sabato 17 ottobre 2015

17 ottobre - SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 17/10/15



INDICE

TEASER DEL FILM-DOCUMENTARIO “I VAJONT”

DISABILI: LAVORATORI E CITTADINI DI SERIE B

Giustino Scotto d’Aniello scottodaniello@tiscali.it
LA SICUREZZA PRIMA DI TUTTO: INIZIATIVE PER LA TUTELA DELLA SALUTE E DELLA SICUREZZA DEI LAVORATORI

Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
VISITA GUIDATA ALLA CASA MUSEO DI CARLO SORICELLI

LE CLAUSOLE SOCIALI A TUTELA DEI LAVORATORI NEI CAMBI DI APPALTO

Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
63° GIORNATA DELLE MORTI SUL LAVORO

Rete Nazionale Sicurezza sui luoghi di lavoro e territori bastamortesullavoro@gmail.com
APPELLO PER UN PRESIDIO/MANIFESTAZIONE ALL'AVVIO IL 20 OTTOBRE DEL PROCESSO ILVA DI TARANTO

Claudio Gandolfi clgand@libero.it
SICUREZZA SUL LAVORO: LA FORTUNA NON BASTA A SALVARSI...

Franco Mugliari fmuglia@tin.it
MORTI SUL LAVORO: NEL 2015 UNO AL MESE IN PROVINCIA DI BOLZANO

CUB Sanità Firenze cubsanita.firenze@libero.it
INCONTRI DI FORMAZIONE SINDACALE

Teoria & Prassi teoriaeprassi@yahoo.it
CRESCE L’OPPOSIZIONE DI MASSA AI TRATTATI NEOLIBERISTI

Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
INTERVISTA SULLE MORTI SUL LAVORO DELLA IENA OPERAIA
Davide Hanau hanaudavide@yahoo.it
INCONTRO SUGLI ASPETTI DELLA SICUREZZA NELLE COLLABORAZIONI TRA AUTONOMI

Posta Resistenze posta@resistenze.org
RIFORMA DELLA CONTRATTAZIONE = FINE DEL CONTRATTO NAZIONALE

Posta Resistenze posta@resistenze.org
BUTTANDO VIA LA PAURA

SCIOPERI NAZIONALI DEI FERROVIERI DAL 22 AL 25 OTTOBRE 2015

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From: Medicina Democratica segreteria@medicinademocratica.org
To:
Sent: Thursday, October 08, 2015 2:54 PM
Subject: TEASER DEL FILM-DOCUMENTARIO “I VAJONT”

Nell’ambito del prossimo Congresso Nazionale di Medicina Democratica (Firenze 19-21 novembre), sarà proiettato in prima nazionale il film-documentario “I Vajont”.
“I Vajont” è un video-racconto ideato e scritto dalla giornalista Lucia Vastano, girato da Maura Crudeli e Federico Alotto con il sostegno di Medicina Democratica e Associazione Italiana Esposti Amianto.
Le prime 4 storie da cui siamo partiti in questo lungo viaggio sono solo le prime tessere di questo mosaico. 4 brevi pillole-video vi introdurranno nei Vajont d’Italia.
Non c’è un solo Vajont, ma tanti Vajont che urlano di essere ascoltati: c’è la difesa del profitto e dei posti di lavoro sopra tutto, persino la vita stessa dei lavoratori e di chi abita il territorio; ci sono le grandi opere da mandare avanti,ci sono i depistaggi con la complicità della stampa; ci sono le perizie mediche e degli esperti che valgono soltanto quando sono favorevoli alle imprese,ci sono gli sperperi per la ricostruzione, ci sono le vittime e i testimoni perseguitati e ci sono le sentenze dei tribunali che non arrivano mai a colpire gli alti vertici.
I meccanismi del Vajont si ripropongono in continuazione. Dobbiamo imparare ad ascoltare le voci dei vinti: questo è l’unico sistema per un progresso reale della società.
Quello che è successo a Vajont è stata come la prima grande messa in scena di caste complici e mafiose per perseguire i loro interessi a scapito della comunità. Uno scenario che si ripete dopo ogni tragedia, con gli stessi vincitori, sempre arroganti, e gli stessi vinti, sempre soli a lottare per la giustizia che dovrebbe essere patrimonio comune.
Tutto questo verrà raccontato nel documentario “I Vajont”.

Il teaser del film “I Vajont” è visibile all’indirizzo:

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From: Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it
To:
Sent: Thursday, October 08, 2015 3:12 PM
Subject: DISABILI: LAVORATORI E CITTADINI DI SERIE B

Il Decreto Legge n. 76/2013  garantisce il principio della parità di trattamento delle persone disabili e i datori di lavoro devono  adottare accomodamenti ragionevoli nei luoghi di lavoro per garantire alle persone con disabilità uguale trattamento rispetto a tutti gli altri colleghi.
La domanda che ci poniamo da tempo è cosa  abbia fatto il Comune di Pisa in questi anni al di là degli spot e ci riferiamo alla rimozione delle barriere architettoniche numerose e tali da impedire l'accesso di colleghi ad alcuni uffici
Ricordiamo che una sentenza della Corte Europea  ha condannato l'Italia per non avere garantito parità di trattamento in materia di occupazione e condizioni di lavoro con una forte discriminazione verso i diversamente abili.
I settori pubblici hanno quindi fatto ben poco a sostegno della disabilità, basti ricordare che i concorsi per le categorie protette sono avvenuti con anni di ritardo e numerosi Enti sono tutt'ora inadempienti.
Il datore di lavoro deve quindi assumere i provvedimenti per assicurare pari opportunità, ma su questo punto sono in grave ritardo i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza.
Nonostante le condanne in sede Europea il legislatore italiano è ancora in ritardo e soprattutto all'atto pratico non sono stati stanziati fondi per l'adeguamento delle strutture e non si è affermata una cultura a tutela dei diversamente abili
Del resto il datore  pubblico o privato non aveva l’obbligo di creare un posto ad hoc per il disabile, ma era tenuto solo a cercare (non a trovare badate bene) questa soluzione. Ora con la norma antidiscriminazione le cose sono cambiate ma solo in teoria e le soluzioni organizzative, qualora non rappresentino un onere sproporzionato sono possibili e necessarie
Se allora  la Corte di Giustizia UE, con la sentenza del 04/07/13, ha condannato l’Italia, quali sono i finanziamenti e le direttive atte a dare seguito a queste normative antidiscriminazione?
Ad oggi, come nello stile del Governo, tante parole e zero fatti e su questa strada si sono incamminati gli stessi enti pubblici, una ragione in più per cambiare rotta e affermare scelte diverse dal passato

RLS Cobas Pisa

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From: Giustino Scotto d’Aniello scottodaniello@tiscali.it
To:
Sent: Friday, October 09, 2015 6:56 AM
Subject: LA SICUREZZA PRIMA DI TUTTO: INIZIATIVE PER LA TUTELA DELLA SALUTE E DELLA SICUREZZA DEI LAVORATORI

RICHIESTA DI ADESIONE
Il giorno 30 ottobre 2015 a partire dalle ore 17:30 a Piazza Castello, Torino, il Partito Comunista d’Italia della federazione di Torino promuove un presidio per ricordare i morti sul lavoro e altresì, rivendicare maggiore risorse umane (Ispettori) e risorse finanziarie da investire a tutela dei lavoratori e della loro dignità, cosi come denunciato dallo stesso Giudice Guariniello e dalle Associazioni dei Familiari Vittime del Lavoro, oltre che dalle forze sociali e sindacali da tempo impegnate per rafforzare politiche di prevenzione per la Sicurezza nei luoghi di lavoro.
L’iniziativa è volta a sensibilizzare sull’argomento, oltre che l’opinione pubblica, le competenti Istituzioni (Regione Piemonte, ASL, Ispettorati del Ministero del Lavoro, ecc.) e a lanciare una concreta proposta operativa a livello territoriale, nello specifico uno “Sportello per la Sicurezza” gestito da Esperti, unitamente a volontari, in concorso con le forze sociali interessate.
Con la presente si richiede a codeste Organizzazioni in indirizzo di voler esprimere la propria adesione al presidio citato; al fine di divulgare l’iniziativa è opportuno un riscontro in tempi utili.
Nella speranza di incontrare il vostro interesse, colgo l’occasione per porgere buon lavoro e cordiali saluti.

Torino, 08/10/15
Partito Comunista d’Italia
Federazione di Torino e provincia
via Verolengo 180 10148 Torino
fax: 011 45 59 700
cellulare: 320 78 12 299
Il Segretario           
Giustino Scotto d’Aniello

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From: Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
To:
Sent: Friday, October 09, 2015 4:08 PM
Subject: VISITA GUIDATA ALLA CASA MUSEO DI CARLO SORICELLI

Certo che è molto dura occuparsi ogni giorno delle morti per infortuni sul lavoro. Io comunque continuo a dipingere e scolpire e il prossimo 18 ottobre vorrei riproporre la visita alla mia Casa Museo di Casa Trogoni di Granaglione, a circa un'ora e venti minuti da Bologna, da Firenze e 45 minuti da Pistoia.
Casa Trogoni è un antico paese in sasso, abbandonato negli anni Settanta, dove sono esposte centinaia di mie opere, di ogni periodo, a partire dagli anni Settanta. E’ anche l’occasione per tornare a vedere la natura nella sua immensa bellezza perché ci si trova immersi tra castagni di ottocento anni che hanno sfamato decine di generazioni di montanari e con la loro maestosità donano un paesaggio unico in Italia. Nel silenzio di questi luoghi è un'autentica magia sentire il rumore delle castagne che cadono. In ottobre il panorama si tinge di rossi, aranci, gialli e da lassù, a 1.050 d’altezza, si può vedere per intero la valle incantata del Randaragna che si trova nel versante bolognese dell’Orsigna dove Tiziano Terzani ha ambientato il suo ultimo libro.
All'interno della casa ci sono oltre duecento mie opere di pittura e scultura che dagli anni settanta hanno caratterizzato la mia attività artistica, opere a contenuto sociale che testimoniano le problematiche di questi anni: inquinamento, emarginazione degli anziani, droga, terrorismo, alienazione, violenza sugli animali e sulla natura e tanto altro.
Ho allestito una stanza dove è possibile fare una “seduta pranica” attraverso un tipo d’arte che ho creato oltre vent’anni fa con i primi esperimenti al Museo Zavattini. L’arte pranica, che è poi stata elaborata e copiata in tutto il mondo, si caratterizza per il benessere psicofisico che dona. E’ realizzata con tecniche e colori particolari che se osservate in un certo modo e in contemplazione possono generare effetti terapeutici anche fisici. Un tipo d’arte che Pupi Avati ha definito “un’idea magnifica”.
Troverete anche opere di "rifiutismo", un filone d’arte che ho creato negli anni Ottanta fino ad oggi. Descrive il degrado ambientale e la società dei consumi. Ho iniziato raccogliendo rifiuti per le strade o che mia moglie buttava nella spazzatura, poi elaborandoli per farli rinascere a nuova vita, così come le “macerie” che ho trovato proprio a Casa Trogoni.
Da Casa Trogoni è possibile fare bellissime escursioni e visitare luoghi incantevoli come le cascate di Casa Lazzeroni e il suo mulino diroccato, dove dal minuscolo laghetto sottostante si ha la sensazione che da un momento all'altro una ninfa possa uscire dalle sue acque cristalline.
E’ possibile visitare anche la cappella in sasso immersa in un bosco e ammirare un paesaggio magnifico. La cappella si trova ai Poggioli a pochi kilometri da Casa Trogoni, all’interno ho ritratto il Vescovo Bartolomeo Evangelisti missionario in India e che ha voluto la Cappella proprio in quel punto, dopo la sua morte. All’interno c’è un’altra mia piccola opera che ha fatto molto discutere.
A pochi chilometri c'è il Rifugio di Monte Cavallo dove è possibile mangiare a prezzo molto contenuto specialità montanare (si raccomanda la prenotazione).
Per chi vuole fare il viaggio con me da Bologna, il ritrovo è alle ore 8.00 di domenica 18 ottobre presso il parcheggio di Casalecchio di Reno che si trova di fianco alla biblioteca comunale dove è possibile vedere nella piazzetta una mia opera contro la guerra. La visita al museo è gratuita. Ricordo che negli ultimi 500 metri la strada che conduce a Casa Trogoni non è asfaltata, ma agevole. Si raccomanda di dotarsi di scarpe comode (no tacchi).
E’ anche possibile venire a Casa Trogoni per conto proprio e in orari che si ritiene opportuni, ricordando che ci vuole circa 1 ora e 20 minuti da Bologna e da Firenze e Pistoia. L’importante è ricordarsi che una volta giunti a Casa Boni dal fondo valle occorre sempre tenere la sinistra dopo dieci minuti si arriva a Casa Trogoni, al bivio del paese prendere la parte alta.
Ovviamente la visita alla Casa Museo è gratuita e io vi farò da cicerone e si può anche mangiare a sacco se uno non vuole muoversi.
Per informazioni e prenotazioni inviare una mail a carlo.soricelli@gmail.com.
Grazie!

Carlo Soricelli

Informazioni utili per dormire e mangiare
Pro Loco di Casa Calistri
via Casa Calistri, 2 40045 Granaglione (BO)
telefono 0534 77 84 01
Rifugio Monte Cavallo (Cooperativa Sociale Campeggi Monghidoro)
via Monte Cavallo, 1 40045 Granaglione (BO)
telefono 0534 21 329
Bed & breakfast “La Presa”
Casa Moschini 22, 40045 Granaglione (BO)

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From: Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it
To:
Sent: Friday, October 09, 2015 4:58 PM
Subject: LE CLAUSOLE SOCIALI A TUTELA DEI LAVORATORI NEI CAMBI DI APPALTO

Il primo obiettivo nei casi di cambio di appalto è quello di non far applicare i contratti a tutele crescenti previsti dai Decreti attuativi del Jobs Act con una campagna politica e sindacale rivolta agli enti pubblici.
Detto ciò vediamo alcuni aspetti inerenti il  rapporto di lavoro e la clausola sociale di esecuzione premettendo che il primo compito di una organizzazione sindacale è quella di attivarsi prima della scrittura di un appalto,  quando si è ancora nella fase embrionale e così facendo ottenere clausole a tutela dei posti di lavoro, clausole che non sempre possono avere una pezza di appoggio nei contratti collettivi nazionali di riferimento (per esempio l’articolo 4 del CCNL multiservizi).
In alcune gare di appalto troviamo scritta una clausola standard (generica ma in molti casi sufficiente).
In caso di aggiudicazione, l’Appaltatore si impegna, in via prioritaria, ad assumere e utilizzare per l’espletamento dei servizi, qualora disponibile, il personale precedentemente adibito al servizio quali soci lavoratori o dipendenti del precedente aggiudicatario, a condizione che il loro numero e la loro qualifica siano armonizzabili con l’organizzazione d’impresa prescelta dall’Appaltatore subentrante, anche al fine di garantire i livelli occupazionali e la continuità del servizio, fondamentale per i servizi oggetto di gara.
Non si tratta di una clausola che dia certezza assoluta anche sotto il profilo del mantenimento delle ore (spesso i contratti dominanti sono part time) e dei posti di lavoro perché la natura dell’appalto può essere suscettibile di qualche modifica e l’organizzazione di impresa della azienda o cooperativa subentrante potrebbe essere in contrasto con la conservazione dei posti di lavoro e dei contratti.
Proprio per questa ragione il contratto di appalto deve essere scritto in modo tale da evitare interpretazioni univoche e restrittive da parte del vincitore, vincolarlo il più possibile al rispetto di procedure, servizi per i quali personale qualificato e già operante nel medesimo appalto diventi in qualche modo indispensabile.
Di solito si prevede che le stazioni appaltanti possano esigere condizioni particolari per l’esecuzione del contratto, sempre che le stesse risultino compatibili con il diritto comunitario e, con i principi di parità di trattamento, non discriminazione, trasparenza, proporzionalità.
Alcune amministrazioni locali sono arrivate al punto di giudicare la clausola a salvaguardia dei posti di lavoro una sorta di turbativa di mercato ma anche in questo caso non ci sono gli estremi per una decisione che lasci fuori i lavoratori.
L’attenzione degli enti pubblici è rivolta solo agli aspetti formali (bando, lettera d’invito, capitolato speciale) con il rispetto di tutti i doveri pubblicitari previsti dalla legge, ma attenzione: la presenza di clausole sociali non  deve determinare, direttamente o indirettamente, conseguenze discriminatorie nel mercato Europeo. La conservazione dei posti di lavoro non può dirsi in contrasto con le normative comunitarie, soprattutto se la natura dell’appalto è tale da avere alle sue dipendenze persone con particolari difficoltà di inserimento, con situazioni sociali e familiari disagiate.
Le stazioni appaltanti devono quindi garantire la libera circolazione dei mezzi e dei servizi, ma la conservazione dei posti di lavoro non stride con questi principi, mentre altro discorso vale per le modalità e i criteri di aggiudicazione che ai fini strettamente sindacali non ci interessano.
Quanto poi alle cooperative di tipo B, ricordiamo che queste sono tenute ad assumere una certa quota (almeno il 30% ) di personale tra le figure svantaggiate e quindi hanno alcune tutele in più e la stazione appaltante, privata o pubblica che sia, può inserire nel bando la clausola sociale a salvaguardia di queste figure svantaggiate (non solo loro, ma l’intero organico facente parte dell’appalto).
Ciò non mette al riparo da eventuali cambiamenti organizzativi che possano anche determinare un appalto al ribasso con perdita di ore ma sicuramente non ci sono gli estremi per giudicare turbativa o illegale una clausola sociale che esplicitamente preveda la conservazione del posto fin dalla scrittura del bando
Ricordiamo poi che con l'articolo 29 del D.lgs.276/03 era prevista la responsabilità solidale del committente almeno per quanto riguarda gli obblighi retributivi e contributivi maturati (stipendi e contributi pensionistici), riprendendo l'articolo 2112 del Codice Civile che nel caso del trasferimento di azienda sanciva la continuità del rapporto di lavoro senza alcuna interruzione (quindi nessun licenziamento e successiva riassunzione, ma solo continuità del rapporto di lavoro pur con aziende/cooperative diverse). Il Codice Civile prevedeva poi la piena applicazione del contratto nazionale di lavoro o l'applicazione del nuovo CCNL adottato dalla azienda subentrante.
Lo stesso regime di solidarietà veniva applicato nei casi di cessione di un ramo di azienda, ma nel nostro caso avveniva solo se oltre al personale ci fosse anche una cessione di beni.
Queste clausole, recepite in alcuni, ma non tutti i contratti nazionali, scaturivano dalla necessità di garantire i posti di lavoro con la fine di un appalto.
Negli appalti pubblici la clausola viene inserita direttamente nel bando di gara in modo da rendere automatico il diritto alla conservazione del posto di lavoro trasferendo lavoratori a carico del futuro aggiudicatario.
Qui potrebbero sorgere alcune obiezioni soprattutto in enti pubblici meno attenti alla forza lavoro, ma il diritto comunitario non è in contrasto con la clausola sociale che non rappresenta alcuna discriminazione verso aziende e cooperative che partecipino ad un bando di gara.
Detto ciò non esiste alcun obbligo di assunzione di tutto il personale, chi si aggiudica un appalto può accampare la motivazione della diversa organizzazione del lavoro e così risparmierà su qualche assunzione o magari diminuirà il monte ore di alcuni lavoratori.
Spetta quindi all'appaltante il compito di verificare se sussistono le condizioni per non riassorbire la totalità del personale, insomma l'ente pubblico deve verificare in cosa consista l'effettivo mutamento tecnico e organizzativo e eventualmente disconoscerlo, il che impegna l'ente pubblico a un ruolo attivo e non solo di mero spettatore. Molto dipende comunque da come un bando di gara viene effettivamente scritto
In tutti i casi esiste l'obbligo a convocare la RSU o la RSA durante il cambio di appalto e avviare una trattativa. Per questo i lavoratori e le lavoratrici devono organizzarsi sindacalmente con i Cobas e non affidarsi solo alle vaghe promesse di CGIL, CISL, UIL.
Ci sono poi alcuni CCNL, per esempio quello del trasporto e spedizioni merci per il settore artigiano, che prevedono (all'articolo 42 bis) la priorità di assunzione per il personale già presenti nella precedente gestione, ovviamente sempre in presenza di  pari condizioni dell'appalto (da qui la necessità che l'appalto non sia al ribasso).
Ma ci sono altri contratti nazionali che non prevedono clausole sufficienti perchè i sindacati maggiormente rappresentativi hanno scelto di non tutelare fino in fondo i lavoratori e le lavoratrici per conflitti di interessi, per esempio, con il terzo settore e le cooperative sociali.
Per concludere crediamo che in presenza di una organizzazione sindacale combattiva e non compromessa e con la partecipazione attiva dei lavoratori e delle lavoratrici ci siano le condizioni per scongiurare licenziamenti nei cambi di appalto avvalendosi anche di una giurisprudenza che ad oggi, con i contratti nazionali vigenti, vincola i datori di lavoro al rispetto di alcune regole.
Ma ribadiamo la necessità che si vigili sull'operato delle pubbliche amministrazioni fin dalla scrittura delle gare di appalto.


Per approfondimenti:

Cobas Pisa

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From: Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
To:
Sent: Sunday, October 11, 2015 9:24 AM
Subject: 63° GIORNATA DELLE MORTI SUL LAVORO

Oggi è la 63° celebrazione giornata che l’ANMIL tutti gli anni mette in campo per ricordare le morti sul lavoro.
Ma come curatore dell’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro voglio mostravi un grafico che un ingegnere, che è stato anche un imprenditore, mi ha fatto per far conoscere agli italiani cosa è successo su questo fronte dopo l’introduzione della Legge Fornero (il grafico è visionabile all’indirizzo http://cadutisullavoro.blogspot.co.uk).
Il grafico mostra un aumento molto significativo delle morti sui luoghi di lavoro tra gli ultrasessantenni.
Al sensibile ingegnere ho mandato il numero complessivo delle morti sui luoghi di lavoro degli interi anni 2013/14 e al 9 ottobre di quest’anno, e quanti di questi sono morti che avevano un’età superiore ai 61 anni. Come potete vedere c’è da rimanere scioccati guardando il grafico.
Oltre un aumento generalizzato delle morti che anche l’INAIL registra tra i suoi assicurati, la situazione si aggrava ulteriormente tra i lavoratori anziani. Al 9 ottobre 2015 su 540 morti complessivi sui luoghi di lavoro ben 169 hanno un’età superiore ai 60 anni.
Ricordiamo per la milionesima volta che stiamo parlando dei morti sui luoghi di lavoro e che se si aggiungono i morti sulle strade e in itinere si arriva a superare i 1.150 morti complessivi. L’incremento non si può spiegare solo con la casualità, ma come appare anche logico dai tantissimi lavoratori anziani costretti a lavorare e a svolgere anche lavori pericolosi con l’introduzione della legge Fornero.
Salute malferma, acciacchi, male alle gambe e alle braccia, riflessi poco pronti in un’età avanzata, poco hanno contato per chi ha approvato questa legge. Ricordiamo che tanti di questi che con la crisi hanno perso il lavoro non sono riusciti a trovarne un altro in regola e trovandosi senza stipendio e senza pensione sono costretti a svolgere anche lavori pericolosi.
Poi occorre ricordare che non ci sono solo gli infortuni mortali, ma anche quelli gravi e meno gravi che oltre alla sofferenza di chi lo subisce provocano un enorme esborso per le casse dello Stato. Poi tra qualche giorno ci occuperemo anche delle devastazioni del Jobs Act che di fatto non tutela più i nuovi assunti anche sul fronte della Sicurezza.
Il giorno 11 ottobre 2014 i morti sui luoghi di lavoro erano 525, oggi 11 ottobre 2015 sono 545, l’aumento è del 3,7%. Ma l’INAIL registra tra i suoi assicurati un aumento superiore al 10%. Perché questa differenza sostanziale?
Il Jobs Act ha incentivato con una forte iniezione di denaro l’assunzione di lavoratori che prima lavoravano in nero, erano partite IVA ecc. Praticamente c’è un grandissimo vantaggio ad assumere questi lavoratori che adesso sono assicurati all’INAIL.  Stipendi bassi, licenziabili quando e come si vuole, silenzio sui propri diritti e sulla sicurezza. Una manna insomma sempre per i soliti noti.
I nonni dovrebbero trasmette il loro sapere ai nipoti, non morire lavorando.
Pochi giorni fa a Rubano, Remo Di Leta a 77 anni è morto schiacciato da una lamiera mentre stava demolendo una vecchia chiatta. 

Carlo Soricelli
Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro

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From: Rete Nazionale Sicurezza sui luoghi di lavoro e territori bastamortesullavoro@gmail.com
To:
Sent: Monday, October 12, 2015 8:44 AM
Subject: APPELLO PER UN PRESIDIO/MANIFESTAZIONE ALL'AVVIO IL 20 OTTOBRE DEL PROCESSO ILVA DI TARANTO

Il 20 ottobre comincia dopo una lunghissima e combattuta udienza preliminare il vero e proprio processo alla famiglia di padron Riva e a tutti i suoi complici che hanno reso tristemente famosa l'ILVA come “fabbrica della morte” e Taranto come “capitale del popolo inquinato”.
Il processo ILVA mostra esemplarmente il sistema del capitale ed è il “padre” di tutti i processi di questo tipo. Gli imputati sono tutte le espressioni del sistema economico, politico, istituzionale, dai grandi capitalisti ai loro agenti, dai rappresentanti delle Istituzioni, parlamentali, regionali e locali, a esponenti della Digos e delle Forze dell'Ordine, dai dirigenti degli Enti che dovevano controllare, fino a preti vicino ai vertici della chiesa.
Mancano, ed è una grave lacuna del processo, i vertici e i rappresentanti in fabbrica dei sindacati confederali. E il quadro del sistema borghese sarebbe completo.
L'ILVA è al centro oggi della contraddizione epocale tra gli interessi del capitale e gli interessi degli operai e delle masse popolari, tra la logica del profitto e la salute, la vita degli operai e delle masse popolari.
Ma il processo ILVA è oggi soprattutto espressione dell'azione dei governi, e oggi in particolare del governo Renzi, che in nome di salvare gli interessi dei padroni e gli interessi dell'economia nazionale dei padroni legati alla produzione dell'ILVA, non hanno esitato e non esitano ad agire contro il processo con decreti e azioni ad hoc che ne vogliono impedire lo svolgimento, mettere al riparo gli imputati e negare giustizia e risarcimento a operai e masse popolari.
L'ILVA mostra in maniera esemplare come lo Stato sia sempre e solo al servizio del capitale. La gestione attuale di Stato e di governo dell'ILVA mostra che l'intervento dello Stato borghese serve solo per socializzare le perdite e in futuro, nuovamente, privatizzare i profitti.
Per questo il processo ILVA è una grande scadenza nazionale.
E' a questa scadenza nazionale che chiamiamo come operai dell'ILVA, lavoratori del cimitero luogo di massima concentrazione di inquinamento ai Tamburi, proletari e famiglie dei quartieri Tamburi e Paolo VI, costituitisi parte civile autorganizzati al processo con l'appoggio dello Slai Cobas per il sindacato di classe e la Rete nazionale per la sicurezza e la salute sui posti di lavoro e territori, a un
Chiamiamo tutte le realtà collettive e individuali, impegnate nella lotta anticapitalista e contro le devastazioni ambientali e territoriali, a mandare l'adesione, a propagandare la scadenza in tutte le forme e in tutti i luoghi di lavoro, territori, scuole, università, ecc. e a partecipare personalmente o con delegazione al presidio/manifestazione nazionale al Tribunale, alla fabbrica e al quartiere Tamburi per il 20 ottobre.

cellulare: 347 11 02 638

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From: Claudio Gandolfi clgand@libero.it
To:
Sent: Monday, October 12, 2015 2:39 PM
Subject: SICUREZZA SUL LAVORO: LA FORTUNA NON BASTA A SALVARSI...

Parlando sabato 10 all’assemblea di Unimpresa di Treviso, Renzi ha detto che “Lo Stato ha il compito non di dare a tutti un reddito, ma di creare le condizioni per un lavoro per tutti”.
Voglio leggere in queste parole la volontà del suo Governo non tanto di garantire per tutti “la sicurezza del posto di lavoro”, quanto bensì di garantire “la sicurezza sul posto di lavoro per tutti”.
I numeri ci raccontano che questo ancora non è e che, al contrario, la penisola del lavoro è una lunga striscia di sangue, dove a ogni ricorrenza e/o tragedia si ripete la stessa fastidiosa litania del dispiacere, dello sgomento, del “non deve succedere mai più”;
E’ successo anche domenica 11, in occasione della 65° giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro, quando ANMIL ha reso noti i dati INAIL relativi agli infortuni sul lavoro nei primi 8 mesi del 2015.
Questi dati infatti ci mandano un segnale molto preoccupante perché, se da un lato in numero assoluto gli infortuni sono diminuiti del 4,14% rispetto al 2014, dall’altro quelli mortali (al contrario) sono aumentati del 15,33% passando da 652 a 752.
Nel perdurare della crisi economica questo significa semplicemente una cosa, ovvero che “SI LAVORA DI MENO MA SI MUORE DI PIU’”!
Siamo una “Repubblica Democratica fondata sul Lavoro” ma in nome del risparmio, della crisi che morde, della concorrenza al ribasso, della deregolazione delle norme per togliere lacci e lacciuoli alle imprese, sono ancora tanti, troppi gli imprenditori per cui la sicurezza non è un valore su cui investire ma un “costo da tagliare”.
Per me la “buona politica” dovrebbe occuparsi anche di questo, mettendo in atto misure e condizioni che lascino fuori dal mercato del lavoro i “banditi”, perché sul lavoro la “fortuna” non basta per tornare a casa tutte le sere “interi” e con le proprie gambe...

Claudio Gandolfi
Bologna

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From: Franco Mugliari fmuglia@tin.it
To:
Sent: Monday, October 12, 2015 4:42 PM
Subject: MORTI SUL LAVORO: NEL 2015 UNO AL MESE IN PROVINCIA DI BOLZANO

9 morti nei primi 9 mesi del 2015 è il tragico bilancio denunciato ieri nel corso della 65°  giornata dedicata al ricordo delle vittime sul lavoro. Ma oltre ai morti non vanno dimenticati i 15 mila infortuni e malattie professionali, invalidanti e non, che collocano la provincia di Bolzano ai primi posti in Italia sulla base dei ben più oggettivi indici infortunistici (rapporto tra numero degli infortuni e numero di ore lavorate).
Nel 2014 i morti in Alto Adige erano stati 15, quindi un dato superiore a quello del 2015 arrivato peraltro solo a tre quarti del suo cammino. Ma non si può tacere di fronte allo strano criterio di valutazione del dato infortunistico introdotto un paio di settimane fa nel corso del seminario bolzanino con il procuratore della Repubblica di Torino, dottor Guariniello. In quella sede si disse che se è vero che i morti in Alto Adige sono stati 15, ben 4 erano contadini e per 2 si trattava di incidenti stradali (infortuni in itinere). Procuratori della Repubblica e dirigenti dell’Ispettorato del Lavoro presenti in sala e sul palco; che qualcuno abbia battuto ciglio?
Una volta per infortunio mortale sul lavoro si intendeva quello accaduto a soggetti titolari di una posizione assicurativa, con esclusione quindi di quelli che coinvolgevano soggetti non assicurati (lavoratori in nero), oppure che accadevano nel tragitto casa/lavoro o a chi, ultrasettantenne, moriva cadendo da un albero raccogliendo ciliegie. E nel conto non rientrava nemmeno chi moriva per un tumore determinato dall’aver maneggiato per anni sostanze nocive non comprese nell’apposita tabella INAIL. E poi, che volete, fumava anche.
E mentre il sistema legislativo si evolveva riconoscendo l’infortunio in itinere e affermando che per malattia professionale si intende qualsiasi patologia che il lavoratore riesca a dimostrare stia in una relazione causale con il lavoro (tabellata o meno), ecco il nuovo sistema di calcolo “salva-coscienze”: sono infortuni sul lavoro solo quelli per i quali Procura della Repubblica e Ispettorato del Lavoro devono avviare un’indagine per la definizione di eventuali responsabilità penali. E state tranquilli che con la penuria di magistrati e di ispettori le cose non potranno che andare meglio in futuro. In fondo a chi volete dare la colpa quando il contadino arando il proprio campo rimane schiacciato dal proprio trattore? In agricoltura, si sa, sono tutti lavoratori autonomi (chissà chi li paga i raccoglitori che in queste settimane lavorano alla raccolta di mele e uva) e quindi i controlli sono inutili.
E sindacati? Dopo aver sbraitato per anni con la richiesta di “un carabiniere in ogni azienda” oggi, a 20 anni di distanza dall’entrata in vigore della 626 (oggi D.Lgs.81/08) scoprono gli organismi paritetici. E chiedono giustamente che questo importante strumento di co-gestione delle problematiche della sicurezza sul lavoro venga istituito (per la cronaca è compito delle parti sociali istituirli e pare che abbiano firmato un protocollo di intesa in tal senso), ma non può essere evidentemente un organo di controllo.
E tutto ciò mentre la Provincia autonoma di Bolzano presenta un disegno di legge per abolire le ispezioni, o meglio, per sostituire alle sanzioni penali, oggi previste dalle normative in materia di sicurezza, ben più lievi sanzioni amministrative, di fatto trasformando l’ispettorato da organismo di vigilanza a organo di consulenza.
Lo ha denunciato Mauro Parisi su “Italia oggi” (quotidiano filo-imprenditoriale) dello scorso 22 settembre. “L’intenzione manifesta è che in Alto Adige si possano adottare direttive cogenti volte a recare il minore intralcio possibile al normale esercizio delle attività di impresa. E ciò, non soltanto mediante la riduzione dei controlli nelle imprese, ma perfino la loro eliminazione”.
E i sindacati? I partiti politici di opposizione? Silenzio.
Qualcuno forse qualche giorno fa avrà letto che è stata approvata (ma non ancora in via definitiva) la norma che modifica l’articolo 117 della Costituzione che prevede una diversa distribuzione delle competenze tra lo Stato, le regioni e le province autonome.
La tutela della salute e la sicurezza sul lavoro torneranno tra le materie di competenze dello Stato. Ma non sarà così per le province autonome di Trento e Bolzano che continueranno ad avere in materia quella competenza concorrente (secondaria) di cui godono in virtù dello statuto di autonomia. E quindi se non si interviene localmente a livello politico e sindacale, il progetto di definitiva sepoltura delle attività di prevenzione degli organi di controllo sarà completato.
Asciugata la lacrimuccia? Tirato su il “moccio” dovuto alla commozione nell’ascoltare il richiamo dei dirigenti ANMIL ad una maggiore prevenzione? Bene, e allora avanti come sempre. Ci rivediamo il prossimo anno per la 66° celebrazione della giornata nazionale dei caduti sul lavoro.

Franco Mugliari alias Muglia La Furia

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From: CUB Sanità Firenze cubsanita.firenze@libero.it
To:
Sent: Monday, October 12, 2015 6:17 PM
Subject: INCONTRI DI FORMAZIONE SINDACALE

INCONTRI DI FORMAZIONE SINDACALE
Sala dei marmi, Parterre
piazza della Libertà
Firenze
La CUB Sanità di Firenze invita i propri delegati, gli iscritti, e tutti i lavoratori a un ciclo di incontri pomeridiani con l'obiettivo di fornire una preliminare consapevolezza dei problemi sindacali, degli strumenti e delle logiche di azione in ambito sindacale e di tutela dei lavoratori.
Gli incontri hanno lo scopo di favorire anche la comprensione dell'attività e degli obiettivi dell'organizzazione rispetto all'azione di autotutela del singolo lavoratore. 
PROGRAMMA
VENERDI’ 23 OTTOBRE 2015
“Introduzione al ruolo del sindacato e delle relazioni sindacali”
Maurizio Barsella
CUB Toscana
VENERDI’ 30 OTTOBRE 2015
“Le fonti del diritto del lavoro: Leggi, Contratti e Accordi”
Andrea Ranfagni
Centro Studi Diritti e Lavoro
MARTEDI’ 24 NOVEMBRE
“Principali tutele dei lavoratori dipendenti”
Andrea Ranfagni
Centro Studi Diritti e Lavoro


VENERDI’ 4 DICEMBRE
“La tutela della sicurezza e della salute sui luoghi di lavoro”
Gino Carpentiero, Marco Spezia
Operatori della prevenzione
Sportello salute Medicina Democratica
TUTTI GLI INCONTRI avranno inizio alle 16:30 e prevedono una relazione di circa un'ora e mezzo per dare spazio al dibattito

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From: Teoria & Prassi teoriaeprassi@yahoo.it
To:
Sent: Tuesday, October 13, 2015 10:11 AM
Subject: CRESCE L’OPPOSIZIONE DI MASSA AI TRATTATI NEOLIBERISTI

Si succedono in molti paesi europei le manifestazioni contro i trattati di libero scambio (il TTIP, il CETA e il TiSA) che USA e UE stanno negoziando in segreto. A Berlino hanno dimostrato in 250.000. La mobilitazione prosegue e si estende fino al 17 ottobre, giornata in cui vi sarà un grande presidio a Bruxelles, nella consapevolezza che il TTIP pregiudicherà la vita dei lavoratori e dei giovani.
Questi trattati ispirati dal neoliberismo andranno infatti ad incidere sui regolamenti che garantiscono un minimo di condizioni e di tutele in materia lavorativa, ambientale, dell’alimentazione e in relazione ai servizi pubblici.
Il TTIP, in particolare, si incentra sui cambiamenti nelle regolamentazioni affinché le multinazionali possano penetrare più facilmente in settori che vengono visti come mercati appetitosi per i loro voraci interessi.
Un aspetto distintivo del TTIP è la spinta al processo di privatizzazione di tutto ciò che è pubblico. Un esempio è l'acqua: il TTIP (assieme al TISA, il trattato parallelo sui servizi pubblici) mira a privatizzare tutti i servizi pubblici comprese le reti idriche, quelle fognarie e la depurazione.
Nelle dichiarazioni pubbliche dei leader europei, del PD e delle destre, si afferma  che questo accordo favorirà la crescita e l'occupazione. Sono menzogne spudorate!
Il TTIP e gli altri trattati produrranno soprattutto una maggiore concentrazione di capitali e ricchezze nelle mani delle imprese capitalistiche più grandi e con maggiori risorse.
In conseguenza di ciò vi sarà l'eliminazione di migliaia di posti di lavoro in diversi settori e un’ulteriore pressione verso il basso dei salari e dei diritti.
Gli unici beneficiari dei trattati saranno le grandi imprese europee e statunitensi che avranno mani libere per ottenere il massimo profitto, senza restrizioni né regolamenti.
Con questi trattati viene anche ridefinito il ruolo della politica e delle istituzioni borghesi, che saranno chiamati dai capitalisti ad approvare rapidamente leggi e regolamenti per soddisfare le esigenze del massimo profitto. Il governo antidemocratico e antipopolare di Renzi rappresenta in pieno questa tendenza.
Chiaramente il TTIP, il CETA e il TiSA sono anche rivolti contro i paesi dipendenti, più poveri.
Denunciamo lo sporco gioco che si sta consumando sulle nostre teste.
Diciamo NO ai trattati neoliberisti sviluppando l’opposizione di massa, senza coltivare nessuna illusione sul ruolo delle istituzioni imperialiste!
Fuori dall’UE, dall’euro e dalla NATO!
Togliamo ogni legittimità ai politicanti borghesi che ci vogliono rovinare la vita e il futuro!

13 ottobre 2015
Piattaforma Comunista per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

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From: Carlo Soricelli carlo.soricelli@gmail.com
To:
Sent: Wednesday, October 14, 2015 9:04 AM
Subject: INTERVISTA SULLE MORTI SUL LAVORO DELLA IENA OPERAIA

Cari amici vi segnalo il link con l'intervista che mi ha fatto la trasmissione Iena Operaia sulle morti sul lavoro:

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From: Davide Hanau hanaudavide@yahoo.it
To:
Sent: Wednesday, October 14, 2015 10:42 AM
Subject: INCONTRO SUGLI ASPETTI DELLA SICUREZZA NELLE COLLABORAZIONI TRA AUTONOMI

Ciao
a seguire l'incontro che organizzo alla fine della settimana prossima.
Spero di vedervi in tanti.
Davide Hanau

INCONTRO INFORMATIVO GRATUITO: ADEMPIMENTI SULLA SICUREZZA
“LE COLLABORAZIONI TRA LAVORATORI AUTONOMI: ASPETTI CRITICI RISPETTO ALLE NORME DI SICUREZZA”
L'evoluzione dell'organizzazione del lavoro nell'ultimo decennio ha reso estremamente comune la formula di 2 o più lavoratori con partita IVA che collaborano per portare avanti gli incarichi affidati.
La legislazione di riferimento rimane invece ancorata allo schema di aziende di grandi dimensioni con un datore di lavoro che non effettua interventi manuali, ma semplicemente coordina, e dei lavoratori dipendenti con molteplici tutele.
L'autonomo è concepito come lavoratore che opera sempre da solo.
Questo vuoto legislativo rispetto a un settore come il giardinaggio, e ancor di più dell'arboricoltura, dove paradossalmente lavorare da soli risulta assolutamente scorretto per la sicurezza, genera grandi dubbi che portano alcuni a definire irregolare queste collaborazioni.
Analizzeremo il punto, senza pretesa di arrivare a una soluzione che al momento non esiste, partendo da dati e considerazioni certe, per poi sviluppare un dibattito aperto in base alle esperienze di ognuno.

Relatore: dottor Davide Hanau
Data e orario: venerdì 23 ottobre 2015 ore 14:00
Sede: Penta.com via Vallescura, 12/2 Bologna
L'incontro è gratuito, la prenotazione obbligatoria.
Per prenotare la partecipazione:
telefonare al numero 051 64 47 972 Federica (Penta.com)
oppure inviare una mail a federica@pentacomsrl.com

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From: Posta Resistenze posta@resistenze.org
To:
Sent: Thursday, October 15, 2015 2:16 AM
Subject: RIFORMA DELLA CONTRATTAZIONE = FINE DEL CONTRATTO NAZIONALE

Da USB Italia
09/10/15

La trattativa sulla cosiddetta "riforma della contrattazione" tra CGIL, CISL, UIL e Confindustria, è stata interrotta apparentemente in modo unilaterale dal Presidente Squinzi che ha affermato che sarebbe inutile continuare, viste le posizioni del sindacato.
Possiamo soltanto immaginare quanto "avanzate e rivoluzionarie" possano essere le posizioni di CGIL, CISL, UIL: quindi Confindustria persegue evidentemente altri obiettivi.
Squinzi aveva condizionato il rinnovo dei contratti nazionali in scadenza all'accordo con CGIL, CISL, UIL sulla riforma del modello contrattuale. Ma aveva anche previsto che il contratto nazionale dovrebbe trasformarsi in una cornice con poche regole generali e con gli aumenti contrattuali per tutte le aziende che non praticano la contrattazione decentrata o di secondo livello,  pretendendo anche di non applicare più il principio dell'inflazione programmata perché "troppo favorevole per i lavoratori".
Tutto ciò che è relativo invece a orari, flessibilità, turnazioni, organizzazione del lavoro ecc., andrebbe affrontato a livello aziendale come pure gli aumenti salariali che dovranno essere legati alla produttività aziendale. Una produttività che non dipende principalmente dai ritmi e dagli orari di lavoro, ma dall'andamento del mercato, dalle innovazioni tecnologiche, ecc.
Nella contrattazione decentrata poi dovrebbero essere inseriti anche elementi di welfare aziendale relativi alla salute/sanità (privata naturalmente) e alla previdenza complementare, in linea con la distruzione dei diritti e dei servizi sociali pubblici che Renzi sta attuando.
Si dovrebbe poi cominciare a discutere della partecipazione dei lavoratori alla gestione aziendale, sull'esempio tedesco, che a prescindere dal modello economico e politico che sottende, anche dal punto di vista esclusivamente economico, in tempi di crisi economica ormai permanente,  non dà proprio l'idea di un futuro sereno.
La rottura con CGIL, CISL, UIL si è verificata soprattutto rispetto ai tempi e alle modalità di entrata in vigore delle  nuove norme: se già con i prossimi rinnovi contrattuali come vuole Squinzi con la CISL consenziente, o nei prossimi come chiede la CGIL.
Quindi Squinzi afferma che di rinnovo dei Contratti nazionali ora non se ne parla e in ciò si inserisce la decisione del Governo Renzi che, pienamente convinto della necessità di svuotare rapidamente il Contratto nazionale, oltre a continuare a tener bloccati il Contratto dei dipendenti pubblici,  annuncia una legge per l'introduzione del "salario minimo", tra l'altro già previsto dai Decreti attuativi del Jobs Act.
Più che di "salario minimo" sembrerebbe trattarsi di un "salario al minimo", se è vero che si vocifera una cifra di 6 euro l'ora o poco più, che corrisponde a circa la metà della media prevista nei contratti nazionali esistenti.
L'adozione di un "salario minimo" di quell'entità per legge, quindi sottratto alla contrattazione, fa subito venire in mente che le aziende faranno a gara, come fece la Fiat di Marchionne, per uscire da Confindustria e conseguentemente dal Contratto nazionale di riferimento per poter poi applicare una normativa e salari contrattati a livello aziendale.
Certo al personale già assunto, salvo licenziamenti e successive riassunzioni, cosa questa non da escludere, non si potrebbe ridurre lo stipendio, ma ai nuovi assunti si applicherebbe da subito il contratto aziendale e i nuovi aumenti sarebbero per tutti legati esclusivamente alla produttività, con enormi tagli al costo del lavoro e risparmi notevolissimi per le aziende.
Ma allora, come associazione dei datori di lavoro, se potrebbe uscire ridimensionata nel proprio ruolo e nel potere di contrattazione generale con il sindacato e con le istituzioni, perché mai Confindustria decide di rompere la trattativa con CGIL, CISL, UIL e affidarsi all'intervento del Governo?
Potrebbe essere soltanto un bluff per tentare di alzare la posta nella trattativa con il sindacato e ottenere maggiori margini di guadagno.
Potrebbe aver concordato con il Governo una soluzione legislativa che riduce i salari, svuota il contratto nazionale, ma lascia a Confindustria una sorta di monopolio di rappresentanza nell'ambito delle aziende.
O, infine, potrebbe essere il risultato di un pre-accordo con lo stesso sindacato per inscenare una farsa che, come al solito, vedrebbe la CISL sull'uscio e in procinto di entrare, la UIL a metà strada e la CGIL un po' più lontana, ma tutti in movimento verso la stanza dei bottoni e del banchetto ufficiale che consacrerebbe un accordo al massacro, ma magari dopo qualche volto indignato alla TV o magari qualche scioperetto da operetta per dimostrare di aver fatto il massimo e di aver ottenuto il possibile.
Quale che sia il perché, il risultato non cambierebbe: addio Contratto nazionale, strumento solidaristico e di acquisizione generale di migliori condizioni di lavoro e di un progressivo incremento del salario per tutti. Addio addirittura anche a quel parzialissimo recupero dell'inflazione al quale eravamo abituati e aumenti salariali legati esclusivamente alla produttività e a un merito che, sempre a discrezione dell'azienda, suona come premio a chi non crea problemi, a chi non sciopera, a chi non si ammala, a chi non fa figli.
E in questo progetto i bassi salari saranno parzialmente compensati da un modello di relazioni sociali che prevederà un welfare aziendale che accompagnerà il lavoratore nel suo percorso di vita e pian piano sostituirà al ribasso l'intervento dello stato sociale che verrà progressivamente privatizzato in ogni suo aspetto: dalla scuola alla sanità, dall'abitare alla maternità, ecc.
Della serie: o paghi o crepi!
Da sottolineare anche un altro aspetto non marginale in questa partita generale sulla "riforma della contrattazione". Questo è un obiettivo non soltanto di Confindustria e di Renzi, ma è ciò che è stato chiesto alla Grecia nel famoso memorandum che si dovrà rispettare per ottenere prestiti da strozzini, ed è la stessa richiesta fatta da Draghi e Trichet all'Italia nel 2011.
Le cambiali si pagano e nessuno può far finta di nulla: che questo passi sulla testa di milioni di persone, di donne e di uomini che non arrivano a fine mese, che perdono una casa e qualsiasi certezza, che vengono licenziati o che non riescono a godersi un giorno di pensione, per loro è poca cosa.
E se serve ridurre gli spazi democratici, sfregiare la democrazia, uccidere il diritto allo studio, il diritto alla salute, il diritto ad una pensione, il diritto di sciopero...non è importante!
Tenteranno di passare su tutto come un carro armato. L'importante è assicurare profitti e margini di guadagno anche in un periodo di lunga crisi come l'attuale, costi quel che costi.
Si può e si deve fare qualche cosa. Si può e si deve reagire!
Costruire conflitto, costruire opposizione e dissenso è assolutamente necessario, ma non basta più.  Costruire un'alternativa sociale e sindacale è ormai una necessità impellente e chi ha più coscienza di ciò ha il dovere di impegnarsi in questo progetto.
Questo è ciò che stiamo facendo come Unione Sindacale di Base e i riscontri positivi arrivano ogni giorno dalle lavoratrici e dai lavoratori, dai pensionati e dai disoccupati, dai giovani e dai migranti che ogni giorno riempiono le nostre sedi e con i quali percorriamo urlando le piazze e le strade di questo paese.
Abbiamo buone gambe e tanta voce: non sarà facile far finta che non ci siamo!

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From: Posta Resistenze posta@resistenze.org
To:
Sent: Thursday, October 15, 2015 2:16 AM
Subject: BUTTANDO VIA LA PAURA

Lunedì 19 Ottobre ore 21
Circolo Dravelli, Strada Praciosa 11
Moncalieri (TO)
Proiezione e dibattito: I facchini in lotta, il granello nell'ingranaggio che inceppa le multinazionali.
Interventi di: Si Cobas e ANPI Grugliasco
* * * * *
BUTTANDO VIA LA PAURA: QUANDO I LAVORATORI SI ORGANIZZANO, LOTTANO E CONTANO
La crisi strutturale che ha investito le nazioni a capitalismo avanzato e globalizzato è stata per i padroni un'opportunità eccezionale. Lungi dal semplicistico ragionamento veicolato dai media per cui "la crisi colpisce tutti", le ristrutturazioni aziendali, le delocalizzazioni e i licenziamenti (attuati o anche solo minacciati) sono stati efficacemente utilizzati come destro per ottenere la completa regressione delle garanzie per i lavoratori e per ottenere un eccezionale compressione dei salari esistenti.
Tale meccanismo ha anche consentito di paralizzare i già non attivissimi sindacati concertativi che non hanno mai condotto una efficace azione di contrasto alla lotta di classe portata avanti in modo energico e spietato dal capitale.
Ma non ovunque è stato così.
Al fondo della scala salariale, i lavoratori del facchinaggio e della logistica, spesso composti anche da immigrati, precari, hanno trovato il modo, attraverso la reciproca solidarietà operaia e l'organizzazione, di mettere in campo efficaci lotte, scioperi e occupazioni contro un padronato spietato, che ha dovuto però compiere significativi arretramenti, sbattendo la testa contro la forza dei lavoratori.
Questi ultimi hanno saputo resistere sia alla forza dei padroni che a quella dello stato che ha attivato il processo penale e la prigione nei confronti dei resistenti.
Del resto, a fronte di "salari" inferiori a sette o addirittura cinque euro all'ora, ovvero in condizioni di lavoro massacranti e precarie, l'articolo 36 della Costituzione Italiana, per cui il lavoratore ha diritto ad una retribuzione "in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé ed alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa" deve esser sembrato se non una presa in giro, un'enorme ipocrisia.
Di fronte ad una classe padronale e alla politica loro amica che insieme hanno fatto carta straccia di questi diritti della Carta Fondamentale, la resistenza eroica di questi lavoratori e dei loro sindacati conflittuali ha certamente acquisito valore morale, ma soprattutto ha guadagnato il suo posto nella storia del movimento operaio in quanto è stata efficace, in un momento di quiescenza di altri vasti settori sindacali concertativi.
I facchini, con la lotta, hanno portato a casa i risultati, mostrando che la classe operaia è tutt'altro che finita e ridotta all'impotenza.
Hanno dimostrato che nel capitalismo è solo lo sfruttamento del lavoro da parte di pochi nei confronti di molti la fonte della ricchezza. Ricchezza la quale è distribuita in modo diseguale e indegno, proprio perché viene prodotta in questo modo.
Hanno mostrato, con la loro lotta, come questa diseguaglianza iniziale nella distribuzione della ricchezza è fonte di tutte le altre contraddizioni: dallo sfruttamento degli immigrati, all'assenza di abitazioni fruibili da lavoratori sempre più sfruttati, allo sfruttamento della donna o dei giovani, alla crisi delle periferie.
Soprattutto hanno dimostrato in quali condizioni la lotta è efficace: il settore in cui prestano il proprio lavoro (la logistica) è un tassello fondamentale del processo produttivo. Senza la consegna e la movimentazione delle merci la catena produttiva si ferma. Hanno dimostrato di saper sfruttare questa loro incidenza nella sfera di produzione della ricchezza, gettando via la loro paura per farla rinascere nei corpi e nelle menti del padrone, confermando che è proprio questa incidenza a fornire al movimento di lavoratori che lotta un potere enorme, tale da inceppare gli ingranaggi di grandi multinazionali, per regolare ed incidere nei rapporti tra le classi.
Hanno anche fatto comprendere come i concetti di classe, lotta di classe e contraddizione tra capitale e lavoro non possono essere soltanto compresi e sbandierati figurativamente, ma occorre soprattutto praticarli, tentando di unire ciò che il potere ed i padroni disuniscono.
Questa importante lezione di prassi consente di intravedere il dato politico fondamentale su cui ci si dovrebbe interrogare: per eliminare la diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza, occorre che siano gli stessi lavoratori produttori a decidere collettivamente come, dove, cosa e quando produrre per le necessità collettive, abbandonando l'anarchia produttiva del capitalismo e la realizzazione dei fini speculativi delle imprese private. Forse non si parlerebbe più di settori in dismissione con sacrifici occupazionali da chiedere ai lavoratori. Si parlerebbe di lavoratori che decidono insieme dove e come impiegare la propria forza produttiva che occuperebbe tutti nel modo dignitoso che quella norma costituzionale vorrebbe.
"Ditching the Fear" (Buttando via la paura) è un film documentario realizzato da Labournet TV, che racconta la lotta dei facchini e della logistica, di come, appunto "unusual things" ("cose insolite"), glossiamo provocatoriamente noi, sono accadute in Italia dal 2008. Racconta del terreno di scontro che hanno dovuto affrontare, di fronte alla Granarolo, all'IKEA, ai caporali e alle "cooperative" dei mercati generali.
"Parlando colle mie compagne, sono venuta a conoscenza sin dal 2012 del sindacato Si Cobas. Ma c'era molta paura, perché si viene messi in una condizione di servitù, sei così schiavizzato sul posto di lavoro che non puoi nemmeno dire..., bhe non dici niente, continui solo a lavorare, capo dopo capo, dopo capo... Così ho parlato con le mie compagne dal 2012 e non so come sia successo, ma è stata una gran fortuna" (Una lavoratrice Yoox, dal film).
Quali sono queste cose inaudite?
Che la classe operaia si organizza, lotta in modo efficace e non figurativo o per sola delega, e (cosa altrettanto inaudita) raggiunge in questo modo altrettanto inauditi risultati!

Enzo Pellegrin
12/10/2015

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From: Maria Nanni mariananni1@gmail.com
To:
Sent: Thursday, October 15, 2015 10:26 AM
Subject: SCIOPERI NAZIONALI DEI FERROVIERI DAL 22 AL 25 OTTOBRE 2015

CAT e CUB Trasporti hanno dichiarato una nuova azione di sciopero nazionale così articolata nei giorni 23, 24, 25 ottobre:
-         per il personale Cargo, sciopero dalle 21:00 del 22/10/15 alle 21:00 del 23/10/15;
-         per tutto il personale del Gruppo FSI e di TreNord e per il personale mobile della società NTV, sciopero dalle ore 21:00 del 24/10/15 alle ore 21:00 del 25/10/15.
Scioperiamo contro ritmi di lavoro massacranti e contro un regime pensionistico disumano che prevede il diritto alla pensione oltre l’aspettativa media di vita, per molte categorie di ferrovieri.
Scioperiamo contro la prospettiva dell’ennesimo CCNL di lavoro al ribasso (il quinto) e il progetto di privatizzazione selvaggia del settore FS voluta dal Governo Renzi, che rischia di cancellare senza appello i diritti dei ferrovieri, consegnandoli allo spettro dell’esternalizzazione e dell’appalto, situazioni che già oggi attanagliano tanti lavoratori del comparto, posizioni un tempo occupate da personale FS e via via sostituite da operatori esterni, con stipendi da fame e senza tutele.
Scioperiamo contro il disastro imprenditoriale di NTV che svela il vero volto fallimentare delle privatizzazioni e della concertazione, che minaccia il posto di lavoro di migliaia di dipendenti.
Scioperiamo contro il rinnovo farsa delle RSU che, nel rigore dell’Accordo Vergogna sulla Rappresentanza voluto da Confindustria e sindacati concertativi, cancellerà la democrazia sindacale, limiterà il diritto di espressione e di sciopero, ingabbierà ogni ragionevole istanza anteponendo gli interessi concertati tra strutture sindacali e azienda alle richieste dei lavoratori.
Scioperiamo contro gli attacchi vili che Governo e sindacati di regime stanno portando al diritto di sciopero e di libero dissenso.
Scioperiamo per la sicurezza del lavoro e delle lavorazioni e a sostegno dei ferrovieri sanzionati e licenziati nonostante le loro battaglie di civiltà.
Scioperiamo contro lo sfruttamento del mercato del lavoro, aggravato anche dalle ultime riforme nazionali, contro la privatizzazione e lo smantellamento del trasporto pubblico e dei servizi pubblici essenziali.

SCIOPERIAMO PER RISCATTARE IL NOSTRO FUTURO
Associazione CAT e CUB Trasporti

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