lunedì 16 novembre 2015

15 novembre - Cosa sono le nuove norme contro il caporalato? Lo sfruttamento, fino a forme di schiavismo verso i migranti e i morti/assassini di braccianti visti come "patologia del sistema" e non come strutturali alla legge del capitalismo



Le nuove norme approvate in parlamento prevedono: l'obbligatorietà dell'arresto in caso di flagranza di reato; la confisca del prodotto o del profitto del reato; l'introduzione nel codice penale del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro tra i reati per cui si procede alla confisca; prossimo inserimento di un indennizzo per le vittime che vengono equiparate a coloro che hanno subito la tratta.  
Viene introdotto nel codice penale il reato di "grave sfruttamento dell'attività lavorativa". E si punisce con la reclusione da tre ad otto anni e con una multa di 9.000 euro per ogni lavoratore impiegato chi sottopone i lavoratori a grave sfruttamento mediante violenza, minaccia o intimidazioni, e li obbliga a condizioni lavorative caratterizzate da gravi violazioni di norme contrattuali o di legge ovvero a un trattamento personale degradante.
La pena aumenta se tra le persone occupate ci sono minori o stranieri irregolarmente soggiornanti. E' infine prevista la possibilità di avvalersi del sequestro preventivo dei luoghi di lavoro dove risultino occupati uno o più lavoratori stranieri, oggetto di intermediazione abusiva di manodopera.
 
Alla condanna seguono sanzioni accessorie come l'incapacità a contrarre patti con la pubblica amministrazione, la perdita di agevolazioni e finanziamenti nazionali e comunitari e la sospensione dell'attività produttiva. 
Incide in maniera indiretta anche sull'articolo18 del Testo unico sull'immigrazione, consentendo alla vittima straniera, a determinate condizioni, di ottenere un permesso di soggiorno. 


Queste le parti principali delle nuove norme.
Ma è significativo come esse vengono presentate dai rappresentanti del Governo.
"Un voto importante contro una patologia del sistema - dichiara il sottosegretario all'Interno Marcella Lucidi, rappresentante del Governo nell'esame del disegno di legge - che crea economie illegali, ostacola la concorrenza e falsa gli equilibri di mercato, recando danno anche alle nostre imprese che invece operano nella regolarità, significa lavorare per garantire la sicurezza del Paese". 
"Quello di oggi è un passo avanti cruciale" ha dichiarato il Min. Martina: "Si tratta di un provvedimento organico che ci permette di rafforzare gli strumenti contro il caporalato e il lavoro nero".
Commenti che si ritrovano anche da parte di altri esponenti del parlamento, del PD, in cui viene fatta una divisione artificiosa e falsa tra imprese buone e cattive. Nascondendo: Primo, le grandi aziende "legali" si avvalgono delle aziende "illegali", e su questo incamerano profitti "puliti", sul lavoro sporco e necessario delle aziende che direttamente portano avanti sfruttamento, salari da miseria, condizioni di lavoro disumane, e per cui l'ultimo anello della catena è il caporalato. 
Sagnet, il bracciante immigrato che capeggiò la rivolta di Nardò e che, purtroppo, ora fa il funzionario nella Cgil, dice: "Perché non parla della grande distribuzione e dei grossisti che impongono alle aziende agricole di vendere i pomodori a otto centesimi per chilo? Con questi prezzi nessun imprenditore può pagare degnamente un bracciante... Colpire unicamente i caporali e le imprese non risolverà il problema in un settore, quello agricolo, che gode comunque di ottima salute. La gestione dei prezzi nella filiera agro-alimentare è totalmente sbagliata, poiché consegna tutto il profitto all'industria della trasformazione e alle catene di supermercati lasciando pochissimi margini ai produttori".
Secondo, alcuni dei braccianti morti quest'estate, una tra tutte, Paola di San Giorgio, non erano braccianti "a nero", ma assunti e formalmente con un contratto (salvo tagliare poi sulle ore e sulla paga) - quindi parlare come fa il Min. dell'Agricoltura di strumenti contro il "lavoro nero" nasconde la gran parte delle aziende. Infine, vi è la questione dei controlli. E' paradossale che si parli di rafforzamento dei controlli, quando il governo Renzi sta approvando una riorganizzazione degli organi ispettivi che centralizzando gli Enti ne riduce sui territori, e che è guidata dalla logica di "non disturbare troppo le aziende".

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