mercoledì 9 marzo 2016

9 marzo - Piemonte: aumenta disoccupazione e lavoratori a reddito zero. Sono le politiche del governo Renzi è questo il vero allarme



Lavoro, sono centomila i piemontesi a reddito zero
La Regione: raddoppiati in un anno, siamo in emergenza sociale Chiamparino mobilita i parlamentari e chiede aiuto al Governo. Tempo scaduto: I primi, timidi segnali di ripresa in Piemonte non bastano a compensare gli effetti della lunga crisi che ha colpito dal 2008

08/03/2016
alessandro mondo
TORINO
Ci sono i lavoratori che vedono scadere progressivamente gli ammortizzatori sociali, e da inizio anno cominciano a scivolare silenziosamente nella fascia dei disoccupati a tutti gli effetti, e quelli che già non percepiscono alcuna forma di sostegno. In assenza di interventi, i primi - circa 30 mila unità, ma il dato potrebbe essere sottostimato - finiranno per alimentare il serbatoio dei secondi: quasi 100 mila persone nel 2015, per la precisione 99.556 (nel 2014 erano 56.054), sui 177.578 disoccupati disponibili al lavoro (146.759 nel 2014).   

L’emergenza  
Un travaso disastroso, figlio di una dinamica che pur non essendo un’esclusiva del Piemonte registra una situazione di particolare difficoltà per la nostra Regione, colpita più di altre da una recessione affatto archiviata dai primi, timidi segnali di ripresa: 23 mila posti di lavoro guadagnati nel 2015 (+ 1,3%), considerando la media dei primo nove mesi dell’anno; meno 11 mila disoccupati (4,9%) con riferimento allo stesso periodo. Cala il ricorso alla Cig (ma aumentano i costi): il monte ore complessivo passa da 118 milioni del 2014 a 80,5 del 2015 (-32%).   
Ripresa fragile  
Anche così, resta una situazione di «emergenza sociale», come l’ha definita Sergio Chiamparino nell’incontro con i parlamentari piemontesi di vari schieramenti: nei primi nove mesi del 2015 il tasso di disoccupazione in Piemonte si colloca al 10,5%, il valore più alto del Nord Italia (8% di media); nello stesso periodo gli occupati sono stimati in un milione 791 mila, 55 mila in meno del risultato raggiunto nel medesimo periodo nell’arco di tempo 2007-2008, assumibile come livello standard della fase pre-crisi. Altro dato: i percettori di ammortizzatori sono scesi dai 90.750 del 2014 ai 78 mila del 2015.  
Regione in affanno  
Quadro incompatibile con le risorse della Regione: 62,8 milioni, attinti da fondi europei, per dare gambe ad una strategia basata sullo strumento innovativo del buono per i servizi al lavoro. Un quadro che richiede misure straordinarie, altra cosa dai sussidi di povertà, per permettere a migliaia di persone di non precipitare nel baratro. Malcontati, servirebbero 200 milioni l’anno per cinque anni - quindi un miliardo - per mettere in sicurezza il bacino di chi ha perso o sta perdendo i sostegni al reddito. Cifra che, se estesa alle altre Regioni, porterebbe alla cifra-monstre di 10-12 miliardi. Erano presenti, oltre agli assessori, i parlamentari Baradello, Bargero, Boccuzzi, Bonomo, Gaetano, Buemi, Chiti, Damiano, Davico, Esposito, Favero, Fornaro, Fregolent, Giorgis, Lavagno, Malan, Rizzotti, Susta, Taricco, Zanoni. Altri, pur non potendo partecipare - da Costa a Gribaudo, da Marino a Mattiello - si sono detti disposti a dare una mano. Assenti i leghisti Allasia e Simonetti, Airaudo, favorevole al reddito di autonomia, e i Cinque Stelle, che perorano il reddito di cittadinanza.  
Appello ai parlamentari  
Cosa chiede Chiamparino ai parlamentari? Non un trattamento ad hoc per il Piemonte, «nè in termini di interventi nè di risorse», ma un impegno nella Commissione Lavoro della Camera, con il coinvolgimento delle Regioni, «per completare il Jobs Act (+12,4% di assunzioni rispetto al 2014) con una riforma di sostegno al reddito che costituisca per i soggetti senza lavoro e senza ammortizzatori una soluzione in grado di traghettarli fino alla pensione o fino al momento in cui viene trovato un lavoro: il tutto affiancato da un meccanismo di flessibilità per centrare l’aggancio pensionistico». Il tempo stringe.  

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