martedì 22 marzo 2016

21 marzo - Fra gli operai della Bistefani



“Noi, costretti a vendere casa per non perdere il lavoro”
Le linee di produzione saranno trasferite da Casale a Verona, i dipendenti anche
VILLANOVA «Non mi trasferirò e sono curioso di vedere quanti lo faranno». E’ categorico Mario Saldì, 39 anni di Casale di fronte alla prospettiva avanzata dal gruppo Bauli di trasferimento di tutti i lavoratori, che sono 115, a Castel d’Azzano, sede centrale della multinazionale veronese che nel 2013 rilevò la Bistefani. L’annuncio è stato infatti di chiudere le linee di produzione (Buondì, Girella, YoYo e krumiri Bistefani) di Villanova che saranno trasferite nella sede centrale. «Come si fa a proporre questa soluzione a 300 chilometri di distanza? Significa rivoluzionare la propria vita.
Lo potrà fare solo chi ha bambini piccoli, o chi è così giovane da non avere ancora radici familiari». Saldì il legame ce l’ha: «ho una compagna - dice – e non me la sento di buttare tutto all’aria. Ma c’è chi ha la moglie con lavoro part time e pensa al trasferimento o altri che meditano di vendere tutto per andare a lavorare a Verona». Decisioni che non si prendono su due piedi. Aspettando i lavoratori fuori dell’azienda dove il nome Bauli non compare da nessuna parte, nessuno, per ora, ha espresso questa volontà. affiora nella voce di Saldì:«sono l’ultimo lavoratore assunto dalla Bauli. Suono a fisarmonica e a Natale l’azienda ha organizzato una festa, chiedendomi di suonare. Dissi che ero preoccupato perché non sapevo se nel 2016 saremmo ancora stati in fabbrica, ma mi fu assicurato di sì. Ora, dopo l’assemblea dellì’altro giorno ci è stata regalata una colomba e un uovo di Pasqua. L’ho donata all’Anffas e spero che altri faranno altrettanto. L’azienda, subentrata la Bauli, è stata svuotata dei macchinari: si pensava già allora di trasferire la produzione?».  Non è il solo a pensarla a questo modo. Cinzia scappa via sfiduciata alla fine del turno delle 14 e scuote la testa rassegnata. Franco Santoro dice che «non ho nessuna idea di trasferirmi, come si fa ad andare così lontano?»; Antonio Bevilacqua gli fa eco:«vivo in famiglia e non credo proprio che andrò a Verona. Vedremo cosa ci proporrà l’azienda». Simone è più caustico:«si potrà giocare con il Tfr e l’incentivo ad abbandonare, ma la sostanza rimane il licenziamento. E se dicessimo che tutti ci trasferiamo a Castel d’Azzano? Sono certo che in quel caso gli incentivi migliorerebbero».  

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