mercoledì 24 febbraio 2016

24 febbraio - Il tribunale di Alessandria rigetta i ricorsi ma i Braccianti di Cascina Lazzaro non smobilitano il presidio permanente



Braccianti di Cascina Lazzaro, il Presidio non si arrende
Il Tribunale di Alessandria rigetta tre delle cinque istanze mosse dai lavoratori di Cascina Lazzaro. Attesa per gli ultimi due verdetti, mentre il Presidio Permanente dichiara: "Andremo avanti e ricorreremo in appello, e se non basta in Cassazione: non solo per i braccianti dell'azienda Lazzaro, ma per tutti i lavoratori"


LAVORO - Il Presidio Permanente per i lavoratori di Cascina Lazzaro rompe il silenzio in cui si era chiuso all'indomani della sentenza del tribunale di Alessandria, che rigettava le istanze mosse dai lavoratori. "Se si pensa che ciò ci convinca a smobilitare - scrivono, in un comunicato stampa - otterranno esattamente il contrario: in fondo ce l'aspettavamo, visto il mondo alla rovescia in cui viviamo. Noi andiamo avanti più determinati di prima". Tre delle cinque cause civili, infatti, sono state rigettate, mentre c'è ancora attesa le due rimanenti, il cui esito potrebbe arrivare a giorni.


"Ancora una volta ad alcune lavoratrici e ad alcuni lavoratori sono stati disconosciuti dei diritti legittimi - proseguono dal Presidio Permanente - tutte le loro istanze, per le quali hanno lottato duramente, sui diritti e sul salario, sono state rigettate nella sentenza del giudice del lavoro di Alessandria. È sì stato riconosciuta l’esistenza di un rapporto di lavoro, senza però riconoscerne i diritti connessi: se incertezza e lacunosità nelle testimonianze ci potevano essere in merito alle ore di lavoro straordinarie, non potevano però non essere riconosciute a quei lavoratori neppure le ore ordinarie previste contrattualmente, non pagate – com’era avvenuto negli ultimi due anni - ovvero pagate a 5 o 4 euro all’ora. Non potevano non essere riconosciute le ferie non fruite e neppure le tredicesime non corrisposte, le liquidazioni e il mancato preavviso, per quel licenziamento avvenuto con un cartello affisso ad un palo della luce. Un licenziamento già nullo di per sé, che per la sua brutalità e la sua discriminazione razziale ha fatto anche parlare le cronache nazionali". 


La sentenza, spiegano dal Presidio, "non darebbe ragione della motivazione per cui non siano state riconosciute le istanze legalmente e contrattualmente legittime. Più in generale, sembra che il giudice abbia dato un credito eccessivo alle testimonianze dei testi portate da Lazzaro, mentre le testimonianze dei braccianti vengono considerate generiche e non precise". Resta, però, la voglia di continuare a combattere. "La partita non è chiusa, sapevamo che era lunga, difficile e complessa; - concludono - sapevamo che aprivamo un fronte difficile e complicato. Non smobiliteremo e, se possibile, una tale ingiustizia ci rende ancor più determinati. Andremo avanti, ricorreremo in appello, e se non basta anche in Cassazione, raccoglieremo aiuti con la solidarietà e con il contributo di tutti i cittadini onesti a cui sta a cuore il mondo del lavoro salariato. Attendiamo anche di vedere cosa accadrà con le prossime cause civili e, soprattutto, con il procedimento penale pendente sui Lazzaro. Siamo convinti che questa sia non la battaglia dei 40 braccianti marocchini dell’azienda agricola Lazzaro Mauro e Bruno di Castelnuovo Scrivia, ma quella di tutti i lavoratori a difesa dei propri diritti e della propria dignità"
24/02/2016


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