domenica 20 marzo 2016

20 marzo - Amianto in Università a Torino: si allunga la lista delle facoltà



Torino: amianto all'università, l'allarme si estende alle facoltà scientifiche
Lettera anomina in procura: aule da bonificare anche in via Pietro Giuria
OTTAVIA GIUSTETTI E JACOPO RICCA


20 marzo 2016 


Riapre pian piano Palazzo Nuovo, e subito scoppia il caso amianto alle palazzine dell’Università di via Pietro Giuria, che ospitano gli studenti di Fisica, Chimica e Farmacia e i laboratori di ricerca. A un anno di distanza dall’ispezione dello Spresal alle facoltà umanistiche, la procura di Torino ha ricevuto un esposto anonimo che invita a estendere i controlli anche alle sedi scientifiche. Il blitz della primavera 2015 portò il rettore, Gianmaria Ajani, a chiudere la struttura di via Sant’Ottavio. Ora però si apre il temuto fronte amianto in via Pietro Giuria. Nella palazzina di Fisica, coeva a quella più grande sotto la Mole, dove le coperture dei pavimenti sono ancora tutte di vinil amianto, come di amianto è la coibentazione degli impianti, potrebbero rivelarsi pericolosi anche i rivestimenti esterni della facciata realizzata negli anni Sessanta, quando l’asbesto era utilizzato d’abitudine come versatile ed economico materiale di costruzione.

Il caso, che ha costretto allo sfratto da Palazzo Nuovo di 16 mila persone per oltre un anno, tra studenti, docenti e tecnici, è solo la punta di un iceberg che costringerà il rettore ad accelerare sugli interventi di bonifica che i lavoratoridi via Pietro Giuria richiedono da anni. Oppure a decidere di abbandonare le vecchie sedi nel quartiere San Salvario e avviare rapidamente la costruzione del raddoppio del campus di Grugliasco, dove già hanno la sede Agraria e Veterinaria e dove da anni dovrebbero finire tutti gli «scienziati» dell’ateneo.
Prima che fosse firmato un accordo con l’Arpa nel 2014, un piano di rilievi poi stracciato perché l’Agenzia è anche l’ente strumentale dei magistrati nell’inchiesta, in via Giuria erano state fatte solo mappature, piccole manutenzioni, qualche intervento di bonifica qua e là, dove l’asbesto veniva individuato a occhio nudo. Ma una soluzione strutturale del problema nessuno l’aveva mai davvero messa in conto.
Poco prima che scoppiasse l’emergenza a Palazzo Nuovo, Ajani cercò di affrontare in modo sistematico la questione in collaborazione con l’Arpa. E aveva chiesto che fossero gli esperti dell’Agenzia a procedere con l’intera mappatura degli edifici di proprietà dell’ateneo. Quando l’allora procuratore Raffaele Guariniello titolare dell’inchiesta ha notificato l’avviso di garanzia al rettore per omissione dolosa di cautele sul posto di lavoro l’Arpa si è tirata indietro e il lavoro di monitoraggio è stato affidato a un gruppo di esperti dell’Ateneo, guidati dalla professoressa di Scienze della Terra Elena Belluso.
Anche nei palazzi di via Giuria sono stati fatti campionamenti. A Chimica e Fisica dove i ricercatori e i tecnici di laboratorio lavorano molte ore nei sotteranei poco areati, la preoccupazione che pavimenti e pannelli di amianto siano deteriorati e pericolosi aleggia da anni. Ma la manutenzione è sempre stata rimandata: «Abbiamo rilevato in alcuni manufatti la presenza di amianto, la maggior parte ben conservata. buono stato di conservazione, e in altri l’assenza. I locali a rischio sono stati resi inaccessibili - fanno sapere dall’Ateneo - Ora definiremo degli interventi da effettuare ».
Dopo che la denuncia è arrivata in procura, ad aggiungersi al fascicolo già aperto su Palazzo Nuovo, però è prevedibile che i tecnici dell’Asl intervengano presto come avevano fatto in via Sant’Ottavio. E che il rischio di altre chiusure diventi reale.


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