giovedì 26 novembre 2015

26 novembre - SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 25/11/15 di Marco Spezia



INDICE

SCANDALO AMIANTO A OTTANA: IL CASO IN PARLAMENTO

Teoria & Prassi teoriaeprassi@yahoo.it
UN GOVERNO ANTIOPERAIO, NEOLIBERISTA E DI DESTRA ATTACCA I NOSTRI DIRITTI

Slai Cobas per il Sindacato di classe slaicobasta@gmail.com

Muglia la Furia fmuglia@tin.it

Controsservatorio Valsusa info@controsservatoriovalsusa.org
UN PROCESSO DA VEDERE

LA TRUFFA DELLE ELEZIONI RSU

Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
INIZIATIVA DELL’ASSOCIAZIONE DEI FAMILIARI DELLE VITTIME DELLA STRAGE DI VIAREGGIO E DELL’ASSEMBLEA 29 GIUGNO

NotizieInMARCIA ! redazione@ancorainmarcia.it
SCIOPERO NAZIONALE DEI FERROVIERI PER PENSIONE, SICUREZZA, ORARIO DI LAVORO, JOBS-ACT

LEGGE DI STABILITA’: UN ALTRO DURO COLPO SULLE PENSIONI!

Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
TOTALE SOLIDARIETA’ AI FAMILIARI DELLE 309 VITTIME DEL TERREMOTO DE L’AQUILA

Marco Calidorli marcocaldiroli@alice.it
ETERNIT E AMIANTO IN LOMBARDIA E NELLA BASSA BERGAMASCA: RISCHI E SOLUZIONI

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To:
Sent: Monday, November 16, 2015 9:32 AM
Subject: SCANDALO AMIANTO A OTTANA: IL CASO IN PARLAMENTO

Amianto, 28 milioni di euro, ma zero trasparenza per le vittime.
A Roma protesta dei familiari delle vittime dell’amianto davanti al Ministero del Lavoro, mentre la Commissione d’inchiesta sul lavoro convoca la Conferenza Nazionale sui banchi del Senato.
Ma ancora non sappiamo quanto si muore d’amianto in Italia
5.600 euro per risarcire una vita distrutta dall’amianto non bastano. Ancor più se questo risarcimento non raggiungerà tutti coloro che sono stati effettivamente colpiti: dobbiamo sapere quante sono le vittime civili della fibra killer”.
Le parole di Nicola Pondrano, ex presidente del Fondo Nazionale Amianto, da Roma al presidio davanti al Ministero del Lavoro, ribadiscono ancora, una volta, quanto denunciato attraverso la petizione #Addioamianto (vedi link a seguire) e l’inchiesta di ”Il Prezzo dell’amianto“. La questione giustizia per chi è stato esposto e si è ammalato di mesotelioma non è un capitolo chiuso nel nostro Paese.
La mancanza di trasparenza e il conflitto d’interesse da parte delle Istituzioni su un tema che coinvolge tanti cittadini italiani (almeno 3.000 vittime l’anno, 8 persone al giorno), appare, infatti, evidente nel Decreto Legge dello scorso 4 settembre, promosso dal Ministro del Lavoro Poletti, di concerto con il Ministero delle Finanze, in cui il Fondo Nazionale Vittime Amianto, pari a 28.783.164 euro viene suddiviso su 5.140 malati di mesotelioma, (3.200 per il 2015 e 940 per il 2016 e 2017). 5.600 euro una tantum, per le vittime di esposizione ambientale e non solo lavorativa all’amianto.
Tutto questo però è avvenuto senza condividere con le parti sociali la modalità di ripartizione e soprattutto senza che si sappia a tutt’oggi quante siano realmente le vittime civili dell’amianto in Italia” sottolinea Pondrano.
Questi i motivi della mobilitazione del 11 novembre, con le Organizzazioni Sindacali, l’ANMIL, il Coordinamento Nazionale Amianto (CNA) e l’Associazione Familiari e Vittime dell’Amianto (AfeVA) di Casale Monferrato, contro il Decreto che prevede l’una tantum per ogni “mesotelioma ambientale comprovato escludendo addirittura chi sta per morire” sottolinea Pondrano.
Torniamo così a quanto avevamo denunciato. Mentre INAIL non ha reso noti pubblicamente i dati relativi alla mortalità dal 2009, ad oggi, nel Decreto nel Ministro Poletti appaiono magicamente quei “numeri” che corrispondono a vite umane sacrificate sull’altare della fibra killer. Già perchè l’Ente che è responsabile della raccolta dati di mortalità e incidenza delle malattie asbesto-correlate, secondo il Decreto 308 del 10 dicembre 2002, è lo stesso che ha fornito le cifre su cui suddividere il Fondo Nazionale Vittime Amianto rimasto congelato per cinque anni.
Intanto la Commissione d’Inchiesta che indaga la tutela della salute sui luoghi di lavoro presieduta dalla senatrice Camilla Fabbri (PD) promuoverà il prossimo 30 novembre, proprio dai banchi del Senato, la Conferenza Nazionale Amianto, scuotendo anche il Ministero della Salute che, dopo l’intensa attività dell’ex Ministro Balduzzi con il Piano Nazionale Amianto (arenatosi alla Conferenza Stato Regioni per mancanza di finanziamenti), proprio il 12 novembre presenterà insieme all’Istituto Superiore di Sanità, lo stato dell’arte sulle attività epidemiologiche.
I dati epidemiologici sono fuori discussione e conclamati, l’amianto è stato all’interno dei luoghi di lavoro, ma sappiamo bene come la sua contaminazione si sia estesa all’ambiente” - precisa la senatrice prima firmataria dell’emendamento alla Legge di Stabilità per consentire gli interventi di sostituzione di tetti in amianto sugli edifici di proprietà degli enti locali.
Rimane un’oggettiva difficoltà a individuare il nesso di casualità per gli esposti ambientali a cui dobbiamo aggiungere le oltre 400 norme tra nazionali e regionali sull’amianto” - sottolinea la senatrice PD. Mentre alcune regioni non hanno ancora completato la mappatura o approvato il loro piano regionale.
Alla luce della riforma del Titolo V che riporta in capo allo Stato le competenze sulla tutela della salute e dell’ambiente nei luoghi di lavoro, bisogna lavorare per la redazione di un testo unico sull’amianto. La situazione” - conclude Fabbri – “resta critica. Nel 2020 potrebbe essere raggiunto il picco massimo di malattie asbesto-correlate”.
Nell’attesa della legge, si continua a morire.
Chiedi trasparenza sull’amianto in Italia.
Firma la petizione#AddioAmianto su Change.org
novembre 12, 2015

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From: Teoria & Prassi teoriaeprassi@yahoo.it
To:
Sent: Tuesday, November 17, 2015 11:28 AM
Subject: UN GOVERNO ANTIOPERAIO, NEOLIBERISTA E DI DESTRA ATTACCA I NOSTRI DIRITTI

UN GOVERNO ANTIOPERAIO, NEOLIBERISTA E DI DESTRA ATTACCA I NOSTRI INTERESSI E DIRITTI.
MOBILITIAMOCI ED ESIGIAMO LO SCIOPERO GENERALE!
Compagni, operai, lavoratori, donne e giovani del popolo,
il governo Renzi prosegue la stessa politica seguita dai governi precedenti: Jobs Act, “buona scuola”, “sblocca Italia”, attacco ai diritti e al CCNL, aumento dello sfruttamento, una legge di stabilità per i ricchi, aumento delle spese di guerra, controriforme costituzionali: siamo di fronte a un governo antioperaio, neoliberista e di destra, che rappresenta gli interessi dei capitalisti e applica i diktat dell’UE ai danni dei lavoratori.
Contro la politica economica del governo Renzi i sindacati e altre associazioni sociali hanno programmato per i prossimi giorni una serie di iniziative.
Nonostante le debolezze e i limiti di queste mobilitazioni, è importante utilizzare queste scadenze per manifestare la nostra opposizione alle manovre antioperaie e antipopolari. Chiamiamo dunque gli operai, i lavoratori, i disoccupati, a partecipare in massa alle manifestazioni e agli scioperi in programma.
Non dobbiamo però scendere in piazza limitandoci ai rituali e ai blandi contenuti dei socialdemocratici, degli opportunisti e dei collaborazionisti, fermandoci dopo queste scadenze.
I disegni governativi e confindustriali possono essere respinti solo con la lotta aperta e dura, con un vero e unificante lo Sciopero generale!
Facciamo dunque di queste giornate autentiche manifestazioni di lotta e di opposizione politica al governo Renzi, contro l’attacco al movimento operaio e la trasformazione reazionaria dello Stato e della società, contro la legge di stabilità e la crescente ingiustizia sociale, per non pagare la crisi e le guerre del capitale.
Costruiamo una piattaforma di difesa intransigente dei nostri interessi di classe. Esigiamo il lavoro e il blocco dei licenziamenti, l’abolizione delle misure antioperaie e antipopolari.
Lottiamo per veri CCNL con recupero salariale e diminuzione di orario, per farla finita con la precarietà, estendere i diritti. Rifiutiamo le spese di guerra e rivendichiamo più spese sociali.
Diciamo NO alle controriforme costituzionali di Renzi e Verdini.
Per avanzare di nuovo è necessario realizzare il Fronte unico di lotta operaia dal basso e costruire organismi di massa (consigli, comitati operai e popolari), con alla testa gli elementi più avanzati e combattivi della classe operaia, per sviluppare le lotte.
Soprattutto è necessario lottare con una prospettiva rivoluzionaria, di rottura completa con le politiche e le compatibilità del capitale e delle sue corrotte istituzioni.
Nessun governo borghese potrà soddisfare le esigenze e i diritti dei lavoratori e delle masse popolari. Ciò sarà possibile soltanto con un Governo operaio e di tutti gli sfruttati, che rappresenti gli interessi vitali del proletariato e dei lavoratori della città e della campagna, della massa impoverita, che non s’inchini davanti al “sacro” profitto, ma sia deciso a sbaragliare la borghesia e le forze reazionarie.
Per realizzare questo obiettivo, per vincere la battaglia contro un sistema marcio, la classe operaia ha bisogno del proprio Partito indipendente e rivoluzionario, basato sul marxismo-leninismo.
Compagni, operai avanzati, uniamoci, organizziamoci e lottiamo assieme per la sua costruzione, per la rivoluzione e il socialismo, unica via di uscita dalla barbarie imperialista!
16 novembre 2015
Piattaforma Comunista per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

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From: Slai Cobas per il Sindacato di classe slaicobasta@gmail.com
To:
Sent: Wednesday, November 18, 2015 7:10 AM

Subject: PADRONI, GOVERNO, COMMISSARI, ISTITUZIONI ASSASSINI ALL’ILVA DI TARANTO!


Cosimo Martucci: ancora una vita operaia spezzata nell’appalto ILVA reparto agglomerato, per operazioni non in sicurezza, in una fabbrica nelle mani del governo e dei suoi commissari incapaci.
Ancora produzione per il profitto e il mercato... sul sangue dei lavoratori.
Non si può continuare a morire per il lavoro, che serve per vivere!
Padroni, istituzioni, organi di controllo, sindacati confederali, anche se vi credete assolti siete tutti coinvolti!
Via i commissari nominati da Renzi, incapaci e responsabili!
Messa in sicurezza innanzitutto della vita, del lavoro e della salute operaia e cittadina.
Postazione ispettiva permanente nella fabbrica, sotto il controllo degli operai.
Lotta generale nelle mani degli operai e delle masse popolari.
* * * * *
Dalla stampa locale
Taranto
I suoi colleghi dicono fosse ossessionato dalla questione della sicurezza all’interno dello stabilimento siderurgico. Temeva per la sua incolumità Cosimo Martucci, 49enne di Massafra, dipendente della ditta Pitrelli dell’appalto ILVA. Il suo era un pensiero ricorrente che coltivava come un presagio. L’operaio morto dopo essere stato travolto e ucciso da un grosso tubo d’acciaio durante le operazioni di scarico di pezzi di carpenteria metallica in un cantiere dell’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale). Nel reparto Agglomerato si sta infatti procedendo alla sostituzione dell’impianto per l’aspirazione dei fumi.
Martucci è il primo infortunio mortale legato agli interventi di risanamento ambientale.
Il lavoratore colpito alla testa da uno dei due tubi in acciaio a sezione quadrata che si trovavano sul rimorchio di un mezzo di trasporto su gomma e che dovevano essere sollevati da una gru per essere portati nel reparto AGL2. A cedere sarebbe stata l’imbragatura.
Le cause dell’ infortunio sono in corso di accertamento da parte dei funzionari della ASL Spesal e dei Carabinieri. Intanto, il sostituto procuratore Marina Mannu, che si è recata personalmente sul luogo dell’incidente insieme al procuratore capo Franco Sebastio, ha aperto un fascicolo d’inchiesta e ha disposto il sequestro dell’area in attesa di disporre l’autopsia e individuare eventuali responsabilità. Anche l’ILVA in Amministrazione Straordinaria ha bloccato le attività del cantiere, avviando una indagine interna.
Parole severe e cariche di rabbia anche quelle dell’arcivescovo di Taranto Filippo Santoro. “Bandiamo le parole di circostanza, il mio cordoglio” - ammonisce il presule – “è profondo, e non voglio rinunciare ad unire la mia voce al coro dei basta”.
“Ancora una volta rivendichiamo duramente e fermamente le ragioni di sicurezza in fabbrica indiscutibilmente messe in discussione da tutte una serie di ritardi e carenze organizzative, più volte denunciate dalle organizzazioni sindacali” - lo scrivono le rappresentanze sindacali unitarie di FIM, FIOM, UILM.
“Questo ennesimo incidente mortale è la riprova del fallimento totale della gestione commissariale, una gestione che non mette in condizione i lavoratori di operare in sicurezza e che finora ha pensato di andare avanti a colpi di falsi proclami” - lo sottolinea in una nota Francesco Rizzo, coordinatore dell’USB (Unione Sindacale di Base) di Taranto
“Nel momento in cui giungeva la notizia del decesso del povero collega Cosimo” - spiega Rizzo – “eravamo intenti a segnale agli enti competenti la mancanza di DPI (i Dispositivi di Protezione Individuale) all’interno dello stabilimento: questa è la situazione in cui viviamo tutti i giorni nello stabilimento. E’ oramai chiaro che la gestione commissariale ci sta stritolando nella contraddizione salute-sicurezza o lavoro”.
“Qualche giorno fa” - conclude il coordinatore dell’USB – “il commissario Gnudi, intervenendo a Bari, ha esplicitamente detto che sfidava chiunque a fare meglio di quanto ha fatto lui. Questo è il risultato caro commissario”.

Slai Cobas per il sindacato di classe
ILVA appalto
cellulare: 347 53 01 704

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From: Muglia la Furia fmuglia@tin.it
To:
Sent: Wednesday, November 18, 2015 4:48 PM

Bolzano: operaio muore investito dalla motrice di un TIR.
Tragico incidente sul lavoro in zona industriale.
Il collega alla guida del mezzo non lo ha visto, travolgendolo.
I dettagli sono agghiaccianti!
La vittima è rimasta schiacciata dalle ruote finendo incastrata sotto il corpo del camion.
Difficoltoso il recupero da parte dei Vigili del Fuoco del corpo permanente di Bolzano che hanno dovuto sollevare il mezzo con l’autogru prima di liberare il corpo. Sotto shock il collega che stava guidando il mezzo. 
E la settimana scorsa, oltre ad un altro operaio, un contadino al giorno nella sola provincia di Bolzano.
Nel frattempo la Giunta provinciale ha elaborato un disegno di legge per introdurre ”ispezioni con preavviso” e un sistema sanzionatorio che prevede l’individuazione di violazioni amministrative e penali che non danno luogo a danni irreversibili e per le quali in presenza dell’accertamento di una violazione vengono emesse le prescrizioni di adeguamento per assicurare il rispetto delle norme violate nonché il termine di adeguamento e per le quali l’irrogazione della sanzione amministrativa e penale è condizionata all’inosservanza, anche parziale, delle prescrizioni.
Caro Presidente Kompatscher, caro Assessore Stocker, caro Vicepresidente della Giunta Provinciale Tommasini, caro PD, care Organizzazioni Sindacali, caro Bauernbund (l’Associazione Provinciale degli Agricoltori che da sempre nega la necessità di prevenire gli infortuni in agricoltura dovuti sempre e solo a “fatalità” e “sfortuna” e mai all’inadempienza alle principali norme di prevenzione: la valutazione dei rischi, alla formazione, alla revisione delle macchine e attrezzature e alla assoluta mancanza di controlli), la strage si può fermare, basta volerlo! 

Franco Mugliari alias Muglia La Furia

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From: Controsservatorio Valsusa info@controsservatoriovalsusa.org
To:
Sent: Friday, November 20, 2015 5:21 PM

Subject: UN PROCESSO DA VEDERE


Sul sito del Controsservatorio Valsusa sono disponibili tutte le registrazioni audio/video relative alla recente sessione conclusiva del Tribunale Permanente dei Popoli dedicata a “Diritti fondamentali, partecipazione delle comunità locali e grandi opere”.
Il link con le registrazioni è:
In 63 video sono presentati l’esposizione dell’atto di accusa, tutte le testimonianze, le requisitorie finali, la lettura della sentenza e delle raccomandazioni.
A breve saranno note le motivazioni.
Sono passate meno di due settimane dalla storica sentenza con cui il Tribunale Permanente dei Popoli (TPP) ha condannato “l’intero sistema delle grandi opere inutili e imposte” elencando in particolare le violazioni di diritti fondamentali commesse in Val di Susa e i responsabili di tali violazioni.
Una sentenza che non ha potuto passare inosservata e che ha già scatenato qualche reazione scomposta: ad esempio in un articolo pubblicato da Repubblica si parlava di “sedicente tribunale” paragonandolo a chi “raccatta oggetti privi di valore e pezzi di ciarpame” e via denigrando. Segno che la sentenza ha colpito nel segno.
Il testo della sentenza è al link:
Lo stesso articolo, riferendosi al pubblico, parlava di “piazza” selezionata e ristretta, ma rumorosa: mettiamo le registrazioni audio/video anche a disposizione di chi esprime rancore rodendosi il fegato.
La replica del TPP all’articolo è al link:
Nel dispositivo della sentenza letto da Philippe Texier viene riconosciuto alle persone che si mobilitano contro il TAV e contro altre grandi opere inutili e imposte il ruolo di “sentinelle che lanciano l’allarme” riprendendo letteralmente una formulazione contenuta in risoluzioni del Consiglio d’Europa che definisce regole vincolanti (e disattese) per i giudici dei diversi paesi.
Sbaglierebbe chi volesse attribuire alla conclusione a cui è giunto il TPP un valore soltanto per la Valsusa: nella sentenza si parla di un modello consolidato di comportamento nella gestione del territorio e delle dinamiche sociali ogni volta che ci si trova in uno scenario di approvazione e realizzazione delle grandi opere infrastrutturali”.
E la sentenza aggiunge: “I governi sono al servizio dei grandi interessi economici e finanziari, nazionali e sovranazionali e delle loro istituzioni nel disporre senza limiti né controllo dei loro territori e delle loro risorse: si ignorano totalmente le opinioni, gli argomenti, ma ancor più il sentire vivo delle popolazioni direttamente colpite. Ciò rappresenta, nel cuore dell’Europa, una minaccia estremamente grave all’essenza dello Stato di Diritto e del sistema democratico che deve necessariamente essere fondato sulla partecipazione e la promozione dei diritti ed il benessere, nella dignità, delle persone”.
Questa sentenza potrà rappresentare un valido sostegno per tutte quelle comunità che vivono situazioni analoghe a quelle passate al setaccio dal TPP. Per la Valsusa non è certo un punto di arrivo, ma un riferimento da cui ripartire per dare maggior vigore a una domanda di democrazia e di diritti: la stessa domanda che arriva da tante altre realtà in cui sono violati gli stessi diritti.
Il nostro augurio è che tutte queste realtà, utilizzando anche il sostegno della sentenza appena pronunciata, possano riconoscersi nelle parole di una componente della giuria, la cilena Sara Larrain, che riferendosi alla lotta No TAV ha detto: “Il conflitto genera dolore, ma anche una grandissima opportunità per costruire una comunità di lotta per i diritti”.
Controsservatorio Valsusa

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From: Maria Nanni mariananni1@gmail.com
To:
Sent: Saturday, November 21, 2015 11:10 AM
Subject: LA TRUFFA DELLE ELEZIONI RSU

Dal 24 al 27 novembre si terranno le elezioni per RSU/RLS, che avranno contenuti e caratteristiche drasticamente diversi da quelle precedenti che si sono tenute ben 11 anni fa!!
CAT e CUB non parteciperanno perché per presentarsi si è obbligati ad aderire e sottomettersi alle regole del vergognoso “Accordo sulla rappresentanza” del 10 gennaio 2014 fra Confindustria e CGIL, CISL e UIL che decreta la morte della democrazia sindacale e della possibilità di organizzare ogni resistenza nei luoghi di lavoro contro lo strapotere padronale.
Hanno paura di “perdere il controllo” nel momento che stanno preparando lo sfascio contrattuale, la privatizzazione, misure lacrime e sangue che cadranno sui lavoratori.
L’Accordo prevede:
-         decide sempre tutto, sia ai tavoli nazionali (ad esempio il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro) sia su quelli delle RSU, il 50%+1 complessivo: i delegati e/o i sindacati che dissentono non hanno alcun potere, anche se raggiungono il 49%; per tutta la durata delle trattative e contro la firma di accordi capestro per i lavoratori, le regole vietano proteste, volantini, ricorsi, scioperi; neutralizzando così le possibilità materiali di critica, opposizione e dissenso e spalancando le porte alla legge che cancella l’esercizio del diritto di sciopero;
-         i delegati o le Organizzazioni Sindacali (come quelle di base che si presentano) che intendessero comunque intraprendere azioni di contrasto sono puniti con sanzioni economiche e la perdita di tutte le agibilità sindacali (partecipazione alle RSU, permessi sindacali, assemblee sul luogo o in orario di lavoro, bacheca, prelievo delle quote sindacali dalla busta paga, ecc.);
-         i delegati che non si allineano alle decisioni della Segreteria di appartenenza, che revocano l’iscrizione o si iscrivono ad altro sindacato, vengono dimessi dalle RSU;
-         è sancito che il 50%+1 possa trattare e firmare (senza possibilità di opposizione del restante 49%) accordi in deroga al Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, sancendone la demolizione, su prestazione lavorativa, orari e organizzazione del lavoro!!!
Non ci siamo presentati perché le Organizzazioni Sindacali che presentano liste devono accettare che i diritti e le libertà sindacali non appartengono ai lavoratori ma a CGIL, CISL e UIL, con la benedizione di Confindustria!
La partecipazione che propongono ai lavoratori si riduce a “prendete una tessera e/o votate un candidato, poi decidono tutto le segreterie e guai a chi critica!”.
Non ci siamo presentati perché aderire all’accordo per partecipare alle elezioni significa contribuire a legittimare questa sporca operazione. Hanno bisogno proprio di candidati riconosciuti dai lavoratori per imbrigliarli mani e piedi nel loro recinto. Presentarsi avrebbe significato avallare che fuori da queste RSU truffa non esiste per i lavoratori possibilità di essere rappresentati, di avanzare le loro istanze, le loro rivendicazioni.
Ora più che mai è invece vero che solo fuori dal loro recinto (RSU) è possibile organizzarsi, partecipare, costruire scioperi, mobilitazioni e lotte per contrastare quello che sta avvenendo e che hanno in progetto. A questo vero appuntamento invece ci presentiamo, lavorando per unire le forze di quanti hanno la stessa finalità e ricercando la partecipazione e il protagonismo dei lavoratori.

novembre 2015
CUB Trasporti Toscana
Coordinamento Autorganizzato lavoratori Trasporti Toscana

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From: Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
To:
Sent: Sunday, November 22, 2015 7:43 PM
Subject: INIZIATIVA DELL’ASSOCIAZIONE DEI FAMILIARI DELLE VITTIME DELLA STRAGE DI VIAREGGIO E DELL’ASSEMBLEA 29 GIUGNO

Ieri, 21 novembre, il presidente del Senato Grasso era a Sant’Anna di Stazzema (LU), luogo dell’eccidio nazifascista avvenuto il 12 agosto del 1944.
Era a sant’Anna per ricordare Franco Giustolisi, il giornalista/scrittore che rivelò i segreti della strage con la scoperta dell’Armadio della vergogna.
A un anno dalla sua scomparsa, è stato istituito un premio e ieri è avvenuta la premiazione del concorso.
I familiari della strage di Viareggio assieme ad Assemblea 29 giugno, nonostante un tempo infernale, hanno esposto gli striscioni della strage ferroviaria del 29 giugno 2009.
I familiari sono stati ricevuti per alcuni minuti da Grasso che si è impegnato a scrivere al Tribunale per accelerare le udienze in modo da evitare la prescrizione. Ha detto che di più non può fare, non è nelle sue competenze.
All’iniziativa erano presenti 120-130 persone.
Una prima metà era composta da militari (scorta, polizia, carabinieri, in divisa, in borghese, in tenuta), che stazionavano tra il Museo e il bar (ovviamente a gustarsi il prelibato panino con finocchiona e/o salame): tanti i mezzi tra blindati, auto della scorta, auto blu metallizzate.
L’altra metà era composta, escluse pochissime unità, totalmente da rappresentanti delle istituzioni e dai soliti politicanti di mestiere.
Ma quanto sarà costata questa premiazione. Mezzo milione di euro? Di più? Il giornalista Giusto Lisi si sarà sicuramente rivoltato nella tomba chissà quante volte.
Ma come si fa a “sfoderare” simili parate con costi così incredibili per la collettività? Alla faccia di sanità, pensioni, istruzione, assistenza, ecc. ecc.
Uno Stato che sperpera 80 milioni di euro al giorno per le missioni militari barattate per “umanitarie” e quotidianamente dissipa una quantità enorme di risorse e soldi a questo modo, ma cosa può insegnare alle nuove generazioni?!
NO ALLA PRESCRIZIONE PER VIAREGGIO!!!

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From: NotizieInMARCIA ! redazione@ancorainmarcia.it
To:
Sent: Monday, November 23, 2015 4:18 PM
Subject: SCIOPERO NAZIONALE DEI FERROVIERI PER PENSIONE, SICUREZZA, ORARIO DI LAVORO, JOBS-ACT

SCIOPERO NAZIONALE DEI FERROVIERI PER PENSIONE, SICUREZZA, ORARIO DI LAVORO, JOBS-ACT
DALLE 21:00 DI GIOVEDI 26 NOVEMBRE 2015
Ferrovieri di Trenitalia e Trenord addetti ai treni viaggiatori: dalle 21 di giovedì 26, alle 18 di venerdì 27 novembre 2015 (lo sciopero, è quello differito a seguito della precettazione del 24/25 ottobre scorsi; esso termina, diversamente dalla consuetudine, alle 18 anziché alle 21).
Addetti ai treni merci: dalle 21 di giovedì 26, alle 21 di venerdì 27 novembre 2015.
Lo sciopero è proclamato dal Coordinamento Autorganizzato Trasporti (CAT), dai Comitati Unitari di Base (CUB) e dall’Unione Sindacale di Base (USB).
Per pensioni, orario di lavoro, rappresentanza, sicurezza, jobs-act, rinnovo CCNL.
il Governo con la legge di stabilità proposta, ha eluso ancora una volta il problema delle nostre pensioni e la nostra legittima richiesta di revisione delle norme sull’età pensionabile, negando anche la possibilità di una “armonizzazione” per ridurre l’età pensionabile di alcune categorie come macchinisti, capitreno e manovratori.
Invitiamo tutti i ferrovieri ad aderire allo sciopero perché esso rimane un insostituibile strumento di partecipazione democratica dei lavoratori alla vita sociale e politica.
Alla protesta aderiscono tutti gli addetti alla circolazione treni (equipaggi, stazioni, assistenza, biglietterie, ecc.) di Trenitalia e di Trenord.
QUANDO SI CHIACCHERA, SI CHIACCHERA... QUANDO SI SCIOPERA...SI SCIOPERA !!

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From: Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it
To:
Sent: Tuesday, November 24, 2015 12:51 PM
Subject: LEGGE DI STABILITA’: UN ALTRO DURO COLPO SULLE PENSIONI!

Dopo I’approvazione della legge di stabilita in Senato, niente è cambiato in meglio, anzi le cosiddette “esigenze di bilancio”, sono l’insormontabile barriera contro cui si sono abbattute tutte le richieste di miglioramento e gli emendamenti volti a ottenere la possibilità di un assegno pensionistico anticipato che, a scanso di equivoci, sarebbe comunque una rimessa.
I FATTI
Nonostante la stessa Confindustria si sia pronunciata in favore della riduzione dell’età pensionabile, indispensabile per quel ricambio generazionale necessario affinché il mercato del lavoro possa ripartire con nuove e più motivate risorse, nonostante lo stesso Papa Francesco, (Comunista dell’ultimo minuto? Forse..., rispetto all’argomento pensioni dotato di un “pratico” buonsenso), abbia a sua volta cosi esternato il proprio pensiero “Non manchi il diritto alla pensione. No a estremismi aberranti”, l’esecutivo Renzi accantona e rinvia la discussione sulla riduzione dell’età pensionabile al 2016.
FLESSIBILITA’ PARZIALE
L’esecutivo Renzi inventa la sperimentazione per lavoratori e lavoratrici che hanno più di 63 anni, potranno chiedere il part-time agevolato che prevede riduzione dell’orario di lavoro tra il 40 e il 60%, con contribuzione piena, ma (ovviamente rapportata al monte ore lavorato e retribuita proporzionalmente) non è prevedibile tra dieci anni con gli attuali importi pensionistici, cosi, ulteriormente taglieggiati, se questi ex lavoratori saranno degli anziani incapienti.
SETTIMA SALVAGUARDIA
I figli di un dio minore partoriti dalla riforma Fornero, solita soluzione, sono esclusi tutti i beneficiari delle salvaguardie passate, con la previsione aggiuntiva, forse, dei soli lavoratori edili. Ma attenzione la copertura riguarda complessivamente solo 26.300 soggetti, un numero assai più basso rispetto alle reali necessità.
OPZIONE DONNA
Altra soluzione geniale del solito esecutivo, proroga al 2015 per le lavoratrici dipendenti che avranno 57 anni e 3 mesi di età, o per quelle autonome che raggiungeranno 58 anni e 3 mesi entro il 31 dicembre 2015, con 35 anni di contributi a fronte di un taglio, a prescindere, che alza l’asticella dalla riduzione dal 27 al 36% dell’importo dell’assegno pensionistico, anche loro tra dieci anni saranno delle anziane incapienti?
Pubblico impiego e Province, pensionamenti, niente di nuovo, di fronte alla soppressione delle seconde, invece di abrogare la legge Fornero, che avrebbe permesso lo svecchiamento del personale e la riduzione dell’età media dei dipendenti del pubblico impiego e la conseguente immissione di nuove e più fresche risorse umane e di alleggerire del personale in età più avanzata le Province, si sceglie il blocco delle assunzioni per tutti gli idonei e vincitori di concorso nel pubblico, si sceglie il blocco del turnover per non avere aggravi sui bilanci alla voce spese per il personale, con il risultato che si creano comunque ben 2.000 esuberi nelle Province, non si assume più nel Pubblico, non si assume più nella sanità, si tagliano i servizi pubblici.
L’universalità dei diritti alla salute al lavoro alla pensione adeguatamente remunerata sta venendo meno, a soppressa da questo esecutivo, pronto e sottoposto alle indicazioni della Comunità Europea a alla volontà di Frau Merkel.
Di fronte a questo sfascio del sistema paese mobilitiamoci perché venga ridotta l’età pensionabile, sia abrogata la legge Fornero, perche tutti abbiano un giusto trattamento dopo una vita di lavoro, una vecchiaia dignitosa, e per colpa di pensioni da fame, non siano considerati ne’ si possano divenire in futuro dei pesi privi del dovuto rispetto, per le generazioni e la società a venire.
Stanno privandoci dei nostri diritti più elementari, vogliono farci credere che siano privilegi e come tali, tutto abbia un prezzo in denaro o da corrispondere in altre forme quali la soppressione del diritto a un equa pensione, a una sanità efficiente, alla cura degli anziani e delle fasce più deboli, al lavoro dignitoso.

Cobas Pisa

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From: Assemblea 29 Giugno assemblea29giugno@gmail.com
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Sent: Tuesday, November 24, 2015 2:54 PM
Subject: TOTALE SOLIDARIETA’ AI FAMILIARI DELLE 309 VITTIME DEL TERREMOTO DE L’AQUILA

Anche noi di Assemblea 29 giugno ci uniamo al coro dei familiari delle 309 Vittime de L’Aquila: VERGOGNA!

 

GRANDI RISCHI: ASSOLUZIONE DEFINITIVA PER I 6 ESPERTI. CONDANNA SOLO PER DE BERNARDINIS

TERZO E ULTIMO GRADO DI GIUDIZIO PER IL PROCESSO AI MEMBRI DELLA COMMISSIONE GRANDI RISCHI.
I giudici della Quarta Sezione Penale della Corte suprema (presieduta da Fausto Izzo) dopo 10 ore di Camera di Consiglio, alle 19.40, hanno confermato il giudizio d’Appello.
Assoluzione definitiva per 6 dei 7 membri della Commissione: Franco Barberi, all’epoca Presidente vicario della Commissione grandi rischi, Enzo Boschi, all’epoca Presidente dell’Istituto di geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, Direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, Direttore di Eucentre e responsabile del Progetto Case, Claudio Eva, ordinario di fisica all’Università di Genova e Mauro Dolce, direttore ufficio rischio sismico di Protezione civile. 
Confermata la condanna per Bernardo De Bernardinis, a 2 anni di reclusione. E’ stato riconosciuto anche in Cassazione il “nesso causale” tra le sue dichiarazioni e la morte di alcune tra le vittime del sisma. 
“Più scosse ci sono, meglio è, significa che sta rilasciando energia”, disse già prima della riunione, in una intervista in cui ribadiva una affermazione che tutti i sismologi convengono sia stata sbagliata. Non c’è alcuna correlazione infatti (positiva o negativa) tra la distribuzione nel tempo di scosse piccole e grandi.
“Lo stato ha riconosciuto il fatto che mia sorella e i miei nipoti non sono morti per il terremoto, fatto naturale, ma perché la Protezione Civile ha rassicurato la città dell’Aquila, e con concausa specifica mia sorella ed altri aquilani”, ha sottolineato Pier Paolo Visione, fratello di Daniela, morta con i due figli piccoli la notte del sisma.
“E’ un qualcosa che stava per sfuggire di mano e che non ci avrebbe permesso di puntare al mandante che spero ora riconosca le sue responsabilità. Sono addolorato per le altre parti civili escluse. E per tutti gli aquilani esclusi”.
“La Corte ha confermato in toto, senza modificare un punto, la sentenza di Appello. Sono rimasti in Camera di consiglio 10 ore per fare un copia e incolla di quella sentenza”, ha dichiarato a NewsTown l’Avvocato di parte Civile Wania della Vigna
La sentenza non ha accolto nemmeno le richieste del Procuratore Generale Maria Giuseppina Fodaroni che aveva chiesto, per il solo De Bernardinis, il ritorno in Appello per riconsiderare il nesso causale per le parti civili (non ammesse dalla sentenza di Appello) di Piccinini, Rambaldi, Fioravanti, Hamade e di tutte quelle legate al crollo della Casa dello studente.
I FAMILIARI DELLE VITTIME: “DA CASSAZIONE NESSUNA GIUSTIZIA” 
“Era un po’ quello che mi aspettavo rispetto a quello che ho ascoltato in aula” - ha affermato a questo giornale Ilaria Carosi, che nella scossa del 6 aprile 2009 ha perduto la sorella Claudia – “Il procuratore aveva richiesto l’assoluzione per sei e la condanna per De Bernardinis: non poteva andare altrimenti. Abbiamo visto la riunione della Commissione sempre come una cosa unica, è unica sarebbe dovuta essere l’attribuzione delle colpe”.
“Mi sembra invece” - continua Carosi – “che la conferma della condanna a De Bernardinis abbia rappresentato la ricerca del capro espiatorio da dare in pasto ai parenti delle vittime: ma, come hanno detto bene ieri Antonio Valentini e Attilio Cecchini (due difensori aquilani delle parti civili autodefinitisi sopravvissuti) fu presa in giro un’intera città, non solo noi”.
“Pensavamo che avremmo trovato giustizia, invece così non è stato”. Questo il commento di Maria Grazia Piccinini, mamma di Ilaria Rambaldi, una delle vittime del sisma dell’Aquila, dopo il verdetto della Cassazione sulla Commissione Grandi Rischi.
Maria Grazia Piccinini ha passato l’intera giornata, con altri familiari delle vittime del terremoto, ad attendere davanti all’aula magna di “Palazzaccio” la pronuncia dei Supremi Giudici. I familiari delle vittime hanno assistito alla lettura del dispositivo con compostezza, alcuni tenendosi abbracciati.
LA LUNGA GIORNATA DI IERI 
In mattinata, tra gli altri, hanno preso la parola l’avvocato Mauro Iadecola, avvocato di parte civile difensore di Maurizio Cora e l’avvocato Claudio Verini difensore di Enrico Tassoni e altre parti civili tra cui il Comune dell’Aquila per conto dell’avvocato Domenico de Nardis.
Le parti hanno insistito nel confutare la sentenza d’Appello che ha assolto i sei scienziati con le principali argomentazioni che quella riunita a L’Aquila il 30 marzo del 2009 non sarebbe stata la Commissione Grandi Rischi e che comunque questa non aveva un compito di comunicazione: ”Non c’è intervento dei partecipanti alla commissione rispetto all’affermazione iniziale del Barberi che richiedeva una valutazione sulla teoria dello scarico di energia mediante lo sciame sismico. Valutazione che era necessaria perché facevano parte dell’assise persone profane alle tematiche scientifiche in un clima complessivo già di rassicurazione. L’atteggiamento degli scienziati riguardo a tale richiesta è stato compassato e omissivo”.
“L’ipotesi suggestiva dello scarico” - ha continuato Cora – “ripresa dal De Berdardinis prima della riunione, ebbe effetto su tutta la Commissione in quanto l’assessore Stati a fine riunione ringrazia gli scienziati per poter rassicurare la popolazione”.
Il non pronunciarsi sullo scarico di energia è in definitiva secondo l’avvocato una “omissione colposa e un vizio motivazionale” .
Ancor più circostanziato l’intervento dell’avvocato Verini: “Non è plausibile dire che non si sia trattato della Commissione grandi rischi” è andato dritto allo scontro con la sentenza di secondo grado l’avvocato. 
“Il Procuratore generale quando sostiene questa tesi si rifà allo Statuto generale ma quello che usa non è un argomento decisivo. Lo sarebbe se la Commissione Grandi Rischi fosse un organo collegiale perfetto che può decidere in presenza di tutti i componenti. Le norme invece prevedono in realtà che la Commissione sia un organo collegiale imperfetto, che può deliberare anche non in presenza di tutti i componenti”.
“Certo” - ha continuato Verini – “c’è un numero minimo che a L’Aquila non viene raggiunto, ma è un principio pacifico per il Consiglio di Stato che, anche qualora non sia raggiunto il numero minimo per votare un provvedimento, l’organo si deve comunque ritenere formato in concreto”.
L’avvocato, scendendo poi nel merito di come fu convocata la Commissione Grandi Rischi a L’Aquila ricorda che i suoi componenti vennero “convocati e poi fu fatto un verbale. Il collegio dunque si è formato”.
Verini poi passa ad analizzare un altro aspetto, cioè su cosa la Commissione Grandi Rischi aveva il compito di informare: “La Commissione Grandi Rischi aveva il compito di fornire, evidenziandoli, i rischi presenti per il verificarsi di un evento”. Tematica che secondo l’avvocato non viene affatto presa in considerazione dalla sentenza della Corte d’appello.
“I molti studenti fuori sede presenti a L’Aquila” - ha evidenziato l’avvocato – “nulla sanno del rischio sismico aquilano e della vulnerabilità degli edifici storici. Non solo, anche tra i morti si contano persone straniere”.
“Il verbale della Commissione” - continua Verini – “non tiene in nessun conto l’evidenziazione dei rischi. Ci si sarebbe aspettati che la Commissione dicesse che non si può prevedere un sisma, ma ricordasse a chi non è in possesso di informazioni che qualora si verificasse, come probabile, un sisma di grosse dimensione, il rischio fosse assai elevato perché parte del patrimonio edilizio non rispetta normative anti-sismiche. Magari evidenziando il minor rischio per chi viveva in case nuove con rispetto della normativa anti-sismico”.
“Nessuno” - ha affermato l’avvocato – “ha convocato la Commissione Grandi Rischi per una ricognizione di quanto accaduto finora, bensì al fine di comprendere la situazione in atto in relazione al panico che aveva colpito la popolazione aquilana, quindi di fare una valutazione rivolta al futuro che fornisse delle informazioni per far fare ad ognuno le proprie scelte”.
“Ho il dubbio” - ha concluso Verini - “che però la Commissione Grandi Rischi si sia svolta per rassicurare, ed è qui che si annida la responsabilità penale. Avrebbero dovuto dire che un terremoto sarebbe stato ben possibile al cospetto in più di un patrimonio edilizio che non avrebbe resistito. In tal senso le responsabilità della Commissione risultano omesse nella sentenza d’Appello”.
LA REQUISITORIA DEL PROCURATORE GENERALE FODARONI
Fodaroni ha analizzato, uno per uno, i motivi dei ricorsi e ha chiesto, dunque, il rigetto di tutti i ricorsi avverso la sentenza di assoluzione di 6 dei 7 membri della Commissione. Al contrario, viste alcune incongruenze rilevate nella sentenza d’Appello, in particolare su alcuni casi di possibile nesso di causalità tra le affermazioni di Bernardo de Bernardinis e la morte di alcune tra le vittime del terremoto non compiutamente valutati, non solo ha rigettato il ricorso avverso la sentenza di colpevolezza, con pena di reclusione a due anni, ma ha chiesto che il caso venga valutato, di nuovo, in Corte d’Appello. Si aggrava, insomma, la posizione dell’allora vicecapo del settore tecnico del Dipartimento di Protezione civile.
In particolare il Procuratore generale si è espresso per l’inammissibilità dei ricorsi per le parti civili Parisse e Sette e di tutte le parti civili nei confronti dei sei scienziati assolti. Ha accolto invece i ricorsi delle parti civili contro l’assoluzione di De Bernardinis per Piccini, Rambaldi, Fioravanti, Hamade e tutte quelle legate alla Casa dello studente crollata con il sisma del 6 aprile, con conseguente richiesta di annullamento delle sentenza di Appello.
Un nesso di causalità che ricordiamo, in secondo grado (modificando al ribasso la prima sentenza) era stato riconosciuto solo per le morti di Carosi Claudia, Liberati Vezio, Ciancarelle Elvezia, Visione Daniela, Cinque Matteo, Massimino Patrizia, Cora Alessandra, Cora Antonella, Placentino Ilaria, Spaziani Claudia, Vittorini Fabrizia e Alloggia Silvana. 
Il Procuratore Generale ha valutato congrue le argomentazioni sviluppate dalla Corte d’Appello sulla “natura” della riunione della Commissione Grandi Rischi, seppure il punto sia considerato rilevante. Non si è trattato, a farla breve, di una riunione della Commissione, così come avrebbe dovuto prefigurarsi, ma di una riunione alla presenza di alcuni esperti che facevano parte della Commissione Grandi Rischi, inviati a L’Aquila per confrontarsi con i rappresentanti istituzionali, i rappresentanti della Protezione Civile locale e altri esperti.
Come detto, comunque, il punto non è considerato dirimente: la Corte d’Appello (ha sottolineato il Procuratore Generale) ha avuto una giusta attenzione ai profili di effettività analizzando, in concreto, le ragioni della convocazione degli esperti e le analisi che venivano richieste. Ebbene, veniva richiesta una disanima degli aspetti scientifici relativi alla frequenza sismica dello sciame.
Si tratta di una specificazione che venne ribadita, in apertura dei lavori, da Franco Barberi che assunse poi il ruolo di Presidente: la riunione era stata convocata per esprimere una valutazione oggettiva in relazione a quanto si potesse prevedere, così da discutere e fornire informazioni sugli allarmi diffusi tra la popolazione. In questo senso, dunque, ha specificato il Procuratore Generale, non sono reperibili norme cautelari specifiche sull’attività richiesta, e su come andava espletata.
E’ chiaro che la riunione avrebbe dovuto, comunque, rispondere a criteri di attenzione e perizia. Non veniva richiesto di prevedere il terremoto, di determinare lo stato di allarme, non venivano richieste indicazioni funzionali a sgomberi o altro, proprio perché il terremoto non è prevedibile. Si richiedeva, al contrario, un approfondimento serio dei rischi connessi allo sciame sismico in corso, in una delle Regioni a più alto rischio in Europa, e, di conseguenza, la trasmissione di un messaggio informativo che non abbattesse il livello di guardia e attenzione della popolazione. 
“Su questo punto occorre fermarsi”, ha continuato il Procuratore Generale.
A differenza dei giudici di primo grado, in Appello è stato valutato che la riunione, su base documentale e testimoniale, non ha espresso pareri scientificamente scorretti e tali da poter abbattere il livello di guardia della popolazione.
Diverso il caso di Bernardo de Bernardinis che, in una intervista, ha rilasciato dichiarazioni rassicuranti sullo scarico d’energia sotteso allo sciame sismico che, disse, rassicurava su eventuali scosse future di più alta magnitudo.
Una dichiarazione che, in alcuni casi, ha abbattuto, appunto, il livello di guardia dei cittadini. Ed infatti, incalza il Procuratore Generale, le Parti Civili che richiamano un condizionamento fanno sempre riferimento al concetto di scarico d’energia, formulato da De Bernardinis e non smentito, neppure a seguito della riunione che, al contrario, ha sottolineato come lo sciame fosse un fenomeno neutro e che, dunque, non potevano farsi previsione di alcun tipo. A De Bernardinis, insomma, si addebita il messaggio indebitamente rassicurante che, in una situazione di rischio sismico, ha tranquillizzato alcuni cittadini, non la mancata previsione del terremoto.
ANCORA IN PIEDI LA POSIZIONE DI GUIDO BERTOLASO 
Il processo alla Commissione Grandi Rischi che è giunto, ieri, in Cassazione, si intreccia con lo stralcio dell’inchiesta, denominato ”Grandi Rischi Bis”, che vede sul banco degli imputati Guido Bertolaso, all’epoca dei fatti capo della Protezione Civile nazionale, rinviato a giudizio per omicidio colposo. 
Oggi, venerdì 20 novembre, a L’Aquila, si è tenuta la prima udienza del processo. Subito rinviata al 4 marzo prossimo, con il rischio concreto che si arrivi alla prescrizione del reato.
L’inchiesta è stata avviata dalla Polizia Giudiziaria dopo la denuncia presentata dall’avvocato aquilano Antonio Valentini (che nel processo “madre” assiste numerose Parti Civili). 
Ciò dopo la diffusione di una telefonata intercettata tra Bertolaso e l’ex assessore alla Protezione Civile della Regione Abruzzo Daniela Stati, uscita, invece, dall’inchiesta. A volere la riunione della Commissione Grandi Rischi fu proprio Bertolaso, dopo che il 30 marzo 2009 in città si registrò un terremoto di magnitudo 4,1.
A seguito di due richieste di archiviazione avanzate dalla Procura della Repubblica dell’Aquila e respinte dal Giudice delle Indagini Preliminari, il fascicolo è passato alla Procura Generale e l’indagine è stata gestita proprio dal procuratore Generale Romolo Como.
Secondo l’Avvocato Generale e il Sostituto Domenico Castellani, l’accusa verso Bertolaso è consistita “nell’intento di contrastare comunque pretesi allarmismi per la previsione di un grave evento sismico e di correggere, perché esageratamente ottimista, un comunicato diffuso dalla Protezione Civile della Regione nel senso che non erano più previste scosse di alcun genere, cosa da non dire in quanto si sarebbe rilevata un boomerang in caso di altre scosse. Bertolaso convocava di sua iniziativa una riunione della commissione per mettere a tacere le voci allarmistiche e rassicurare la popolazione”.
Nel mirino la telefonata con l’ex Assessore Regionale alla Protezione Civile Daniela Stati, scagionata. La telefonata è del 30 marzo: l’ex numero uno della Protezione Civile informa l’Assessore che il giorno dopo si sarebbe tenuta una riunione della Commissione Grandi Rischi, invitandola a mettersi d’accordo con il suo vice, Bernardo De Bernardinis. Una riunione necessaria per fare il punto “su questa vicenda dello sciame sismico che continua [era iniziato tra dicembre e gennaio 2014 NdR], in modo da zittire subito qualsiasi imbecille, placare illazioni, preoccupazioni, ecc.”.
Bertolaso, poi, rimprovera la Stati per un Comunicato Stampa diffuso dalla Regione che rassicurava gli aquilani spaventati dopo la scossa di magnitudo 4,1 e nel quale, sostanzialmente, si diceva che non erano previste altre scosse di terremoto.
“Non si dicono mai queste cose quando si parla di terremoti” - sottolinea Bertolaso – ”neanche sotto tortura, perché se tra due ore c’è una scossa che cosa dicono i tuoi? Bisogna essere prudentissimi” - aggiunge al telefono.
“Farò venire a L’Aquila i massimi esperti di terremoto e loro diranno che è una situazione normale, sono fenomeni che si verificano, meglio che ci siano cento scosse 4 di scala Richter piuttosto che il silenzio perché cento scosse servono a liberare energia e non ci sarà mai la scossa quella che fa male. Hai capito? Ora parla con De Bernardinis, decidete dove fare questa riunione domani. Poi fatelo sapere che ci sarà questa riunione che non è perché siamo spaventati o preoccupati, ma è perché vogliamo tranquillizzare la gente e invece che parlare io e te facciamo parlare i massimi scienziati nel campo della sismologia. Io non vengo” - prosegue la conversazione – “li faccio venire da te a L’Aquila, o da te o in Prefettura, decidete voi a me non frega niente, di modo che è più un’operazione mediatica. Hai capito?”.
LA SENTENZA D’APPELLO: “ASSOLTI, PERCHE’ IL FATTO NON SUSSISTE”
Assolti “perché il fatto non sussiste”. Alle 17.14 del 10 novembre 2014, il collegio giudicante della Corte d’Appello dell’Aquila (composto da Fabrizia Ida Francabandera e dai consiglieri Carla De Matteis e Marco Flamini) ha pronunciato la sentenza che in molti temevano, a L’Aquila.
Assoluzione per Franco Barberi, all’epoca Presidente vicario della Commissione Grandi Rischi, Enzo Boschi, all’epoca Presidente dell’Istituto di geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, Direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, Direttore di Eucentre e responsabile del Progetto Case, Claudio Eva, Ordinario di fisica all’Università di Genova e Mauro Dolce, Direttore ufficio rischio sismico di Protezione civile. Agli imputati veniva contestata la morte di 29 persone e il ferimento di altre quattro: per questo, in primo grado erano stati condannati a 6 anni.
A “pagare” è il solo Bernardo De Bernardinis, già Vicecapo del settore tecnico del Dipartimento di Protezione civile, condannato a due anni di reclusione: è stato appurato il “nesso causale” tra le sue dichiarazioni e la morte di alcune tra le vittime del sisma. 
“Più scosse ci sono, meglio è, significa che sta rilasciando energia”, disse già prima della riunione, in una intervista in cui ribadiva una affermazione che tutti i sismologi convengono sia stata sbagliata.
Non c’è alcuna correlazione infatti (positiva o negativa) tra la distribuzione nel tempo di scosse piccole e grandi. Parole che erano state già di Guido Bertolaso e che furono poi riportate da Franco Barberi all’attenzione dei sette “scienziati”, nel corso della riunione del 31 marzo: “Ho sentito il capo della Protezione Civile dichiarare alla stampa, anche se non è un geofisico, che quando ci sono frequenze sismiche frequenti si scarica energia e ci sono più probabilità che la scossa non avvenga”.
Nessuno reagì, però, a una vera e propria “bestialità scientifica”.
Anzi, a leggere gli atti, Mauro Dolce, Enzo Boschi e Giulio Selvaggi dissero di “non ricordare” affatto quelle parole.
Anche per questo, il Procuratore Generale Romolo Como aveva chiesto la conferma della condanna per tutti gli imputati, con esclusione delle pene accessorie.
“Immaginavo un forte ridimensionamento dei ruoli e delle pene, non certo un’assoluzione così completa, con lo scarico delle responsabilità sul solo De Bernardinis, sulla Protezione Civile in altre parole” - ha commentato a caldo il Procuratore Generale - “Sono alquanto sconcertato”. 
Alla lettura della sentenza, parenti delle vittime e cittadini hanno urlato “Vergogna, vergogna” nei confronti della Corte.

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From: Marco Calidorli marcocaldiroli@alice.it
To:
Sent: Tuesday, November 24, 2015 7:41 PM
Subject: ETERNIT E AMIANTO IN LOMBARDIA E NELLA BASSA BERGAMASCA: RISCHI E SOLUZIONI

Nell’ambito della Settimana Europea per la Raccolta Differenziata il Comune di Cividate al Piano organizza un incontro aperto al pubblico, venerdì 27 novembre 2015, alle ore 20.30, presso l’Auditorium delle Scuole Medie.
ETERNIT E AMIANTO IN LOMBARDIA E NELLA BASSA BERGAMASCA: RISCHI E SOLUZIONI
Quali rischi reali corre la popolazione, quanto amianto dobbiamo rimuovere dai tetti, quali costi ci aspettano, che soluzioni concrete possiamo adottare?
Soluzioni a confronto:
-         l’impianto Tecnoservizi in località Casette (Cortenuova);
-         il brevetto dei Pre-box della GRM,
-         impianti di vetrificazione;
-         smaltimento in discarica.
Intervengono:
Silvio Mingrino (Presidente Associazione AVANI);
Marco Caldiroli (Medicina Democratica);
Giacomo Antonini (GRM, brevetto Prebox);
Giorgio Rizzi (Comitato No Amianto di Cortenuova);
Patrizio Dolcini (Legambiente Lombardia).
Sono stati inoltre invitati tutti i Consiglieri Regionali eletti in Provincia di Bergamo e il Presidente delle Provincia di Bergamo.
Moderatore della serata:
-         Giuseppe Lupi
Incontro aperto al pubblico.

Per info:




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