lunedì 16 maggio 2016

17 maggio - Da M. Spezia: SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 16/05/16




INDICE

Clash City Workers cityworkers@gmail.com
PRECARI, RICATTABILI E UCCISI SUL LAVORO

Rete Nazionale Sicurezza sui luoghi di lavoro e territori bastamortesullavoro@gmail.com
TARANTO: PRESENTAZIONE LIBRO “ILVA LA TEMPESTA PERFETTA”

8 MAGGIO: UNO SCIOPERO STRAORDINARIO

Daniele Barbieri pkdick@fastmail.it
CONSEGUENZE DIRETTE DELLA FIRMA DEL TTIP

ANCORA UNA MORTE NEL LAPIDEO


Francesco Ficiarà frank ficiar
PRESENTAZIONE LIBRO “LA STORIA OPERAIA NON SI ISOLA”

Muglia La Furia fmuglia@tin.it

COMUNICATO STAMPA: LUIGI MARA E LA THYSSENKRUPP DI TORINO

Enrico Cardinali spartacok@alice.it
LUIGI MARA CI HA LASCIATO

Clash City Workers cityworkers@gmail.com
MASSA CARRARA: 8 ORE DI SCIOPERO, BASTA MORTI SUL LAVORO

Associazione Italiana Esposti Amianto <aiea.mi@tiscali.it
AIEA: SOLLECITO AL 5X1000

FERROVIERI: BASTA CONTRATTI A PERDERE

Enzo Ferrara e.ferrara@inrim.it
RASSEGNA CINEMA & AMBIENTE 2016

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From: Clash City Workers cityworkers@gmail.com
To:
Sent: Saturday, May 07, 2016 10:56 PM
Subject: PRECARI, RICATTABILI E UCCISI SUL LAVORO

Ripubblichiamo con piacere un articolo sintetico e chiaro apparso su La Città Futura, in cui Carmine Tomeo commenta i recenti dati INAIL sull’aumento dei morti sul lavoro registrato nel 2015 rispetto al 2014. Un aumento del 16%(!) che si accompagna paradossalmente a una diminuzione del numero degli infortuni. Ma la matrice è comune: il dilagare della precarietà, quella ormai diventata norma con l’abolizione dell’articolo 18, che rende i lavoratori sempre più ricattabili e ostacola le denunce di infortunio mentre li ammazza. 

“Dobbiamo rinunciare ad una quantità di regole inutili... Robe come la 626 (la legge sulla sicurezza sul lavoro) sono un lusso che non possiamo permetterci. Sono l’Unione europea e l’Italia che si devono adeguare al mondo”. L’affermazione, poi maldestramente ritrattata, è di Giulio Tremonti ai tempi in cui occupava il dicastero dell’Economia nel governo Berlusconi, che nel periodo in cui fu in carica mise pesantemente mano alla legislazione in materia di sicurezza sul lavoro, ovviamente (stando le premesse), peggiorandola rispetto alle tutele dei lavoratori.
Cosa c’entra quella citazione con la situazione odierna? C’entra molto, perché da quell’ultimo governo Berlusconi fino all’attuale governo Renzi, la sicurezza sul lavoro è sempre stata oggetto di modifiche, a volte fatte passare per semplificazioni burocratiche, il cui filo conduttore è stata la riduzione delle misure di sicurezza dei lavoratori. E qual è la situazione odierna lo ha detto anche l’INAIL nel giorno della Festa dei Lavoratori: nel 2015 i lavoratori morti a seguito di un infortunio sono aumentati del 16% rispetto al 2014. Quasi 1.200 lavoratori non sono più tornati a casa dal lavoro, lo scorso anno e dal computo sono esclusi i lavoratori non iscritti all’INAIL.
Ora si lancia l’allarme, per la verità subito smorzato dallo stesso ente assicurativo, che a conclusione della sua nota “ricorda che l’interpretazione nei confronti dei dati di periodo richiede cautele”.
L’INAIL mette comunque in evidenza due dati: oltre all’aumento delle morti sul lavoro, anche la flessione del 3,9% delle denunce di infortunio. Quale interpretazione si può dare mettendo insieme questi due dati? A colpo d’occhio (ma l’INAIL non fornisce dati sull’indice di gravità degli infortuni), che se gli infortuni sono complessivamente diminuiti ma sono aumentati quelli mortali, il lavoro è diventato più rischioso. Dal governo Berlusconi a oggi, si diceva, tutti i governi, nessuno escluso, hanno tentato di allentare quelli che vengono spesso definiti lacci e lacciuoli per le imprese, ma che per i lavoratori significa eseguire una mansione in sicurezza.
Berlusconi, Monti, Letta e ora Renzi, tutti sono intervenuti per semplificare la materia che poi, a ben vedere, significava esonerare le aziende da “fastidiosi orpelli”, come spesso vengono definite attività come la formazione dei lavoratori, i documenti di valutazione dei rischi, la tenuta dei registri infortuni.
Ma c’è un altro aspetto da considerare, che più propriamente potremmo chiamare “fil noir” che unisce i governi da Berlusconi a Renzi: l’aumentato grado, sia quantitativo che qualitativo, del lavoro precario, che interviene negativamente sull’adozione di misure di sicurezza e salute dei lavoratori. Da Berlusconi fino a Renzi, passando per Monti e Letta, gli interventi dei governi in materia contrattuale sono stati per una deregolamentazione delle regole e per lo sfaldamento dell’unità dei lavoratori. L’articolo 8 della famigerata manovra di Ferragosto del 2011 del governo Berlusconi, è ancora là che punta come una spada di Damocle sulla testa dei lavoratori, consentendo alle aziende di andare in deroga a contratti di lavoro e alle leggi. La riforma Fornero ha avviato il lavoro concluso con il governo Renzi, che l’introduzione del Jobs Act ha esteso il lavoro precario a una platea di lavoratori molto più ampia che in passato e che tendenzialmente coinvolgerà tutti i lavoratori indistintamente.
Cosa c’entra con gli infortuni sul lavoro la precarietà lavorativa? Già nel 2007 l’Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro metteva in guardia sui rischi emergenti per la salute e la sicurezza dei lavoratori che “spesso sono la conseguenza di trasformazioni tecniche o organizzative”. Al primo posto dei fattori di rischio, l’Agenzia metteva “l’uso di più contratti di lavoro precari, insieme alla tendenza verso una produzione snella (produzione di beni e servizi eliminando gli sprechi) e il ricorso all’outsourcing (l’uso di imprese esterne per svolgere il lavoro)”. Tutte forme di lavoro e organizzazione del processo produttivo oggi consolidate. In questo contesto, sottolineava l’Agenzia europea, “I lavoratori con contratti precari tendono a svolgere i lavori più pericolosi, a lavorare in condizioni peggiori e a ricevere meno formazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro”.
Questo accade, ovviamente, perché i lavoratori precari, a causa dello stato di ricattabilità cui sono soggetti, sono meno propensi a pretendere il rispetto delle norme di sicurezza. Allo stesso modo, quegli stessi lavoratori più difficilmente denunceranno un infortunio. E questa constatazione porta ad un’ulteriore possibile considerazione rispetto al dato (abbastanza anomalo) che vede la diminuzione delle denunce di infortunio mentre aumentano i casi mortali: che gli infortuni non sempre vengono denunciati. Complice anche il lavoro nero e la foglia di fico offerta con i voucher che, spesso vengono pagati lo stesso giorno dell’infortunio, il che sottintende un utilizzo furbesco del lavoro accessorio liberalizzato dal Jobs Act e con cui si nasconde il lavoro nero, nel quale il lavoratore è assolutamente ricattabile e perciò più a rischio anche nella sua incolumità.
Ecco, quindi, che l’indignazione non basta se davvero si intende fare qualcosa sul fronte della sicurezza nei luoghi di lavoro, per evitare che si muoia sul lavoro più che in guerra. Occorre restituire ai lavoratori condizioni di lavoro dignitose, fuori dalla logica del ricatto. Ma non sarà alcuna concessione di governo a ridare ai lavoratori una maggiore forza contrattuale. Come abbiamo visto, da Berlusconi fino a Renzi, tutti i governi si sono mossi per favorire gli interessi padronali, il cui approccio di classe alla questione è sintetizzabile in una risposta di Marchionne, che interrogato sulla salute compromessa di molti lavoratori FIAT (era il 2011 e non esisteva ancora FCA) a causa dei ritmi di lavoro, così rispondeva a chi lo intervistava: “Noi facciamo automobili e l’auto nel mondo si fa in questo modo. Chi viene in fabbrica lo sa”.
E’ necessario, quindi, aprire una stagione di lotta che non si limiti a miglioramenti contrattuali, ma che pretenda di intervenire sull’organizzazione del lavoro. Significa, cioè, fare una lotta che sia anche politica e di classe. Si potrà porre un vero argine alle morti sul lavoro, solo quando i lavoratori organizzati riusciranno a riequilibrare i rapporti di forza in modo da poter intervenire sulle condizioni reali di lavoro e sulla organizzazione del processo produttivo.

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From: Rete Nazionale Sicurezza sui luoghi di lavoro e territori bastamortesullavoro@gmail.com
To:
Sent: Monday, May 09, 2016 12:53 PM
Subject: TARANTO: PRESENTAZIONE LIBRO “ILVA LA TEMPESTA PERFETTA”

Dopo aver fatto nelle scorse settimane il giro di presentazione dal nord al sud: Pisa, Massa, Milano, Schio (Vicenza), Napoli, Catania, il Libro “ILVA La tempesta perfetta” torna ad essere presentato a Taranto, il giorno primo della ripresa del maxi processo ILVA.
Il libro verrà presentato alla Libreria Mondadori, via De Cesare il giorno 16 maggio alle ore 20.
Intervengono:
Gianmario Leone: giornalista
Giancarlo Girardi: ex lavoratore ILVA
Bonetto di Torino: avvocato e legale parti civili al processo ILVA
Per informazioni: 
cellulare: 347 53 01 704

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From: Maria Nanni mariananni1@gmail.com
To:
Sent: Monday, May 09, 2016 10:50 PM
Subject: 8 MAGGIO: UNO SCIOPERO STRAORDINARIO

Niente, non c’è stato proprio niente da fare.
Nonostante le ore (e i giorni?) spese ad architettare le contromosse riesumando ai treni ogni abile e arruolabile e a sperticarsi con tutti i mezzi, anche i più dissimulati, per far scorrere senza dolore alcuno il primo sciopero sulla vertenza “doppie composizioni” e contro il clima oppressivo e sanzionatorio dell’azienda, la nostra dirigenza ha trovato di fronte un’opposizione che non lascia (ad essa) intravedere niente di buono all’orizzonte.
Capita infatti che non sia più sufficiente la schiera degli operosi al suo servizio (quella dei “signorsì” per capirsi e quella “costretta” allo straordinario di sciopero) perché cresce, contro ogni previsione, quella parte di personale che prende coscienza dell’insostenibilità dell’operato aziendale e comincia a percepire che le cose cambiano se ci adoperiamo, INSIEME, verso il cambiamento.
E allora, guardando oggi ai molteplici significati della grande adesione allo sciopero, a quello spirito di condivisione, di sostegno reciproco, con i tanti e le tante che hanno contribuito (ognuno con le proprie possibilità e competenze) alla sua riuscita, non si può che guardare con fiducia al prosieguo di questa vertenza. Tutto questo ci rafforza e ci permetterà di affrontarne anche altre all’ordine del giorno.
Crediamo che questa partecipazione corale costituisca di per sé un messaggio forte del personale dei treni, un mandato dei lavoratori: giudicheranno da chi sarà raccolto.
Ci dispiace per l’occasione persa ancora da quei colleghi/e che, pensandosi soli e rassegnati, hanno tentennato anche questa volta, oggettivamente aiutando l’azione della controparte. Ma potrete ancora scioperare. Vi ritroverete coi vostri colleghi e colleghe, capaci di ri-cementare quella solidarietà e alimentare quella consapevolezza che in molti credevano perdute.
Avanti così! Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso!

9 maggio 2016
Attivisti CUB - CAT - USB

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From: Daniele Barbieri pkdick@fastmail.it
To:
Sent: Tuesday, May 10, 2016 7:35 AM
Subject: CONSEGUENZE DIRETTE DELLA FIRMA DEL TTIP

di Susan George
CONSEGUENZE DIRETTE DELLA FIRMA DEL TTIP
La conseguenza diretta per le persone è che molto probabilmente il cibo che importiamo sarebbe trattato chimicamente, sarebbe geneticamente modificato e non sarebbe etichettato. Non sapresti veramente cosa c’è nel tuo cibo. Potresti comprare pollo che è stato lavato con cloro, manzo cresciuto con ormoni, potresti avere cibo biosintetico prodotto con un gene di una pianta e un altro di un animale, e tutto questo non sarebbe etichettato.
Gli americani senza dubbio vogliono sbarazzarsi delle Indicazioni Geografiche Protette (IGP). Ciò significa che non si potrebbe vendere il prosciutto come prosciutto di montagna, ma solo come prosciutto. Forse un vino potrebbe mantenere l’indicazione geografica, ma potrebbero indicare il nome champagne come generico e si potrebbe produrre champagne in California, non dovrebbe necessariamente provenire dalla regione francese di Champagne.
Nell’ambito della salute le aziende farmaceutiche stanno cercando di sbarazzarsi dei medicinali generici. Hanno già avuto successo obbligando le aziende di medicinali generici a ripetere tutti gli studi clinici che avevano dovuto fare per medicinali identici, ma che avevano un marchio. Per poter fare un medicinale generico si deve fare tutto di nuovo: studi clinici, test in cieco, ecc. In questo modo i medicinali saranno più costosi.
Tornando al settore dell’agricoltura, è molto probabile che perderemmo un gran numero di agricoltori perchè se si abbassassero le tariffe doganali agricole ci sarebbe un’invasione di mais americano e cereali di base che inonderebbe la Spagna e che rovinerebbe molti agricoltori. Esattamente nello stesso modo in cui i “campesinos” messicani sono stati rovinati dall’Accordo di Libero Commercio del Nord America, il NAFTA.
Ci sarebbero altri impatti che sono impossibili da prevedere ora, ma la Commissione europea ha iniziato dicendo “oh, questo significherà un aumento del PIL, e ogni famiglia europea di 4 persone avrà 560 euro in più”, ma questo studio che hanno fatto è stato totalmente confutato. E’ stato dimostrato che era basato su modelli totalmente irrealistici. Usano un modello, non ci potrete credere…, in cui non esiste la disoccupazione. Considerano una piena occupazione costante, perchè se non ci sono posti di lavoro in un settore, ci sono in un altro, e così via.
Cosicché questo è il modello che utilizzano. Di fatto, altri economisti hanno dimostrato che questo trattato comporterebbe una perdita di posti di lavoro, perderemo anche più posti di lavoro di adesso e non ci sarebbero benefici, o ci sarebbero in forma molto marginale da qui a vent’anni, per cui non farebbe differenza.
Allo stesso tempo, però, è un regalo per le corporazioni transnazionali, ed è di questo che tratta il TTIP. Si tratta di dare alle multinazionali la libertà di poter denunciare i governi se approvano una legge che non gli piace.
Abbiamo molti esempi, perchè in centinaia di trattati bilaterali esiste questo sistema giudiziario privato. Per esempio, il governo egiziano ha aumentato il salario minimo e un’azienda, un’importante azienda francese, Veolia, gli ha fatto causa perchè avrebbe dovuto pagare di più i suoi lavoratori. Questo caso ancora non si è ancora concluso, ma c’è un altro caso che invece lo è, per esempio l’Ecuador, che non ha autorizzato una compagnia petrolifera americana a trivellare in una certa zona. Gli hanno detto che si trattava di una zona protetta e che lì non si poteva trivellare. L’azienda ha detto: vi facciamo causa, e hanno vinto. Ora l’Ecuador ha una multa di 1,8 miliardi di dollari, che è molto per un paese piccolo e abbastanza debole.
Quindi avremmo un potere giudiziario privatizzato dove gli investitori potrebbero fare causa ai governi per qualunque legge che, a loro giudizio, pregiudicasse i loro profitti.
L’altra cosa è che le multinazionali vogliono essere presenti dove e quando si fanno le regole. Se la Volkswagen emette molto più CO2 di quanto aveva detto, ora tutti sanno dello scandalo della Volkswagen. Questo probabilmente diventerebbe legale, perchè se le multinazionali facessero leggi, le farebbero su misura per loro.
Loro dicono che vogliono armonizzare le regole, ma questo significa toccare il fondo. In generale, non sempre ma in generale, le regole europee sono più forti e protezioniste di quelle americane.
Vorrei fare l’esempio delle sostanze chimiche. L’Europa, negli ultimi decenni, ha eliminato 12.000 sostanze chimiche, che sono vietate nei nostri mercati. Nello stesso arco di tempo gli americani ne hanno eliminate 5.
Dipende dal sistema americano, dall’agenzia che regola le sostanze chimiche, dichiarare, entro un lasso di tempo di tre mesi, l’illegalità di una sostanza con l’obbligo di ritirarla dal mercato. E’ molto difficile ottenere ciò dall’agenzia di regolamentazione, in un periodo di tempo così breve.
Vedete, in Europa diciamo che dubitiamo, che abbiamo dubbi sulla sicurezza di un prodotto o di un processo e pertanto diciamo no finché non si dimostri la sua sicurezza, il sistema è opposto. Negli Stati Uniti la sostanza è sicura finché non si dimostra che è nociva, mentre in Europa è nociva finché non si dimostra che è sicura.
Quindi queste cose cambierebbero la nostra vita quotidiana, e per il resto non posso dire molto perchè il documento è segreto, ancora non è stato firmato. Nemmeno i nostri rappresentanti possono saperne molto, devono giurare che non riveleranno ciò che leggono nella stanza segreta. Non possono essere di grande aiuto, non è colpa loro.
Ma si tratta realmente di una minaccia alla democrazia e di un regalo alle imprese transnazionali che già sono, come sapete, estremamente potenti.
IL POTERE DEI NUOVI ATTORI POLITICI COME ADA COLAU
Non hanno potere reale, ma ne hanno molto simbolico. Ada Colau ha appena avuto un incontro a Barcellona con molte città e regioni che si sono dichiarate Zone Libere dal TTIP.
Questo ha molto potere simbolico, non significa che possano veramente sfuggire, se il governo spagnolo firma, ma che c’è una significativa opposizione politica e che questa deve essere ascoltata in Europa e negli Stati Uniti.
In Francia ci sono molte di queste zone. Lì abbiamo cominciato nel 2004 e nel 2005 perchè avevamo una campagna riguardante un accordo a tutto campo sul commercio e i servizi, il GATS, come parte dei negoziati con l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO). Volevano includere nel trattato molti più servizi, compresi i servizi pubblici, e noi li abbiamo sconfitti con una campagna in cui più di 1.000 organizzazioni francesi, a livello comunale e regionale, si sono dichiarate “zone libere dal GATS”.
Questo ora è stato nuovamente ripreso con il TTIP, pertanto credo che sia un movimento da incoraggiare ovunque. Nel momento in cui ci sarà un sufficiente numero di comuni nei paesi europei, si genererà una grande pressione sulla Commissione europea, come già sta accadendo con le marce e le raccolte di firme.
Contro questo trattato sono state raccolte 3,4 milioni di firme in tutta Europa, il che dimostra che i cittadini sono consapevoli, ed è la prima volta che l’Europa dell’ovest, del centro e dell’est si sono unite su uno stesso tema.
21 paesi hanno raggiunto le loro quote, come previsto dall’Unione europea, per dire no al CETA, che è l’accordo con il Canada e anche con il TTIP, il che è un buon segnale. Stiamo avanzando.
SUI NUOVI MOVIMENTI EUROPEI: DIEM 25, PLAN B, NUIT DEBOUT
Non potrei rispondere meglio di chiunque di voi sulle questioni che riguardano il futuro, lo sapete.
Credo però che quanti più movimenti come questi ci sono, meglio è, e ce ne sono diversi, ce n’è uno chiamato Plan B, c’è Varoufakis con il DIEM, Movimento per la democrazia in Europa. Ci sono altri tentativi, attualmente. In Francia ci sono giovani che si stanno unendo, il Nuit Debout, che viene imitato da altri paesi. Quanti più sono, meglio è.
Perchè l’Europa sta davvero in crisi, non sentiamo di poterci fidare della Commissione, sentiamo che è antidemocratica, non solo che c’è un deficit democratico, ma che c’è una politica antidemocratica che ha l’obiettivo di non ascoltare ciò che dice la gente.
Cosicché quanti più movimenti come questi ci sono, meglio è. Il movimento DIEM di Varoufakis dice: cercheremo di farlo in più tappe, nel corso dei prossimi 10 anni. Prima dobbiamo disfarci della segretezza, perchè siamo all’oscuro dei piani europei e i cittadini hanno bisogno di essere informati. Quindi la prima cosa da eliminare è l’opacità sul modo in cui siamo governati.
Inoltre è molto importante avere un’Europa organizzata democraticamente, perchè ora il presidente dell’Eurogruppo, il Jeroen Dijsselbloem, non è stato eletto. Mario Draghi, capo della Banca centrale, non è stato eletto. Junker è stato eletto in modo molto indiretto. Quindi abbiamo solo il Parlamento, ma le persone realmente influenti sono perlopiù burocrati che non sono stati eletti. Questi vivono nel loro mondo, lassù nella stratosfera, da qualche parte, stabilendo le regole, e quando noi lo sappiamo è troppo tardi e non abbiamo un dibattito nel merito.
E’ appena accaduto qualcosa di molto pericoloso, ma non abbiamo avuto tempo per organizzarci contro questo. Si tratta della Direttiva sul segreto commerciale, per cui se riveli qualcosa riguardante un affare commerciale, l’impresa può denunciarti come delatore. Ironia vuole che in questo momento, proprio questa settimana, due giovani vengono giudicati in Lussemburgo per avere svelato le informazioni che ci hanno permesso di sapere di Luxleaks.
Luxleaks è il nome del sistema lussemburghese in base al quale si prendevano accordi con dozzine, se non con centinaia, di aziende affinché queste potessero far entrare i loro profitti in Lussemburgo come tasse, e così pagare pochissime imposte.
Così c’è stata una relazione parlamentare in Francia che dice che se paradisi fiscali come questo non esistessero, il governo avrebbe almeno tra i 60 e gli 80 miliardi di euro in più ogni anno da includere nel bilancio. Si tratta di quello che abbiamo bisogno per la sicurezza sociale, di quello che abbiamo bisogno per le scuole… e non stiamo introitando queste tasse. Dunque dobbiamo avere un sistema fiscale che funzioni per le grandi corporazioni. Dobbiamo avere un sistema fiscale che dica ai ricchi che devono smettere di usare i paradisi fiscali, ecc. Perchè ai cittadini dicono “voi dovete pagare”, e noi lo facciamo, perchè abbiamo la strada segnata, non usiamo le Isole Cayman per metterci i nostri soldi.
Perciò credo che quanti più sono i movimenti che si battono contro la segretezza e contro l’arbitrarietà dei governi, che permettono ai ricchi e alle imprese ricche di sfuggire al pagamento della loro parte di tasse per mantenere l’Europa, meglio è. Queste sono buone cose da ottenere.
COME PUO’ CAMBIARE IL SISTEMA: “CRITICITA’ AUTO-ORGANIZZATA”
La gente vuole sempre sapere quando le cose cambieranno e questa è una domanda a cui io non posso rispondere. Però quello che cerco di spiegare è: esiste in ambito scientifico un concetto chiamato “Criticità auto-organizzata”. Suona complicato ma non lo è.
Significa che, dal punto di vista scientifico, anche un sistema semplice come un mucchio di sabbia riceve costantemente stimoli dal mondo esterno. Diciamo che ho qui un mucchio di sabbia, alto così, e che un granello di sabbia cade un momento dopo l’altro... tutto il tempo.
A un certo punto, che né io né voi possiamo prevedere, questo granello in più di sabbia provocherà una valanga e tutto il sistema dovrà essere riconfigurato e non sarà più quello di prima.
Non vedo alcuna ragione per cui non possa accadere lo stesso con la politica e con le società. Quindi quando qualcuno dice “Sono solo una persona, che posso fare?” io dico: unisciti a un gruppo e aiuta questo gruppo ad essere un elemento, il granello di sabbia che fa’ sì che tutto il sistema crolli.
Non possiamo dire quando accadrà. Ma sappiamo che un qualcosa in più può fare la differenza. Solo un centesimo di grado in più di temperatura, in Artico o in Antartico, fa sì che si stacchi parte di un iceberg e che quell’iceberg non esista più e che tutto inizi a sciogliersi.
Tutti i sistemi fisici sono così e credo che anche i sistemi umani siano così. Per questo dico che abbiamo bisogno di te, qualunque sia la tua professione. Abbiamo bisogno di quel documentario televisivo in più, abbiamo bisogno di quell’articolo in più su un giornale, abbiamo bisogno di quell’organizzazione che riunisca il proprio gruppo, e di qualcuno che dice qualcosa e improvvisamente i politici capiscono, e all’improvviso il sistema si riconfigura.
Quindi questa è la Criticità Autorganizzata nella sfera politica.

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From: Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it
To:
Sent: Tuesday, May 10, 2016 6:46 PM
Subject: ANCORA UNA MORTE NEL LAPIDEO

Ancora una morte nel settore lapideo e questa volta la vittima è un operaio interinale di 61 anni, un marmista con anni di esperienza, ma un’occupazione instabile e un reddito ancora più incerto.
Ormai anche le istituzioni locali si sono rese conto dell’emergenza dopo averla sottovalutata per anni.
Come avvenuto con l’ILVA a Taranto, l’estrazione e la lavorazione del marmo veniva ritenuto un lavoro pericoloso, ma fonte occupazionale imprescindibile per il territorio apuano, anche se nel corso degli anni c’erano state le proteste dei cittadini contro l’inquinamento provocato dal continuo afflusso dei camion.
Citiamo la cronaca di sei anni fa per rinfrescarci le idee:
“Gli abitanti del comitato anti-bisonti protestano per il passaggio nel centro di Tendola dei camion del marmo che scendono dalle cave di Campo cecina per raggiungere Carrara”.
“I camion transitano su una strada” - hanno detto i manifestanti - “dove esiste un divieto per i mezzi che superano le 25 tonnellate e i nove metri di lunghezza”.
Il caricamento e il trasporto dei blocchi sui TIR è rimasto il solo strumento per condurre il marmo alle officine per essere prima lavorato e poi esportato nel mondo, nessuno in questi anni si è mai posto la domanda; esistono altri modi per portare il marmo, magari riducendo la pericolosità nelle lavorazioni e sgravando alcune piccole frazioni dal continuo passaggio dei camions?
Ma in questi anni spesso non si è parlato di infortuni e di morte per una complicità culturale con l’industria del marmo, la crisi economica e sociale che ha investito 25 anni fa il comparto lapideo apuo-versiliese ha prodotto una desertificazione industriale e la paura di perdere anche questa fonte di lavoro ha scoraggiato gran parte dei sindacati a praticare una costante denuncia, a imporre orari di lavoro e processi lavorativi diversi.
Infatti, sebbene spesso fortunatamente le misure di prevenzione nei luoghi di lavoro sono applicate (e dietro a ciò padroni e istituzioni si nascondono come struzzi), non vengono mai presi in considerazione i ritmi e i carichi di lavoro: si può dire che un operaio che lavora 50 ore la settimana lavora in sicurezza?
Inoltre anche nel lapideo si sono diffuse, soprattutto dopo la crisi della fine degli anni ‘90, le più svariate forme contrattuali: (false) partite IVA, interinali, precari, soci di cooperativa...
Ma scopriamo anche come l’organizzazione del lavoro sia costruita su un numero ridotto di personale, senza attenzione alle normative di sicurezza, si lavora in pochi e a rischio della propria vita.
Gli ispettori della ASL sono pochi, ma in una area dove esiste praticamente una sola committenza non è facile scontrarsi con i padroni del marmo e per padroni intendiamo anche alcune cooperative che della cooperazione hanno ben poco.
La questione non sta tra il piegarsi ad un modello produttivo che crea morti e ricchezza per pochi e una visione ambientale che giudica le cave un lusso inutile per mercati di nicchia, noi pensiamo che si debba ragionare sulle condizioni di vita e di lavoro nel carrarino a partire dalle condizioni di lavoro nelle cave, dai troppi silenzi omertosi che hanno taciuto di fronte a un numero impressionante di morti, di feriti e di malattie professionali molte delle quali senza riconoscimento alcuno da parte della autorità competenti.
Prendere coscienza che il marmo non dà solo lavoro (sempre più precario e mal pagato perché quella che poteva essere un tempo aristocrazia operaia oggi è una forza lavoro sottopagata con un contratto da pochi soldi e sovente al nero), ma deve stare all’interno di una gestione delle risorse del territorio su cui lavoratori e cittadini debbono avere diritto di parola: non possiamo dimenticarci che il marmo è un bene pubblico in concessione ai privati, è necessario che il controllo su questa risorsa sia il più diffuso possibile.

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From: Francesco Ficiarà frank ficiar
To:
Sent: Wednesday, May 11, 2016 1:06 AM
Subject: PRESENTAZIONE LIBRO “LA STORIA OPERAIA NON SI ISOLA”

Mercoledi’ 18 maggio 2016 alle ore 16.30
Presso lo Studentato san Filippo Neri in via sant’Orsola, 48 a Modena 
PRESENTAZIONE LIBRO “LA STORIA OPERAIA NON SI ISOLA”
Un lungo processo, è dunque partito nel gennaio 2012 con reintegro dell’operaio Francesco (processo d’urgenza) e in dicembre 2014 ri-licenziato da un nuovo giudice al processo ordinario del lavoro, dunque da un anno e mezzo, a zero salario (l’indennità di licenziamento in questo caso non è stata concessa dall’INPS).
Il 26 Maggio 2016 si aprirà al Tribunale di Bologna, l’appello.
L’assemblea pubblica ha quindi l’obiettivo di andare oltre la solidarietà a un operaio Fiat, avanguardia di fabbrica.
L’assemblea permetterà al Gruppo Operaio Fiat, tramite la presentazione del loro libro “La storia operaia non si isola”, di sviluppare alcuni ragionamenti di parte operaia, nel quale sono esposti una raccolta di volantini e comunicati del Gruppo Operaio della CNH di Modena dal 2013 al 2015, di cui Francesco è componente militante da due decenni.
Inoltre è da ricordare che Francesco vive unicamente del TFR maturato in 20 anni di lavoro in FIAT e quindi i proventi del libro possono permettergli di pagarsi almeno le spese legali.

GRUPPO OPERAIO FIAT CNH
MODENA 11/05/16

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From: Muglia La Furia fmuglia@tin.it
To:
Sent: Wednesday, May 11, 2016 4:23 PM

Ho già avuto modo di intervenire più volte sul “nuovo” profilo di responsabilità del preposto, così come disegnato dal legislatore del Testo Unico Sicurezza sul Lavoro. 
Vedi ”E DAJE AR PREPOSTO...”: 
e il successivo ”E RIDAJE AR PREPOSTO...”: 
in cui si faceva un’attenta disamina dei nuovi profili di responsabilità alla luce di più recenti interventi legislativi. 
Sul ruolo del preposto, e la sua formazione, oltre ad un intervento su Ambiente&Sicurezza del Sole 24 ore, ho pubblicato una serie di slide per i tipi di ICLHUB che possono essere scaricate gratuitamente dal loro sito all’indirizzo:
E infine la Giurisprudenza con alcune sentenze che paiono illuminanti. 
Mi limiterò a commentarne una recentissima: Corte di Cassazione Penale Sezione IV, Sentenza n. 8872 del 3 marzo 2016.
Tema appassionante. Oggi però vi rimando alla lettura di un efficace intervento di Attilio Pagano dal titolo “PREPOSTI E ABBANDONATI” che io ho modificato in “PREPOSTI E BIDONATI” e che ci costringe a una attenta riflessione su come e in quale misura il dettato normativo e culturale siano stati compresi e concretizzati nella realtà.
* * * * *
Scrive Attilio Pagano:
“Chi si trova a svolgere le funzioni associate a un ruolo intermedio nella gerarchia organizzativa può dare allo svolgimento di dette funzioni uno stile personale. Ma solo fino ad un certo punto. Proprio la posizione intermedia rende i preposti esposti alle aspettative di ruolo dei ruoli gerarchici superiori e di quelli inferiori.
Il gioco combinato delle forze culturali, degli assunti impliciti sul rapporto tra individuo organizzazione e delle aspettative di ruolo sul controllo del lavoro sicuro, non è guidato da scelte deliberate e intenzionali. In questo modo, spesso, la nomina dei preposti risulta slegata da un progetto di sviluppo delle loro competenze.
Per adempiere a un obbligo di legge, si nominano alcune persone al ruolo di preposto ma la effettiva collocazione delle loro funzioni, viene lasciata al gioco delle forze culturali, senza alcun controllo organizzativo o, tantomeno, alcuno sviluppo di competenze individuali e organizzative.
Il risultato, per molti preposti, è sentirsi catturati in una sorta di meccanismo kafkiano in cui essi sono oggetto di aspettative di ruolo (e responsabilità) divergenti da parte dei ruoli contigui (i capi verso l’alto e i colleghi-sottoposti verso il basso). In sostanza di essere stati fatti preposti e poi di essere stati abbandonati ad arrangiarsi da soli con le difficoltà di questo ruolo. Preposti e abbandonati, con buona pace del miglioramento dei sistemi aziendali di prevenzione”.
* * * * *
Il preposto è servito...
Ed infine ecco la sentenza cui facevo riferimento in cui si afferma la responsabilità del preposto per omissione di vigilanza con riferimento alla movimentazione manuale dei carichi.
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Condannato un preposto per omissione di vigilanza (movimentazione manuale dei carichi)
La Corte penale Sezione IV con sentenza del 3 marzo, n. 8872 ha dichiarato inammissibile il ricorso di un preposto, responsabile del settore ricambi, per non aver vigilato sulla movimentazione manuale dei carichi da parte dei lavoratori.
Un dipendente era rimasto infortunato durante il trasporto, insieme ad un collega, di un assiale, il cui peso era superiore a quello consentito dalle disposizioni sulla movimentazione manuale dei carichi.
Di quanto accaduto il Tribunale di aveva ritenuto responsabile il preposto del reparto dove l’infortunato svolgeva la propria attività. Il preposto infatti, aveva chiesto al lavoratore di aiutare un collega a portare in magazzino un assiale di peso superiore a 40 Kg, peso che doveva essere considerato “non sopportabile” (fatta la ripartizione del peso tra i due lavoratori) in quanto superava la soglia del di 15 Kg stabilita dalla competente Commissione medica per uno dei due. Infatti, il dipendente infortunatosi, aveva già subito una lombalgia durata oltre 4 mesi e non poteva essere adibito a quell’attività e a quel rischio in quanto portatore di una patologia pregressa.
L’omissione delle cautele previste dalla legge era aggravata dal fatto, conosciuto dallo stesso preposto, che l’infortunato era stato assunto nella quota riservata agli affetti da disabilità e, proprio per tale motivo, era stato destinato a mansioni d’ufficio, quale l’etichettatura dei pezzi in magazzino.
Il preposto avrebbe dovuto vigilare sulla movimentazione dei carichi a mano per evitare o, comunque, ridurre, il rischio di lesioni dorso lombari, anche tenuto conto delle particolari condizioni fisiche del dipendente infortunato.
Aggiunge la sentenza: “Del resto tale conclusione si pone in linea con il costante orientamento di questa Corte secondo il quale il preposto, titolare di una posizione di garanzia a tutela dell’incolumità dei lavoratori, risponde degli infortuni loro occorsi in violazione degli obblighi derivanti da detta posizione di garanzia purché, come nel caso di specie, sia titolare dei poteri necessari per impedire l’evento lesivo in concreto verificatosi”.
La Cassazione, nel dichiarare inammissibile il ricorso, ha pertanto confermato il giudizio di condanna della Corte di Appello che aveva ritenuto l’imputato responsabile dell’infortunio verificatosi.
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Infine una domanda, la solita: cosa si aspetta a prendere atto, anche a livello contrattuale, di quello che norma e giurisprudenza delineano ma, soprattutto, di quanto accade realmente nei luoghi di lavoro, ed agire per la “valorizzazione” dei preposti attraverso una precisa definizione del suo ruolo a livello contrattuale, l’individuazione di criteri per la selezione, la sua formazione e qualificazione e perché no, per una adeguata gratificazione economica?

Franco Mugliari alias Muglia La Furia

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From: Fulvio Aurora fulvio.aurora@gmail.com
To:
Sent: Saturday, May 14, 2016 10:30 AM
Subject: COMUNICATO STAMPA: LUIGI MARA E LA THYSSENKRUPP DI TORINO

Oggi [14/05/16] si celebra il funerale di Luigi Mara, fondatore di Medicina Democratica quarant’anni fa insieme al professor Giulio Maccacaro.
Oggi è uscita la sentenza definitiva della Corte di Cassazione di condanna degli imputati della ThyssenKrupp.
Luigi Mara ha finalmente avuto ragione.
Occorre dedicare a lui questa sentenza e questa vittoria. Sono passati quasi 8 anni dall’inizio del processo con l’accusa di omicidio doloso da parte del Procuratore della Repubblica Raffaele Guariniello. Successivamente la Corte d’Assise d’Appello di Torino ha derubricato l’omicidio doloso in omicidio colposo, pur mantenendo elevate le pene.
In tutto questo Luigi Mara ha avuto una gran parte, con l’aiuto di altri esperti di Medicina Democratica (Thieme e Colombo) ha prodotto un grosso dossier su tutta la vicenda Thyssen, esponendola puntualmente davanti al Tribunale di Torino. Questo grande lavoro si è aggiunto a quello del Pubblico Ministero e degli altri consulenti che è stato in grado di provare la fondatezza delle accuse arrivando alla sentenza finale della Cassazione di ieri in tarda serata. Si consideri che Medicina Democratica è l’unico ente collettivo che è rimasto nel processo fino alla fine, mentre tutti gli altri, enti pubblici e sindacati, hanno accettato una transazione che li escludeva.
Diciamo ancora una volta finalmente e diciamo ancora una volta grazie a Luigi Mara.
Grazie Luigi, il tuo lavoro è servito.
Tutti i processi nei quali ti sei impegnato a partire dal primo, ormai lontano nel tempo, contro il Petrolchimico di Marghera hanno portato ad una maggiore determinazione nei famigliari delle vittime e in tutti coloro che lottano per eliminare la nocività nei luoghi di lavoro e nell’ambiente; a richiedere giustizia, sempre e comunque, nonostante i tempi lunghi e le difficoltà di ogni tipo; non solo, ma hanno aumentato anche fra i cittadini una la presa di coscienza dei diritti, in particolare, quello costituzionale di tutela della salute.

Milano 15 maggio 2016
Medicina Democratica
Movimento di lotta per la salute onlus
via dei Carracci, 2
20149 Milano

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From: Enrico Cardinali spartacok@alice.it
To:
Sent: Saturday, May 14, 2016 6:04 PM
Subject: LUIGI MARA CI HA LASCIATO

Con profondo dolore abbiamo ricevuto la notizia della scomparsa di Luigi, nostro amico e compagno di lotta in tante battaglie.
Alcuni di noi hanno conosciuto Luigi nel 1976, dopo lo scoppio di un reattore dell’ICMESA di Seveso di proprietà della Hoffman La Roche di Basilea da cui fuoriuscì la nube di diossina che investì il territorio circostante, un crimine di pace come lo definì la rivista Sapere e il dottor Giulio Maccacaro, fondatore di Medicina Democratica insieme a Luigi Mara.
Essi furono i primi a denunciare la multinazionale Roche per l’avvelenamento del territorio che provocò danni immensi agli esseri viventi devastando il territorio con la diossina e altre sostanze cancerogene.
Luigi Mara (laureato in chimica e biologia), sempre in prima fila nella lotta per la difesa della salute in fabbrica e nel territorio non si è mai fatto affascinare dalla scienza dei padroni e dai vantaggi che da questa poteva ricevere, ha fatto una scelta di campo e di vita al servizio della classe operaia e proletaria. Si è sempre occupato della salute e dell’ambiente nei processi produttivi, delle condizioni operaie di lavoro e di prevenzione dei rischi, delle nocività e dell’inquinamento ambientale.
Alla fine degli anni ‘60 è stato uno dei lavoratori del “Gruppo di Prevenzione e Igiene Ambientale” del consiglio di fabbrica della Montedison di Castellanza (VA).
Luigi era un tipo sanguigno che non aveva paura di manifestare i suoi sentimenti, come quando affermò pubblicamente (in un’intervista alla RAI, a caldo, subito dopo l’assoluzione dei manager della Franco Tosi nell’aprile 2015, lui, che fu uno dei consulenti delle parti civili) “Per i giudici non esistono le morti per amianto, questo palazzo è un cancro. Sembra che finora abbiamo solo scherzato viene solo voglia di vomitare”.
Con Luigi abbiamo partecipato a manifestazioni, convegni, seminari. Luigi era anche consulente del nostro Comitato, di Medicina Democratica e dell’Associazione Italiana Esposti Amianto e recentemente siamo stati spesso insieme in tribunale a Milano, condividendo la rabbia per le assoluzioni dei manager nei processi dell’Enel di Turbigo e della Franco Tosi di Legnano responsabili della morte per amianto di decine di lavoratori, e la gioia perché finalmente le vittime, con la condanna dei dirigenti assassini della Pirelli di Milano, avevano avuto un poco di giustizia.
Nel momento del dolore ci stringiamo alla sua famiglia, alla figlia, l’avvocato Laura Mara (legale delle parti civili del nostro Comitato, di Medicina Democratica e dell’Associazione Italiana Esposti Amianto) perché la loro perdita è anche profondamente nostra.
Ciao Luigi, siamo orgogliosi di averti conosciuto e di aver lottato al tuo fianco.
Luigi, chi ti ha conosciuto non ti dimenticherà; il tuo lavoro non andrà perso.
Grazie per tutto quello che hai fatto per gli operai e gli sfruttati.

Milano, 13 maggio 2016
Comitato per la Difesa della Salute nei Luoghi di Lavoro e nel Territorio

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From: Clash City Workers cityworkers@gmail.com
To:
Sent: Sunday, May 15, 2016 9:20 AM
Subject: MASSA CARRARA: 8 ORE DI SCIOPERO, BASTA MORTI SUL LAVORO

Martedì 11 maggio, sono stati in sciopero i lavoratori delle cave di marmo contro l’ennesimo omicidio.
Come ci racconta un cavatore e rappresentante dei lavoratori COBAS non si tratta di causalità: “stiamo parlando di una guerra, come numeri è come essere in guerra”.
I numeri, confermati anche dalle statistiche ufficiali INAIL:
parlano chiaro: le morti sul lavoro sono in aumento e la causa è il peggioramento delle condizioni di lavoro.
Eppure, i mass media, nel descrivere l’episodio, parlano di “una vittima della montagna, del marmo”. Al contrario, se ascoltiamo chi su questa montagna ci lavora da anni, sentiremo parlare di: tempi di lavoro, malattie professionali, età di pensionamento, sicurezza. Sentiremo parlare di diritti negati e della necessità di conquistarli!
Qui di seguito, l’intervento del lavoratore COBAS e la proclamazione dello sciopero:

LAVORATORI!!!
Siamo per l’ennesima volta a piangere per il dramma delle morti bianche!!!
Dopo la tragedia avvenuta nel Bacino di Gioia il 14 aprile scorso dove due compagni di lavoro muoiono schiacciati e sotterrati da una frana del monte, ci ritroviamo davanti ad un’altro incidente mortale avvenuto nel settore della trasformazione del marmo, un operaio rimane schiacciato dalle lastre di marmo. 
Perché il nostro settore è così pericoloso?
Perché non si riesce a fermare questo stillicidio?
INFORTUNI CASUALI?
CHIEDIAMO LA VERITA’!!
Il Cobas del Marmo dichiara per il giorno di mercoledì 11 Maggio LUTTO DI OTTO ORE di tutte le lavorazioni del settore lapideo della provincia di Massa Carrara!!! 
Ritroviamoci tutti insieme al funerale di Carlo Morelli per dare l’ultimo saluto a un nostro compagno di lavoro.
Il Segretario Cobas Marmo Dino Novembri
Carrara lì 10/05/16

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From: Associazione Italiana Esposti Amianto <aiea.mi@tiscali.it
To:
Sent: Sunday, May 15, 2016 7:10 PM
Subject: AIEA: SOLLECITO AL 5X1000

Firmate questa mail e inoltratela a tutti i vostri conoscenti.
Questo mezzo di finanziamento è vitale per la nostra attività.
Avete delle incertezze a chi versare il vostro 5x1000?
Non tentennate sostenete AIEA onlus composta solo da volontari.
Il vostro sostegno è indispensabile per continuare a difendere i diritti degli esposti amianto e la battaglia per bonificare il territorio da questa fibra killer.
Quest’anno riceveremo dal 5x1000 2014 euro 3.615,06 cifra minima per continuare.
Grazie comunque...

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From: Maria Nanni mariananni1@gmail.com
To:
Sent: Sunday, May 15, 2016 2:06 PM
Subject: FERROVIERI: BASTA CONTRATTI A PERDERE

Mercoledì 18 maggio alle ore 10.00 presso la Sala del Consiglio Metropolitano piano ballatoio, davanti alle Laziali (via Giolitti, 231 Roma)
ASSEMBLEA NAZIONALE DEI FERROVIERI
BASTA CONTRATTI A PERDERE!
Riduzione dell’orario di lavoro
No alla privatizzazione delle FS
Sicurezza per il lavoro
Pensione
Democrazia sindacale
Mercoledì 18 maggio ore 10:00
Sala del Consiglio Metropolitano
via Giolitti, 231
VERSO LO SCIOPERO NAZIONALE DEI FERROVIERI DEL 24-25 MAGGIO
CAT - Coordinamento Autorganizzato Trasporti
CUB Trasporti
SGB - Sindacato Generale di Base
USB - Unione Sindacale di Base

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From: Enzo Ferrara e.ferrara@inrim.it
To:
Sent: Sunday, May 15, 2016 9:58 PM
Subject: RASSEGNA CINEMA & AMBIENTE 2016

CENTRO STUDI SERENO REGIS
RASSEGNA CINEMA & AMBIENTE 2016
Da sabato 30 maggio a lunedì 6 giugno 2016
Sala Gabriella Poli Via Garibaldi n. 13, Torino
LUNEDI’ 30/05 ORE 20.45 “ATTENTI AL TRENO” (48’) DI MAURA CRUDELI E FEDERICO ALOTTO
In attesa dell’udienza fissata per il 31 maggio 2016 alla Corte Costituzionale sul possibile avvio del procedimento Eternit Bis per omicidio volontario di oltre 250 persone vittime del mesotelioma da amianto proponiamo un documentario sugli stabilimenti Savigliano, città del Pendolino. Nella ex Fiat Ferroviaria, nei reparti addetti alla coibentazione delle carrozze dei treni, una fitta nebbia, una nuvola polverosa si attaccava ai vestiti e inesorabilmente si insinuava nelle narici scendendo giù fin dentro ai polmoni...
Finanziato dalla Associazione Italiana Esposti Amianto (AIEA) Onlus Piemonte, sezione di Savigliano.
Interviene Armando Vanotto di AIEA Savigliano
VENERDI’ 03/06 ORE 18.00 “DEVIL COMES TO KOKO” (49’) DI ALFIE NZE
Opera prima, evoca due brutali episodi che hanno tragicamente interessato la Nigeria: la sanguinosa invasione inglese di Benin City nel 1897 e lo scandalo dei rifiuti tossici scaricati nel 1987 a Koko, un villaggio del Delta del Niger.
Apparentemente scollegate fra loro, le due invasioni si fondono in un’unica inquietante storia.
Un immaginifico viaggio in una terra troppo ricca, da sempre preda di violente conquiste e saccheggi. Le riprese sono state effettuate a Benin City e nel villaggio di Koko in Nigeria, oltre che nello spazio occupato di Macao, a Milano.
Segue dibattito.
SABATO 04/06 ORE 18.00 “LA TRAGEDIA ELECTRONICA” (86’) DI MIGUEL CORRAL
Un uomo passa con un carico di rifiuti elettronici in periferia di Accra, capitale del Ghana. Cammina spingendo pestando dischi rotti, carcasse di computer e video. Con lui cammina Mike Anane un giornalista ecologista.
Prodotto da Mediapro in collaborazione con diverse televisioni pubbliche (TVE, Arte France, Al Jazeera) riflette con esempi semplici su una realtà complessa che le società dei paesi industrializzati tendono a rimuovere dalla propria coscienza: il destino dei rifiuti elettronici che generiamo in quantità industriali, il loro riciclaggio e il loro traffico illegale dall’Europa e dagli Stati Uniti fino alle discariche del Ghana, della Cina e di Haiti.
Segue dibattito.
LUNEDI’ 06/06 ORE 20.45 “I VAJONT” (70’) DI LUCIA VASTANO, MAURA CRUDELI E FEDERICO ALOTTO
Il Vajont è come un fiume in cui sfociano i torrenti del profitto, del potere e dell’indifferenza. Nei Vajont si inciampa, sempre e ovunque. Mezzo secolo fa, il Monte Toc si suicidò gettandosi nel lago formato da una diga che non andava costruita.
A rileggere quella pagina di storia, di cui persino lo Stato fu riconosciuto responsabile, si vedono similitudini con vicende più recenti, con lo stesso copione, del prima e del dopo.
Il ripetersi della Storia senza insegnamento è il tema del film: il profitto che prevarica sicurezza, dignità e rispetto della vita, la solitudine dei superstiti, i media che si cibano delle disgrazie e del dolore, il business della ricostruzione e del malaffare. E poi l’indifferenza di tutti, pronti a voltare pagina con facilità. Broni e la fabbrica d’amianto, il porto di Genova dove una nave abbatte la Torre piloti, l’Aquila post terremoto, Viareggio con un quartiere esploso, Paderno Dugnano con i morti in fabbrica.
Infine, simbolicamente una vicenda più lontana: Bhopal, 3 dicembre 1984, raccontata da Arun Gandhi e Vandana Shiva.
Interviene Lucia Vastano.
La rassegna quest’anno è dedicata a Luigi Mara (1940-2016), fondatore di Medicina Democratica Movimento di Lotta per la Salute, attivista dei diritti dei lavoratori e dell’ambiente, sempre in prima fila nella lotta in difesa della salute in fabbrica e nel territorio.

Enzo Ferrara
Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica INRIM
Divisione Nanoscienze e Materiali
Strada delle Cacce, 91
10135 Torino
telefono: 011 39 19 8 37
fax: 011 39 19 834
cellulare: 339 85 55 744

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