratori morti sui luoghi di lavoro. E su questo aspetto che si fa una gran confusione. Ci sono categorie come i metalmeccanici che sui luoghi di lavoro hanno pochissime vittime per infortuni, poi, nelle statistiche ufficiali, non separando chiaramente le morti causate dall’itinere, dalle morti sui luoghi di lavoro, risultano morire in tantissimi in questa categoria che è numerosissima, e che ha una forte mobilità per recarsi o tornare dal posto di lavoro.
Anche quest’anno una strage di agricoltori schiacciati dal trattore, sono 117 dall’inizio dell’anno, Tutti gli anni sui luoghi di lavoro il 20% di tutte le morti per infortuni sono provocate da questo mezzo. 132 sono i morti schiacciati dal trattore nel 2015 e 152 nel 2014. Contiamo molto della sensibilità dei media e dei cittadini che a centinaia ogni giorno visitano il sito.
In questi nove anni di monitoraggio le percentuali delle morti nelle diverse categorie sono sempre le stesse: l’agricoltura è sempre la categoria con più vittime, seguono l’edilizia, i servizi, l’industria (tutta) e l’autotrasporto. Ricordo a tutti quelli che s’interessano di queste tragedie l’unico parametro valido per valutare l’andamento di una provincia o di una regione è il numero di abitanti. Tantissime sono le morti in nero.
MORTI SUL LAVORO NEL 2015
Sono stati 678 i morti per infortuni sui luoghi di lavoro nel 2015 contro i 661 del 2014 (+2,6%). Erano 637 nel 2008 (+6,1%).
L’INAIL nel 2014 ha riconosciuto complessivamente 662 morti sul lavoro, di questi il 52% sono decessi in itinere e sulle strade, ma le denunce per infortuni mortali sono state 1.107. Nel 2015 tra gli assicurati INAIL c’è stata un'inversione di tendenza, per la prima volta dopo tantissimi anni questo Istituto vede aumentare le denunce per infortuni mortali. Ma le denunce non comportano necessariamente un riconoscimento dell'infortunio mortale. Sta a noi che svolgiamo un lavoro volontario, senza interesse di nessun tipo, far conoscere anche questo aspetto ai cittadini italiani.
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Carlo Soricelli
Curatore dell'Osservatorio Indipendente d Bologna morti sul lavoro

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From: Associazione Italiana Esposti Amianto Onlus aiea.mi@tiscali.it
To:
Sent: Tuesday, November 01, 2016 8:26 PM
Subject: NEWSLETTER OTTOBRE 2016

“I VAJONT” AL FESTIVAL DI STOCCOLMA ANTHROPOCENE
La testimonianza della giornalista e regista Lucia Vastano di ritorno dal Festival di Stoccolma dove è stato proiettato il film documentario “I Vajont”.
AMIANTO SORVEGLIANZA SANITARIA SARDEGNA
L’assessore Arru unifica le procedure di sorveglianza sanitaria dei lavoratori ex esposti alla fibra killer in Sardegna.
ETERNIT BIS: PRESIDIO E CONVEGNO TORINO
Il procedimento era stato rinviato, dal medesimo GUP, davanti alla Corte Costituzione per una eccezione che la stessa Corte non ha ritenuto valida. In data odierna, 27 ottobre, esso è ripreso; però invece che proseguire normalmente il giudice ha stabilito di discutere nel merito del pronunciamento della Corte e di completare la discussione alla successiva udienza del 4 novembre. Si saprà allora che succederà.
PRESIDIO TRIBUNALE TORINO PROCESSO ETERNIT BIS
In occasione della ripresa del processo Eternit bis del 27 ottobre prossimo a partecipare a un Presidio davanti al Tribunale di Torino a partire dalle 9,30 (via Falcone angolo Corso Vittorio Emanuele) e a un Convegno a partire dalle ore 14 nella Sala del Tempio Valdese in Corso Vittorio Emanuele 23.
VERGOGNA FIBRONIT :ANNULLATA LA CONDANNA IN PRIMO GRADO
Questa mattina subito dopo mezzogiorno i giudici della Corte d’Appello della V sezione del Tribunale di Milano hanno assolto per non aver commesso il fatto i due manager della Fibronit di Broni (PV) imputati della morte di decine di operai. Contestualmente hanno applicato per alcuni reati la prescrizione.
CRITICITA’ DEL DECRETO SALVA ITALIA LEGGE FORNERO
Considerazioni in merito all’articolo 1, comma 276, Legge 28 dicembre 2015, n. 208, concernente benefici previdenziali riconosciuti agli ex lavoratori occupati nelle imprese che hanno svolto attività di scoibentazione e bonifica, affetti da patologia asbesto-correlata, derivante da esposizione all’amianto.
AIEA ALL’ASSEMBLEA DEI POPOLI, TRIBUNALE MONSANTO
E’ stata un’esperienza meravigliosa quella dei tre giorni all’Aja in occasione dell’Assemblea dei Popoli e del Tribunale Monsanto. Una grande mobilitazione dal basso che ha visto AIEA partecipare attraverso la figura del suo Presidente Maura Crudeli e portare la testimonianza degli importanti risultati della lotta all’amianto in Italia e nel mondo.
IL FILM “I VAJONT” PROIETTATO SULLA DIGA A LONGARONE
Tra sabato 1 e domenica 2 ottobre si è svolto sulla diga del Vajont il XII° “Presidio-Notte bianca della Memoria”, con la collaborazione della Proloco e del Comune di Erto e Casso, consueto appuntamento organizzato dai Cittadini per la Memoria, con una settimana di anticipo rispetto alla ricorrenza del tragico evento del 9 ottobre di 53 anni fa, per non sovrapporlo al altre iniziative ed anche per rispettare il silenzio che alcuni preferiscono in quella data.

AIEA ADERISCE ALL’ASSEMBLEA DEI POPOLI PER IL TRIBUNALE MONSANTO
AIEA Onlus porterà all’Assemblea dei popoli all’Aja il 15 ottobre i suoi 25 anni di lotta contro l’amianto e alcuni dei grandi risultati che ha ottenuto come la legge del 1992 che ha bandito l’amianto in Italia e gli innumerevoli processi che stanno portando le grandi industrie nelle aule dei tribunali.
CONVOCATO TAVOLO TECNICO PER RIESAME LAVORATORI OTTANA E ASSEMINI
Soddisfazione di AIEA, ANMIL e CGIL per la convocazione da parte INAIL Sardegna del Tavolo Tecnico per il riesame delle domande dei lavoratori del poli chimici di Ottana e Assemini, secondo quanto da tempo richiesto.

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