mercoledì 26 agosto 2015

26 agosto - Il nuovo numero di "Lettere dal Fronte", la contro/informazione su Salute e Sicurezza sul Lavoro



SICUREZZA SUL LAVORO: KNOW YOUR RIGHTS! “LETTERE DAL FRONTE” DEL 25/08/15
Invio a seguire e/o in allegato le “Lettere dal fronte”, cioè una raccolta di mail o messaggi in rete che, tra i tanti che ricevo, hanno come tema comune la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e dei cittadini e la tutela del diritto e della dignità del lavoro.
Il mio vuole essere un contributo a diffondere commenti, iniziative, appelli relativamente ai temi del diritto a un lavoro dignitoso, sicuro e salubre.
Invito tutti i compagni e gli amici della mia mailing list che riceveranno queste notizie a diffonderle in tutti i modi.
Marco Spezia
ingegnere e tecnico della salute e della sicurezza sul lavoro
Medicina Democratica
Progetto “Sicurezza sul lavoro: Know Your Rights!”

INDICE

SUL PRONTO SOCCORSO IN AMBITO FERROVIARIO
Carlo Soricelli soricarlo49@gmail.com
CALANO I MORTI PER INFORTUNI SUL LAVORO IN EMILIA ROMAGNA, MA AUMENTANO NEL RESTO DEL PAESE
SI RIBALTA CAMION DELLA SPAZZATURA: UN MORTO E UN FERITO GRAVE
INVIO URGENTE PER FIRMA ON LINE DELLA PETIZIONE NO SBLOCCA ITALIA
Associazione Italiana Esposti Amianto aiea.mi@tiscali.it
SITUAZIONE AMIANTO IN LOMBARDIA
E’ MORTO ANTONIO, OPERAIO SERFER DI SPEZIA
LA TASSA DEI RIFIUTI AUMENTA MA PEGGIORANO LE NOSTRE RETRIBUZIONI
Paola Armellini tramite mail@change.org
SICUREZZA PER GLI OPERAI DEGLI SPETTACOLI LIVE: MAI PIU’ MORTI SOTTO I PALCHI!
Gian Luca Garetti glucagaretti@gmail.com
LE DIECI COSE DA SAPERE SUL NUOVO INCENERITORE DI FIRENZE
Assemblea Lavoratori Autoconvocati assemblealavoratori@libero.it
RIDUZIONE DEL SALARIO, FISCO, CARITA’: L'AGENDA NEOLIBERALE DEL GOVERNO RENZI
Felice Dileo felicedileo@libero.it
RESPINGIAMO INSIEME LA “PROPOSTA INDECENTE” DELLA BRIDGESTONE
Carlo Soricelli soricarlo49@gmail.com
INTERVISTA AL TELEGIONALE DELL’EMILIA ROMAGNA

Celestino Panizza cele.panizza@gmail.com
BRESCIA 26 SETTEMBRE: CONVEGNO CAMBIAMENTO CLIMATICO E SALUTE

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From: Grillo Giuseppe grillo@macchinistiuniti.it
To:
Sent: Wednesday, August 19, 2015 1:06 AM
Subject: SUL PRONTO SOCCORSO IN AMBITO FERROVIARIO

Da anni gli RLS dei macchinisti pongono le seguenti domande.
L’esigenza di avere un unico macchinista alla condotta del treno è dettata dalla necessità di avere più concorrenza? Di dare alle Imprese Ferroviarie, sia pubbliche che private, più competitività? Le regole della concorrenza e della competitività possono “forzare” diritti inalienabili e indisponibili?
Qui non si tratta di essere i custodi del Tempio, di difendere privilegi inesistenti. Si tratta dell'inalienabile Diritto alla salute di ogni "macchinista solo" durante l’attività lavorativa che, nella fattispecie, diventa inevitabilmente un diritto collettivo.
Notizie importanti provenienti dalla Savoia......
"Chi dice la Verità, prima o poi verrà scoperto".
Oscar Wilde
"Ero un combattente che non ha avuto fortuna nella lotta immediata, e i combattenti non possono e non devono essere compianti quando essi hanno lottato non perché costretti, ma perché così essi stessi hanno voluto consapevolmente".
Antonio Gramsci
P.S. 
I sindacati che hanno avallato siffatta "organizzazione del lavoro" tramite accordo/CCNL non hanno alcuna responsabilità, se non penale, almeno etico/morale? Hanno difeso/tutelato la salute e la sicurezza dei macchinisti Unici/Soli?
Dubbi, solo dubbi...

Buona Vita a nome di tutti gli RLS dei macchinisti.
Giuseppe Grillo
Macchinista 58 enne che conduce treni da quasi 34 anni...

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From: Carlo Soricelli soricarlo49@gmail.com
To:
Sent: Wednesday, August 19, 2015 8:59 AM
Subject: CALANO I MORTI PER INFORTUNI SUL LAVORO IN EMILIA ROMAGNA, MA AUMENTANO NEL RESTO DEL PAESE

Migliora la situazione delle morti sui luoghi di lavoro in Emilia Romagna, ma peggiora nel resto del Paese: in Italia del 4,5% rispetto al 17 agosto del 2014 e dell'8,8% rispetto allo stesso giorno del 2008.
Altro che "cali favolosi", mai tanti morti per infortuni sul lavoro in Italia in questi ultimi otto anni.
Questo è quello che dirò ai giornalisti del TG3 Emilia Romagna che m’intervisteranno domani. Così vorrei fare comprendere ai dirigenti di questa Regione che le mie posizioni non sono mai state faziose, ma si sono sempre basate su dati reali e non truccati e tirati dove fa più comodo, quando ho criticato la Regione l'ho fatto sempre con l'intenzione di provocare una reazione per un maggiore impegno su questo fronte...C'è un miglioramento netto in Emilia Romagna? Ne sono felice...
A oggi sono morti in Emilia Romagna sui luoghi di lavoro 24 lavoratori di cui uno in dubbio in provincia di Ferrara che è morto per una ferita lacero contusa, ma la morte potrebbe essere stata causata da un malore.
Nel 2014 in Emilia Romagna sono morti complessivamente sui luoghi di lavoro 53 lavoratori, ma ben 37 fino al 17 agosto del 2014, un calo importante del 35,5%.
Nel 2014 ben 22 sono stati i morti schiacciati dal trattore, a oggi sono “solo” 7 dall’inizio dell’anno.
E’ la provincia di Bologna che ha un peggioramento sul 2014, con ben 6 morti, contro i 5 dell’intero 2014, 3 sono i morti schiacciati dal trattore anche quest’anno in questa provincia.
Migliorato l’andamento nell’industria e qui si fa sentire la forza del sindacati e anche di larga parte degli industriali che hanno a cuore anche la salute e la sicurezza di chi lavora. Un morto nell’artigianato meccanico in provincia di Ravenna e un manutentore di una ditta ceramica, ma era un esterno.
Ed è qui che bisogna aprile gli occhi, fare verifiche approfondite sulla professionalità degli artigiani a cui viene appaltato il lavoro. L'appello è rivolto agli industriali e ai sindacati. Chi muore per infortunio, muore nella ditta appaltatrice e spesso alcune grandi aziende si "sputtanano" proprio per questi mancati controlli sugli appalti.
Sono due gli stranieri morti sui luoghi di lavoro nella nostra Regione.
Complessivamente in Italia i morti sui luoghi di lavoro il 17 agosto del 2014 erano 400 contro i 418 di oggi: registriamo quindi un aumento del 4,6%. Erano 386 il 17 agosto del 2008, abbiamo quindi un aumento del 8,8% su quell’anno.
Chi parla di cali delle morti per infortuni sul lavoro in questi anni in Italia o non sa quello che dice e scrive, o è in malafede, per motivi che non sta certo a me scoprire, ma che sono facilmente intuibili. Occorre ricordare ancora una volta che l’INAIL monitora solo i propri assicurati e in tantissimi di questi tempi non lo sono.
Occorre sempre ricordare che sulle strade e in itinere ne muoiono tutti gli anni più che sui luoghi di lavoro. Lo Stato considera giustamente morti sul lavoro anche questi lavoratori.

18 agosto 2015
Carlo Soricelli
Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro

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From: Carlo Marzio carlo.marzio@libero.it
To:
Sent: Wednesday, August 19, 2015 9:24 AM
Subject: SI RIBALTA CAMION DELLA SPAZZATURA: UN MORTO E UN FERITO GRAVE

Da Il Tirreno
17 Agosto 2015

A Ponteginori Strada Provinciale 68 chiusa per consentire i soccorsi. Il mezzo era al lavoro per il Comune di Guardistallo.
Un morto e un ferito grave sulle strade della Valdicecina. Un'altra tragedia della strada e sul lavoro. La vittima è Andrea Masotti, 58 anni, dipendente del Comune di Guardistallo (per cui lavorava), mentre il ferito, Giovanni Cecchetti, risiede a Bibbona e ha 54 anni.
L'incidente è avvenuto lunedì 17 agosto, poco prima delle 9, sulla Strada Provinciale 68 a Ponteginori, nel Comune di Montecatini Valdicecina.
Secondo una prima ricostruzione dei carabinieri, intervenuti per i rilievi, un camion per la raccolta dell'immondizia, per cause ancora in corso di accertamento, si è capovolto mentre era in servizio. Il mezzo per la raccolta dei rifiuti solidi urbani è di proprietà del Comune di Guarsidtallo, di cui Masotti e Cecchetti sono appunto dipendenti.
I due addetti alla raccolta dei rifiuti sarebbero stati sbalzati fuori dall'abitacolo, uno di loro, il conducente, è rimasto schiacciato. Sul posto anche le ambulanze del 118, ma, viste le condizioni dei feriti, sono state fatte intervenire due eliambulanze per il trasporto all'ospedale di Pisa. Solo uno dei feriti però è stato trasportato.
Il ribaltamento del camion è avvenuto nei pressi dell'agriturismo San Federico, all'altezza del kilometro 21 della strada provinciale 68, che è stata chiusa in entrambi i sensi di marcia per permettere le operazioni di soccorso e di sgombero della carreggiata dal mezzo pesante.

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To:
Sent: Wednesday, August 19, 2015 11:24 AM
Subject: INVIO URGENTE PER FIRMA ON LINE DELLA PETIZIONE NO SBLOCCA ITALIA

Cari amici,
sono a chiedervi il vostro pieno e urgente sostegno a FIRMARE E FAR FIRMARE la Petizione online CONTRO il Decreto Attuativo dello Sblocca Italia di cui avrete letto anche il nostro comunicato, che comunque riporto a seguire, insieme al link del catastrofico Decreto Attuativo del ministro Galletti e di Renzi che arriva anche a commissariare le Regioni in caso di parere contrastante o negativo!!!
Il messaggio che ho mandato stamattina di RILANCIO della firme è il seguente.

LA NOSTRA SALUTE NON E' IN VENDITA.
MA ORA SERVE UN GRANDE SFORZO DI TUTTI, NONOSTANTE FERRAGOSTO
Intanto un bel GRAZIE DI CUORE a voi quasi 700 amici che si sono prodigati nonostante Ferragosto per mandare una segnale forte e chiaro: LA NOSTRA SALUTE NON E' IN VENDITA NE' AL GOVERNO NE' ALLE MULTIUTILITY che lucrano su Rifiuti, Acqua, Energia.
CONTINUATE COSI, cercando di inviare questo messaggio a tutti i vostri amici su Facebook di
testimoniare con la FIRMA che sono con noi in questa prima fase di una BATTAGLIA EPOCALE.
Una battaglia che ci vedrà insieme al PRESIDIO NAZIONALE di ROMA del 9 Settembre alle ore 10 in piazza di Montecitorio per gridare insieme NO INCENERITORI, NO DISCARICHE, SI AL RIUTILIZZO, SI AL RICICLO.
QUESTO E' IL LINK PER COLLEGARSI A CHANGE.ORG E FIRMARE

APPELLO del MOVIMENTO LEGGE RIFIUTI ZERO
A tutti i cittadini, comitati ed associazioni promotrici della Legge di Iniziativa Popolare Rifiuti Zero.
Ai comitati ed associazioni aderenti ai Movimenti per la difesa dell’Ambiente e Beni Comuni.
La fase attuale vede l'affermazione della nostra proposta di Legge di Iniziativa Popolare “Legge Rifiuti Zero” come un punto avanzato in Italia e in Europa, un paradigma che inizia ad essere condiviso anche in soggetti politici e pezzi di imprenditoria imprevisti, sollevando questi aspetti anche la necessità di mantenere una forte identità di un Movimento popolare e indipendente da qualsiasi sigla o partito politico e da qualsiasi lobby industriale, ma restando aperto al confronto con chiunque condivida i nostri principi con coerenza e non soltanto in funzione strumentale.
Abbiamo presentato recentemente a Bruxelles la nostra visione del nuovo paradigma dell'ECONOMIA CIRCOLARE, insieme al Movimento Territorio Zero di Jeremy Rifkin, una visione che è stata ripresa ed inserita nella CARTA del Movimento approvata sabato 4 luglio 2015 a Firenze, e rappresenta un passaggio cruciale per il Movimento Legge Rifiuti Zero. Una evoluzione che punta a estendere i propri attuali confini alla sinergia operativa con altri Comitati e Associazioni sia locali che nazionali attivi per le tematiche Rifiuti, Energia, Cibo in una visione olistica generale partendo dai contributi specifici che ogni Movimento darà sul tema specifico ad una importante e generale Rivoluzione culturale - industriale - istituzionale.
L’emergenza attuale è però determinata oggi dall’attacco frontale del governo Renzi a qualsiasi concreta ipotesi di ECONOMIA CIRCOLARE, che prevede il Riutilizzo, Riciclo, Recupero di materia partendo dal necessario superamento della distruzione di materia con l’incenerimento di rifiuti e con il sotterramento in megadiscariche di rifiuti.
Questa tecnologia nociva, e oggi di fatto obsoleta in Europa, viene anzi rilanciata da una Bozza di Decreto attuativo della Legge 133/2014 detta “SBLOCCA ITALIA” che non solo conferma la riclassificazione degli 85 inceneritori di rifiuti esistenti da smaltimento a “recupero di energia”, MA RIMETTE IN CAMPO SEI INCENERITORI MOLTO CONTESTATI (come quelli di Malagrotta e Albano nel Lazio e altri) ED INOLTRE PREVEDE ALTRI DODICI NUOVI INCENERITORI PER ULTERIORI 2,5 MILIONI DI TONNENNATE ANNUE DISTRIBUITI SU TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE, CHE OGGETTIVAMENTE SERVIRANNO A FAVORIRE I BILANCI DELLE SOLITE GRANDI MULTIUTILITY E DI POCHI GRUPPI INDUSTRIALI.
Gli inceneritori di rifiuti sono impianti costosissimi posti a carico della collettività oltre ad essere energeticamente inefficienti, ma lucrosissimi per le grandi Multiutility che gestiscono già oggi catene di impianti in Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte, Toscana e per industriali da tempo interessati al “business” di questa industria “nociva e drogata” come il Gruppo Cerroni o il Gruppo Marcegaglia.
Gli inceneritori di rifiuti impattano pesantemente con l’ambiente a causa delle emissioni in atmosfera (con diffusione a centinaia di chilometri dal sito stesso) di tonnellate di composti chimici nocivi come diossine, furani, metalli pesanti che causano patologie cancerogene e vari danni alla salute delle popolazioni circostanti come dimostrato da una ormai consolidata letteratura scientifica sia a livello nazionale che internazionale.
A fronte degli obiettivi dichiarati nel Decreto di “evitare il ricorso allo smaltimento in discarica”, è doveroso sottolineare che gli inceneritori di rifiuti non sono affatto alternativi alle discariche in quanto le ceneri e scorie di combustione e le ceneri volanti dei filtri debbono essere inviate a discariche di rifiuti speciali pericolosi per quantità variabili sino al 25% dei rifiuti totali inceneriti, a seconda della tecnologia usata. Pertanto la proposta di decreto include implicitamente l'apertura di nuove discariche per le ceneri generate dai futuri inceneritori, a differenza di quanto falsamente viene dichiarato nel Decreto stesso.
La riclassificazione da impianti di smaltimento (D10) a impianti di recupero energia (R1) e la loro “promozione” da industrie insalubri a “insediamenti strategici di preminente interesse nazionale ai fini della tutela della salute e dell’ambiente” è assolutamente fuorviante, dato che la loro esistenza ha minato e mina i fondamenti della gerarchia nella gestione dei rifiuti che punta al riutilizzo, al riciclo e al recupero di materia in funzione della nuova filiera di Economia Circolare.
Inoltre tale riclassificazione, oltre far decadere i principi di autosufficienza e prossimità (minima movimentazione dal luogo di produzione dei rifiuti stessi) e l’obbligo di smaltimento all’interno del territorio regionale, aumenterà pesantemente gli impatti e i rischi ambientali derivanti dal trasporto dei rifiuti verso e dagli stessi impianti di incenerimento (fase compresa nella gestione dei rifiuti) confermando la direzione opposta ai principi della Direttiva che mira a conseguire la minimizzazione degli effetti ambientali negativi derivanti dalla gestione dei rifiuti.
I siti individuati quali “insediamenti strategici di preminente interesse nazionale” per tali impianti verrebbero inoltre sottratti alle competenze regionali, con l’adozione possibile di misure di accesso speciali pari a quelle dei siti militari.
LANCIAMO PERTANTO COME MOVIMENTO LEGGE RIFIUTI ZERO UN APPELLO URGENTE A TUTTI I FIRMATARI DELLA LEGGE STESSA A SOSTENERE E RILANCIARE LA MOBILITAZIONE GENERALE A PARTIRE DAL PRESIDIO DI ROMA DEL 9 SETTEMBRE, in concomitanza con la Conferenza Stato-Regioni, ATTRAVERSO UNA CAMPAGNA DI PRESSING CONTRO QUESTO DECRETO PORCATA da fare su sindaci e presidenti di Regione oltre a tutti i partiti presenti in Parlamento.
Su questo terreno riteniamo sarà possibile trovare forme di alleanza sia all’interno del variegato mondo del Movimento sui rifiuti che con tutti i Movimenti per la difesa dell’ambiente, dalle mancate bonifiche alle nuove trivellazioni in terra ed in mare che la pessima legge 133/2014 detta “Sblocca Italia” ha messo insieme.
Segreteria nazionale Movimento Legge Rifiuti Zero

Riporto al seguente link il testo integrale dello schema di Decreto Attuativo con i relativi allegati, conteggi e previsioni per le varie Regioni ( più lo leggo, più inorridisco):

Massimo PIRAS
Presidente ZERO WASTE LAZIO
Fiumicino, 13 ago 2015
340 37 19 350
Per contatti ed adesioni al Presidio di Roma: leggerifiutizero@gmail.com

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From: Associazione Italiana Esposti Amianto aiea.mi@tiscali.it
To:
Sent: Wednesday, August 19, 2015 11:28 AM
Subject: SITUAZIONE AMIANTO IN LOMBARDIA

Un aggiornamento sulla situazione in Lombardia saluti
Fulvio

AMIANTO, IN LOMBARDIA ANCORA 3 MILIONI DI METRI CUBI DA SMALTIRE
CONSULENTE: “INCOGNITA PER LO SMALTIMENTO”
L’attuale Piano regionale aveva stabilito le linee guida “per arrivare all'eliminazione entro il 2015" del materiale da tutti "gli ambienti di vita e di lavoro". La data sarà disattesa e col nuovo documento, spiega a Il Fatto.it il dottor Edoardo Bai, "si rischia di ripercorrere la stessa strada: lo stoccaggio in ex cave trasformate in discariche". Intanto nella regione c'è la maggior incidenza di casi di mesotelioma pleurico maligno.
In Lombardia, a tutt’oggi, non è chiaro che fine faranno i quasi 3 milioni di metri cubi di amianto che ancora devono essere bonificati. L’attuale Piano Regionale Amianto della Lombardia (PRAL), datato 2005, aveva stabilito le linee guida “per arrivare all’eliminazione entro il 2015 dell’amianto presente negli ambienti di vita e di lavoro”.
Quella data sarà naturalmente disattesa, per cui ci si aspetta che un nuovo Piano veda la luce, con una data più in là a meno che Regione Lombardia non voglia considerarsi inadempiente rispetto a termini da lei stessa fissati. D’altro canto, il PRAL stabiliva che tutti gli anni fosse scritta una relazione “contente dati statistici, sulla presenza residua di amianto nelle strutture e sui progetti di bonifica in corso e realizzati”. Ma l’ultima è del 2013, poi più niente.
Il dottor Edoardo Bai, chiamato spesso da pubblici ministeri, giudici e avvocati a fare il perito nei casi di avvelenamento da amianto, ha avuto modo di avere qualche anticipazione sul nuovo Piano Regionale Amianto, presente nei cassetti di Regione e si dice pronto per essere approvato.
“Ma l’anello debole rimane” - dice Bai, che spiega - “Non si sa come e dove smaltire l’amianto che è da bonificare e la via che rischia di essere percorsa è sempre la stessa, quella dello stoccaggio in ex cave trasformate in discariche. Ma la partita è tutta in salita” - termina Bai – “perché non c’è alcuna certezza sui siti che potranno essere messi a disposizione”.
Stando all’ultima relazione annuale, tutta la Lombardia è servita da appena tre discariche per un totale di nemmeno 600 mila metri cubi utili. E il primo paradosso è che tra quei siti viene ancora citata la discarica Cavenord di Cappella Cantone, in provincia di Cremona, un impianto prima sottoposto a sequestro giudiziario (perché svelò il sistema corruttivo che coinvolse l’ex vicepresidente del Consiglio regionale, Franco Nicoli Cristiani) poi bocciato dal Consiglio di Stato, che nel gennaio scorso ha stabilito l’illegittimità della delibera che autorizzava il conferimento del pericoloso minerale.
Sul fronte delle discariche, del resto, ci si trova spesso di fronte a situazioni bloccate da lunghissimi ricorsi o azioni contrarie, svolte da comitati, associazioni ambientaliste ma anche da politici. Contro la discarica Solter, nel milanese, altro sito presente nella relazione 2013, s’è scagliato niente meno che un assessore della Giunta Maroni ed ex parlamentare della Lega Nord, Massimo Garavaglia. Questi fu per ben 10 anni (dal 1999 al 2009) sindaco di Marcallo con Casone, centro che in linea d’aria dista meno di una decina di chilometri da Busto Garolfo e da Casorezzo, tra i quali avrebbe dovuto sorgere una discarica da oltre 600 mila metri cubi. Ma l’assessore alla partita, quello all’ambiente, Claudia Maria Terzi (sempre Lega Nord), ha già rassicurato l’ex senatore che nella prossima relazione quel sito sarà depennato.
Quindi, non solo comitati di cittadini malati del complesso del “not in mybackyard” (ovvero, “ovunque, ma non nel mio giardino”) si battono contro lo stoccaggio in piena campagna dell’amianto rimosso da tetti, case e capannoni. Del resto questi gruppi non sembrano essere favoriti dagli eventi e dalla burocrazia. Gli abitanti di Treviglio (Bergamo) che hanno fatto ricorso al TAR contro la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) di Regione Lombardia favorevole all’apertura di una discarica dalle loro parti da 212 mila metri cubi, si sono visti dare torto dal Tribunale amministrativo di Brescia, che ha stabilito che bisognerà leggere l’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) “perché” - scrive il TAR – “le impugnazioni contro il giudizio di VIA favorevole non possono limitarsi a lamentare profili di incompletezza dell’istruttoria o figure simili, essendo evidente che l’istruttoria non è ancora conclusa”.
Giuseppe Villani, consigliere regionale in quota PD, membro della Commissione Ambiente di Regione Lombardia e originario della provincia di Pavia, si batte invece contro un mostro da oltre 600.000 metri cubi in comune di Ferrera Erbognone, un piccolo centro pavese. E così la maggior parte dell’amianto lombardo prende la via della Germania, dove viene conferito in discarica al costo di 110, 120 euro al metro cubo.
“Un salasso” - commenta Villani, che aggiunge - “E’ tutto un problema economico. Ecco perché in Regione si era stabilito di costituire un fondo di solidarietà da mettere a disposizione di quei privati proprietari degli oltre 140 mila edifici che presentano ancora parti in amianto, e che dovrebbero fare dei lavori per bonificare. Ma questo fondo” - termina Villani – “non è mai stato finanziato”.
Una nota positiva che arriva dalle anticipazioni del nuovo PRAL, è il completo finanziamento della bonifica della Fibronit di Broni, sempre in provincia di Pavia, un caso del tutto simile a quello della Eternit di Casale Monferrato, ma in chiave lombarda.
Nel frattempo la Lombardia, come conferma il dottor Bai, è la regione italiana a maggior incidenza di casi di mesotelioma pleurico maligno. Dal 2000 al 2013 si sono ammalate in tutto 8.145 persone, la metà di loro è deceduta. Il 50,7 per cento dei malati lavorava in contesti in cui l’amianto era presente, ma del 23,7 per cento non si sa l’origine della malattia. L’amianto in Lombardia rimane un grave pericolo e la politica è in ritardo.

Fabio Abati
14 agosto 2015

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From: Maria Nanni mariananni1@gmail.com
To:
Sent: Wednesday, August 19, 2015 3:53 PM
Subject: E’ MORTO ANTONIO, OPERAIO SERFER DI SPEZIA

Da Il Secolo XiX
18 agosto 2015
di Sondra Coggio

SPEZIA: E’ MORTO L'OPERAIO FERITO IN PORTO
E’ morto l'operaio di 28 anni rimasto gravemente ferito in porto la notte fra il 4 e il 5 agosto, mentre stava lavorando al molo Fornelli.
Il giovane era un manovratore del cantiere di manovra. Era rimasto schiacciato fra il respingente di fine binario, e un treno.
Le lesioni interne erano apparse subito gravissime. Era stato operato, e sottoposto a una delicata terapia. I medici non avevano mai sciolto la prognosi. La fibra forte del ragazzo, aveva consentito di sperare nel miracolo: ma la situazione iniziale era fortemente compromessa. Nella notte, il quadro è precipitato.
Si è tentato anche un trasferimento urgente, in elicottero, a un centro specializzato. Non c'è stato niente da fare.
La notizia ha suscitato sgomento. Nonostante si sapesse che Antonio era in condizioni delicate, si sperava che potesse farcela.
Era ricoverato nel reparto di rianimazione, sotto costante monitoraggio.
Questa mattina la gelida notizia e lo sconcerto dei colleghi.

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From: Cobas Pisa confcobaspisa@alice.it
To:
Sent: Wednesday, August 19, 2015 11:28 PM
Subject: LA TASSA DEI RIFIUTI AUMENTA MA PEGGIORANO LE NOSTRE RETRIBUZIONI

In 5 anni, dal 2010 al 2015, la tassa dei rifiuti è aumenta del 25%. fatti due conti (dati Confederazione Generale Italiana dell'Artigianato), una famiglia di 3 persone con abitazione media dovrà pagare quasi 300 euro.
I rincari per gli esercizi commerciali parrebbero essere assai maggiori e il pagamento della TARI è ormai divenuta una tassa sempre più onerosa.
A tale proposito vedi:
La TARI in parte va agli enti locali che nel corso degli anni hanno progressivamente esternalizzato i servizi a vantaggio delle cooperative e di aziende che applicano contratti sfavorevoli.
Il carico di lavoro è decisamente aumentato, basterebbe guardare la raccolta porta a porta: nel corso di pochi anni un operatore ha subito aumento delle movimentazione dei carichi, spesso opera da solo e non più in coppia, le attività che hanno ripercussioni negative sull'apparato muscoloscheletrico sono quasi raddoppiate.
Aumentano le tasse, aumentano i carichi di lavoro, proliferano gli appalti che applicano contratti più svantaggiosi, aumentano le malattie professionali, siano esse riconosciute no, insomma che succede?
Intanto  la produzione di rifiuti per abitante è diminuita, la CGIA spiega che se nel 2007 ogni cittadino italiano ne “produceva” quasi 557 kg, nel 2013 (ultimo dato disponibile) la quantità è scesa a poco più di 491 kg per abitante.
Anche la raccolta differenziata è in crescita e di questo non possiamo che rallegrarci, soprattutto se la filiera dei riciclo viene rispettata fino in fondo con minore impatto per un ambiente che per decenni è stato devastato da inceneritori e discariche cancerogene.
Come ci spieghiamo  allora tutti questi dati?
I continui appalti e subappalti non sono convenienti per i cittadini e per gli stessi lavoratori: nonostante abbiano contratto ai minimi termini il costo del lavoro determinando salari inferiori i servizi esternalizzati rappresentano un costo maggiore per la cittadinanza. Chi ci guadagna? Di sicuro non i lavoratori.
Si producono meno rifiuti ma la filiera del riciclo non vede ancora svilupparsi una industria pubblica sul modello di alcune grandi città occidentali, anzi il business della industrializzazione è sempre più nelle mani dei privati che ci lucrano sopra. Eppure basterebbe poco, per esempio investire un po' dei soldi della cassa depositi e prestiti per organizzare una autentica filiera del riciclo a gestione pubblica promuovendo occupazione e salari non da fame.
Cambiando l’organizzazione della raccolta di rifiuti non si è tenuto conto dei maggiori carichi di lavoro, in certi casi i carichi, gli orari, le turnazioni sono insostenibili. Aumentano gli infortuni, le patologie, le prescrizioni, ma il subappalto continua imperterrito, si lavora in condizioni peggiori e aumentano le tasse a carico di esercizi commerciali e cittadini.
Chi ci guadagna allora?
Di sicuro non i lavoratori e le lavoratrici!
Le privatizzazioni nell'igiene ambientale hanno abbassato i salari e aumentato le tasse. Ancora sicuri che siano necessarie?

Cobas Lavoro Privato

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From: Paola Armellini tramite mail@change.org
To:
Sent: Thursday, August 20, 2015 5:11 PM
Subject: SICUREZZA PER GLI OPERAI DEGLI SPETTACOLI LIVE: MAI PIU’ MORTI SOTTO I PALCHI!

PERCHE’ MATTEO E’ MORTO?

Tutti si chiedono come sia successo. Noi, invece, vogliamo sapere le cause.
Perché un Comune, sciolto nel 2012, può utilizzare un palazzo dello sport, mai collaudato, derogando alla normativa che ne vieta l’uso?
Perché non si è trovata traccia di comunicazioni sul massimo del peso che quel pavimento sopraelevato poteva sopportare?
Perché un progettista può procedere senza le necessarie informazioni su dove il palco sarà costruito? Con l’aggravante che progettista e fornitore delle strutture erano gli stessi che avevano operato a Trieste.
Perché non c’è stata alcuna collaborazione tra Coordinatore per la Sicurezza in fase di Progettazione e Progettista (come previsto dall’Allegato XV del D. Lgs.81/08)?
Perché si faccia tanta fatica a considerare committenti dei lavori l’agenzia dell’artista?
Perché un lavoratore dello spettacolo che ha smontato un palco ad Ancona durante la notte, può dover ricominciare poche ore dopo a Reggio Calabria?
Perché i tecnici specializzati che realizzano palchi e impianti eccezionali sono ancora definiti “operai”, negando la loro specifica professionalità?
Perché tutti fanno finta di non sapere che le cooperative sono spesso solo un sistema per scaricare i Service dei lavoratori che operano per loro conto?
Perché, infine, un imputato che si proclama innocente continua ad offrire soldi alle parti civili che dovrebbero essere risarcite dal colpevole?
Noi vogliamo dare un nome ai responsabili: la morte di un lavoratore non può essere solo l’“effetto collaterale” di un business milionario.
Lo dobbiamo a Matteo e a tutti i Matteo che ogni giorno rischiano la vita, non sempre consapevolmente, perché “the show must go on”.

Paola Armellini
20 agosto 2015
Per firmare la petizione per la sicurezza degli operai degli spettacoli, vai al link:

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From: Gian Luca Garetti glucagaretti@gmail.com
To:
Sent: Thursday, August 20, 2015 7:13 PM
Subject: LE DIECI COSE DA SAPERE SUL NUOVO INCENERITORE DI FIRENZE

Da PerUnaltraCittà

In dieci punti tutto ciò che non torna nella narrazione delle pubbliche amministrazioni in merito alla costruzione del nuovo inceneritore di Case Passerini a Firenze. Sapevate, ad esempio, che per il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente (UNEP) riciclare consente di occupare un numero 10 volte maggiore di persone rispetto all'incenerimento di quella preziosa risorsa che sono i rifiuti?
Leggeteli, indignatevi, attivatevi e fate conoscere a chi vi è vicino i buoni motivi per sostenere le campagne dei cittadini organizzati a favore di una virtuosa gestione attraverso la Strategia Rifiuti Zero.



LE DIECI COSE DA SAPERE SUL NUOVO INCENERITORE DI FIRENZE
In dieci punti tutto ciò che non torna nella narrazione delle pubbliche amministrazioni in merito alla costruzione del nuovo inceneritore di Case Passerini a Firenze. Sapevate, ad esempio, che per il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) riciclare consente di occupare un numero 10 volte maggiore di persone rispetto all’incenerimento di quella preziosa risorsa che sono i rifiuti?
Leggeteli, indignatevi, attivatevi e fate conoscere a chi vi è vicino i buoni motivi per sostenere le campagne dei cittadini organizzati a favore di una virtuosa gestione attraverso la Strategia Rifiuti Zero.
1) “Andiamo avanti. Penso che l’inceneritore sia un’opera utile, non farà male ai cittadini, ma sarà utile anche all’ambiente” con queste parole il sindaco di Firenze e presidente della Città metropolitana, Dario Nardella, benedice il nuovo impianto di Case Passerini (7 agosto 2015). Una tipica azione di “greenwashing”,  cioè spacciare per sostenibile/utile l’incenerimento quando non è affatto sostenibile per la salute, per l’ambiente, per l’economia ed è invece utile solo a Qtermo SpA (Quadrifoglio più Hera) la società che lo gestirà. In Toscana, non c’è nessuna emergenza rifiuti, li stiamo addirittura importando dalla Regione Calabria e dalla Regione Liguria.
2) Il primo ministro Matteo Renzi lancia un Piano che prevede 12 nuovi inceneritori in Italia (2 in Toscana da 150.000 tonnellate all’anno), con uno schema di decreto ai sensi dell’articolo 35 dello “Sblocca italia”, da far approvare a settembre dalla Conferenza Stato-Regioni, ignorando i trend in atto (riduzione consumi, riduzione imballaggi, aumento raccolta differenziata, innovazione tecnologica per recupero di materia) che fanno diventare “rifiuti zero in discarica” non più uno slogan utopistico ma piuttosto una frontiera raggiungibile. Pregustano lauti guadagni le multiutility A2A, Iren, Hera, Acea.
3) Con le raccolte differenziate che superano l’80%, ove siano attuate come di dovere e non come a Firenze, non rimane che il Rifiuto Urbano Residuo (RUR), ovvero quanto resta a valle del processo di differenziazione. Ma non esiste nessun obbligo di incenerimento del RUR, nessuna Direttiva UE che lo giustifichi. Dal RUR è possibile estrarre ancora molti materiali riciclabili, per cui non c’è alcuna giustificazione per l’incenerimento. Intanto, mentre si programmano nuovi inceneritori, infuria la lotta contro gli impianti di riciclaggio: 18 roghi dolosi negli ultimi due mesi. Cui prodest? (vedi Punto 2).
4) L’inceneritore di Firenze non chiuderà affatto il ciclo dei rifiuti dell’ATO Toscana Centro, come vorrebbe far credere la retorica dei vari greenwashers, perché produrrà tra 30.000 e 50.000 tonnellate/anno di ceneri e scorie, di cui non si vuol dichiarare la destinazione. Per cui avremo dipendenza da discariche per rifiuti pericolosi, conseguente riduzione dell’autosufficienza dell’ATO e diffusione di inquinanti tossici e persistenti nell’ambiente. Per le criticità ambientali e sanitarie conseguenti alla “valorizzazione dei residui”, vedi quanto scritto da ISDE Italia (Associazione Medici per l'Ambiente) nel documento intitolato “La gestione sostenibile dei rifiuti solidi urbani” uscito lo scorso 15 agosto.
5) L’inceneritore di Firenze non può fare a meno delle discariche. La frazione delle ceneri cosiddette leggere, circa 9.000 tonnellate/anno, considerate rifiuto pericoloso, dovranno essere collocate in discariche idonee all’estero. Ma è in corso una ri-classificazione dei residui solidi degli inceneritori, che potrebbe diminuire l’autosufficienza dell’ATO e comportare ingenti costi aggiuntivi, che ovviamente ricadrebbero sui cittadini. La Città Metropolitana di Firenze, nella Conferenza dei Servizi del 6 agosto 2015, anche su questo problema, ha lasciato carta bianca a Qtermo SpA.
6) “Se si vuol ridurre al minimo l’impatto ambientale nella gestione di un inceneritore si devono inviare tutti i residui da incenerimento a discarica” (S.Larini su www.inforifiuti.com). Questo perché l’alternativa alla discarica, il cosiddetto riciclo/valorizzazione dei residui solidi nell’edilizia (cioè la produzione di materiali, come cemento, mattoni, argilla espansa e manufatti) diventa un metodo di diffusione incontrollata di pericolosi inquinanti persistenti, cancerogeni, mutageni (diossine, furani, metalli pesanti, IPA) nell’ambiente. (Di Ciaula and Gentilini “Utilizzo delle scorie da incenerimento di rifiuti e rischi per la salute e l’ambiente” Professione & Clinical Governance 2011).
7) L’inceneritore fiorentino avrà ripercussioni negative sulla salute dei cittadini, in particolare dei bambini. L’origine di molte patologie cronico/degenerative tipiche dell’età adulta è da ricondursi ad esposizioni ad agenti inquinanti durante la vita intrauterina (Gluckman, Hanson, Cooper e altri “Effect of in utero and early-life conditions on adult health and disease” New England Journal 2008). Non si è voluto istruire una nuova Valutazione di Impatto sulla Salute, non si è valutata la pressione combinata del nuovo aeroporto e dell’inceneritore, che avrà pure un impatto negativo, sul sistema delle zone umide facenti parte della Rete Natura 2000, zone di grande interesse naturalistico.
8) Questo inceneritore emetterà inquinanti che possiedono azione tossica, mutagena, cancerogena. Molte di queste sostanze sono anche interferenti endocrini, sono persistenti e bioaccumulabili, entrano nella catena alimentare e sono trasmissibili alle future generazioni. Quindi ci saranno ricadute neoplastiche e non neoplastiche sulle popolazioni interessate, specie sui bambini. Vedi l’ampia letteratura scientifica su “Progetto Ambiente e Tumori” AIOM:2011 e su “La gestione sostenibile dei rifiuti solidi urbani”, Isde Italia:2015.
9) Il rispetto dei limiti di legge delle emissioni al camino non significa affatto non avere alcun effetto sulla salute. Si sta parlando di un micidiale cocktail di diossine, furani, PCB, metalli pesanti, particolato ultrasottile, per i quali, molto più delle concentrazioni di emissione normalizzate per m3 di fumi al camino, conta la quantità totale di inquinanti emessi per unità di tempo, che sono responsabili dei processi di bioaccumulo nel lungo periodo.
10) “Il riciclo è meglio dell’incenerimento”, rispetto ai gas clima alteranti (The dirty truths-incineration and climate change, Friends of the Earth, Eunomia), così “riciclare e compostare è meglio che incenerire” (Executive Summary di Waste management options and climate change, UE).
Rispetto all’occupazione riciclare dà un numero 10 volte maggiore di posti di lavoro (UNEP “Towards a Green Economy: pathways to sustainable development and poverty eradication”: 2011).
L’energia elettrica ottenuta dall’inceneritore, è una quota del tutto marginale, nel 2013 ha rappresentato solo l’1,4% rispetto alle altre fonti.

di Gian Luca Garetti
Medicina Democratica
sezione Pietro Mirabelli Firenze

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From: Assemblea Lavoratori Autoconvocati assemblealavoratori@libero.it
To:
Sent: Thursday, August 20, 2015 12:50 PM
Subject: RIDUZIONE DEL SALARIO, FISCO, CARITA’: L'AGENDA NEOLIBERALE DEL GOVERNO RENZI

Il rapporto 2015 dell'OCSEL, l'Osservatorio sulla Contrattazione di Secondo Livello della CISL, ha censito 4.100 accordi siglati tra il 2009 e il 2014. Tanti.
La lezione è semplice: non è vero che con la crisi si è fermata la contrattazione; è vero che si contratta diversamente. La contrattazione di secondo livello, neanche a dirlo, ha come obiettivo principale il contenimento o la riduzione del salario. Nel 2009, infatti, la contrattazione sugli aumenti salariali ricorreva nel 53% degli accordi, nel 2014 nel 13%.
La CISL, lo stesso sindacato che paga ai suoi funzionari compensi superiori ai 300.000 euro l'anno (circa 25.000 euro al mese, poco meno di 1.000 euro al giorno), si compiace per il lavoro fatto. La CISL, esperimento riuscito di sindacato neoliberale, sta dalla parte dei più forti.
Tra i target autunnali delle imprese, conseguentemente di Renzi, c'è proprio la contrattazione.
Ridurre al minimo quella nazionale, liberandola dai contenuti redistributivi; estendere al massimo quella aziendale. Spostando interamente, salvo i minimi (?), la contrattazione salariale sul piano aziendale, il salario si trasforma in variabile dipendente dai risultati. Di più, si scambia salario con welfare aziendale: meno soldi, ma il nido per i bimbi, tanto quello pubblico, distrutto dalla spending review, non sarà mai disponibile. Tutto torna.
E sarà proprio la spending review, di 10 miliardi quella prevista per il 2016, a favorire la nuova politica fiscale del governo: 35 miliardi di tagli nei prossimi 3 anni. Si comincerà dalla TASI e dall'IMU agricola, si proverà a disinnescare l'aumento IVA previsto dalla clausola di salvaguardia, poi IRAP (nel 2017) e IRPEF (nel 2018). Mentre proseguirà, seppur lievemente ridotta, la decontribuzione (5 miliardi l'anno circa) per le imprese che accendono contratti a tutele crescenti, siano essi nuovi o semplici trasformazioni.
Sembrerebbe mossa positiva, perché di certo la pressione fiscale italica è insostenibile, ma a pagarla saranno nuovamente i poveri, tanta sarà la riduzione dei servizi pubblici essenziali, in primo luogo la Sanità. Seppur non dichiarata come tale, è una mossa che rende l'imposta regressiva, in pieno stile thatcheriano.
Poco o niente, inoltre, si fa per il mondo del lavoro professionale non imprenditoriale (3,5 milioni circa, tra professionisti atipici e ordinisti), quel mondo sempre più stremato da compensi bassi (il 50% circa dei freelance fattura non più di 15-18 mila euro l'anno), completa assenza di welfare, fisco e previdenza troppo onerosi (in particolare l'aliquota della gestione separata INPS).
Fermi tutti, il “ganzo” fiorentino si occuperà anche dei poveri, lo ha promesso a Caritas e ACLI. Si chiama ReIS, Reddito di Inclusione Sociale, e piace a tanti, CISL e CGIL comprese. Una misura a dir poco marginale, rivolta alle famiglie che vivono in condizione di “povertà assoluta”, ovvero incapaci di accedere a beni primari quali la casa, l'acqua, la luce, il riscaldamento.
Secondo i dati ISTAT, nel 2014 la povertà assoluta ha segnato il 5,7% delle famiglie, quella relativa il 10,3%. Va da sé che “tutti i membri della famiglia [che riceverà il ReIS] tra 18 e 65 anni ritenuti abili al lavoro devono attivarsi in tale direzione. Si tratta di cercare un lavoro, dare disponibilità a iniziare un’occupazione offerta dai Centri per l’impiego e a frequentare attività di formazione o riqualificazione professionale”.
Dunque: misura caritatevole, familiare, fortemente condizionata. Non solo welfare to work, ma workfare caritatevole.
Quanto costa il ReIS? A regime, cioè solo a partire dal quarto e ultimo anno di transizione, il ReIS costa 6 miliardi di euro l'anno, lo 0,34% del PIL. Sappiamo che l'ISTAT reputa necessari 14 miliardi l'anno, per la proposta di Reddito Minimo Garantito del M5S, e 19 miliardi l'anno, per quella depositata da SEL.
Quando parliamo di ReIS, parliamo di briciole, utili a tenere a freno il disastro e a sostenere la gabbia familiare italica, l'unico welfare che c'è per milioni di giovani disoccupati e precari.
D'altronde Cameron, riferimento renziano tra i più importanti, sta per sostituire i sussidi di disoccupazione con “work boot camp”, campi di addestramento obbligatori al lavoro. Gli echi nefasti delle parole, si sa, non spaventano neanche un po' i vampiri neoliberali. Il sangue dei giovani disoccupati è così eccitante, no?
Questa è l'agenda, questa la merda che ci toccherà in sorte nei prossimi mesi. Vale la pena, senza girarci attorno, farsi le domande che contano. Saremo in grado di costruire una mobilitazione moltitudinaria capace di connettere lavoro precario e disoccupati, lavoro autonomo e stabile, cattolicesimo di base e sindacati conflittuali, ma soprattutto di pretendere reddito di base (incondizionato, rivolto ai singoli, per tutti, ecc.) e welfare universale?
Saremo capaci di inventare e/o consolidare nuovi dispositivi sindacali in grado di organizzare (quotidianamente) i non organizzati (partite IVA, precari, lavoro migrante, ecc.)?
Sapremo estendere sul piano europeo il conflitto anti-austerity e per l'uguaglianza (salario minimo europeo, imposta progressiva, tassazione delle rendite finanziarie, tetto ai compensi di manager privati e pubblici, ecc.)?
Queste a me paiono le domande alle quali movimenti e coalizioni che non si rassegnano alla marginalità dovrebbero rispondere. O almeno provarci.

di Francesco Raparelli

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From: Felice Dileo felicedileo@libero.it
To:
Sent: Friday, August 21, 2015 12:29 PM
Subject: RESPINGIAMO INSIEME LA “PROPOSTA INDECENTE” DELLA BRIDGESTONE

L’area programmatica “Il sindacato è un’altra cosa Opposizione Cgil”, esprimendo solidarietà e sostegno ai lavoratori della Bridgestone di Bari Modugno, stigmatizza la posizione assunta dalla stessa azienda. Sono ormai due anni che essa agisce mostrando quella che è la filosofia di un po’ tutto il padronato in genere, ovvero: o gli operai accettano di lavorare in condizioni peggiori rispetto al passato e con una decurtazione salariale, oppure si chiude l’impianto e lo si riapre altrove, dove c’è possibilità di intascare profitti ancora più sostanziosi.
Per alcuni questa filosofia sarebbe il giusto approccio per competere nel moderno mercato globalizzato, per noi si tratta del solito atavico ricatto che chi ha il coltello dalla parte del manico avanza contro il suo avversario. C’è un solo metodo per respingere al mandante la stessa “proposta indecente” e salvaguardare i livelli occupazionali ed è quello di lottare affinché la Bridgestone Italia ritiri il piano industriale già esposto e lo sostituisca con un altro in cui è previsto il rilancio del sito pugliese, investendo nella qualità del prodotto e non sulla riduzione del costo del lavoro.
Pertanto, alle organizzazioni sindacali chiediamo di accantonare ogni eventuale ipotesi di ulteriori tagli del salario, in quanto la maggioranza dei lavoratori sono contrari a tale risoluzione, come dimostrato con il referendum dello scorso luglio.
Ai lavoratori, che bene hanno fatto a costituire un comitato di lotta per affrontare lo scontro, chiediamo di cestinare la lettera recapitata a ciascuno di loro da parte dell’azienda, la quale offre la continuazione del rapporto di lavoro a patto che i destinatari accettino il ricatto “O il taglio del salario o chiudo”.
La soluzione come sempre è prendere nelle proprie mani il proprio futuro e lottare non solo per se stessi, ma anche per rappresentare un esempio alle tante maestranze che stanno nelle identiche condizioni. Questo potrà accadere se i lavoratori sapranno restare uniti fino alla sconfitta delle pretese padronali!

Felice Dileo
Francesco Maresca
Il sindacato è un’altra cosa Opposizione CGIL
Puglia

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From: Carlo Soricelli soricarlo49@gmail.com
To:
Sent: Sunday, August 23, 2015 5:55 PM
Subject: INTERVISTA AL TELEGIONALE DELL’EMILIA ROMAGNA

Relativamente alla situazione dei morti sul lavoro in Emilia Romagna, osserviamo finalmente un calo importante in tale Regione che per la prima volta da quando è stato aperto l'Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro (http://cadutisullavoro.blogspot.it) registra un andamento in controtendenza rispetto al resto d'Italia, che invece non ha mai avuto tanti morti sui luoghi di lavoro dal 1° gennaio 2008.
Speriamo che questo trend si confermi fino alla fine dell'anno.
Grande merito al TG3 dell'Emilia Romagna che su queste tragedie fa un'informazione costante e continua.
Per chi vuole vedere il servizio del TG3 dal minuto 6:47 il link è:

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From: Celestino Panizza cele.panizza@gmail.com
To:
Sent: Sunday, August 23, 2015 5:55 PM
Subject: BRESCIA 26 SETTEMBRE: CONVEGNO CAMBIAMENTO CLIMATICO E SALUTE

Carissim*,
mando la locandina del convegno del 26 settembre.
Vi chiedo di diffondere il programma nei vostri ambiti di contatti
Grazie
Ciao

Associazione Medici per l'Ambiente ISDE Italia
Affiliata a ISDE International Society of Doctors for the Environment
Sezioni Brescia, Cremona, Lecco, Mantova, Milano, Pavia
In collaborazione con:
Diocesi di Brescia
Ufficio per l’Impegno Sociale
Commissione per la salvaguardia del creato
Con il patrocinio di:
Comune di Brescia
Ordine medici chirurghi e odontoiatri della Provincia di Brescia
CONVEGNO
TRA INQUINAMENTO AMBIENTALE E CAMBIAMENTO CLIMATICO
LE NUOVE SFIDE PER LA SALUTE
Centro Pastorale Paolo VI
via Gezio Calini, 30 Brescia
Sabato 26 settembre 2015 Ore 8:30 – 13:00
PRESENTAZIONE
L’Associazione Medici per l’Ambiente (ISDE) è sorta per dare il proprio apporto scientifico e di advocacy alla difesa dell’ambiente e della salute e combattere l’inquinamento.
Con questa prima iniziativa promossa dalla rete delle sezioni della Lombardia, in collaborazione con l’Ufficio per l’Impegno Sociale e la Salvaguardia del Creato della Diocesi di Brescia, ISDE intende tracciare un quadro aggiornato dei possibili scenari globali di medio e lungo periodo legati al cambiamento climatico in atto.
L’Enciclica Laudato sì di Papa Francesco risuona come una voce autorevole sulla scena internazionale, in grado di rappresentare preoccupazioni, sentimenti e speranze sempre più diffusi e di riportare al centro dell’attenzione il dibattito sulle cause e sulle responsabilità di questa “crisi di sistema”.
Anche il Rapporto delle Commissioni costituite dall’autorevole rivista medica Lancet, che si aggiunge alla copiosa letteratura scientifica, sottolinea l’urgenza di interventi in grado di correggere le dinamiche all’origine del cambiamento climatico.
Anche Obama ha finalmente riconosciuto la necessità di importanti intervenire sulle emissioni di gas serra all’origine del riscaldamento.
E’ ormai sempre più chiaro che le attività umane stanno modificando in modo forse irreversibile gli assetti fisici, biologici e sociali a livello globale. Ne risultano minacciati il clima, gli ecosistemi, la salute pubblica, le dinamiche economiche e il destino della maggioranza della popolazione mondiale.
A livello globale e a livello locale, e dunque, anche a Brescia, è necessario che la collettività raccolga la sfida e si impegni per una transizione che si annuncia profonda.
PROGRAMMA
8:30 Accoglienza e registrazione
9:00 Apertura e presentazione (Don Mario Benedini, Giuseppe Masera, Celestino Panizza)
9,30 Cambiamento climatico, giustizia sociale e salute (Gianni Tognoni)
10:00 Cambiamento climatico e modificazioni della salute (Giuseppe Miserotti)
10:30 Cambiamento globale e sistemi ecologici (Carlo Modonesi)
11:00 Cambiamento globale e le sfide dell’Enciclica “Laudato sì” (Caterina Braga)
11:30 Quale impegno per i medici (Ottavio Di Stefano)
11:45 Discussione
12:45 L’impegno di ISDE
13:00 Chiusura
Relatori:
-         Don Mario Benedini (Diocesi di Brescia - Ufficio per l’Impegno Sociale - Commissione per la Salvaguardia del Creato)
-         Caterina Braga (Alta Scuola per l’Ambiente - Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia - Docente di Pedagogia e formazione e valorizzazione delle risorse umane. Coordinatrice del Master in “Sviluppo umano e ambiente. Governance, processi formativi, conoscenza scientifica per custodire il creato”)
-         Ottavio Di Stefano (Presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Brescia)
-         Giuseppe Masera (già Direttore della Clinica Pediatrica dell’Università di Milano Bicocca - Ospedale S. Gerardo di Monza e Membro del Comitato Scientifico della Associazione Medici per l’Ambiente ISDE Italia)
-         Giuseppe Miserotti (Medico di Medicina Generale – Membro della Giunta esecutiva ISDE e vice presidente ISDE Italia Nord)
-         Carlo Modonesi (Biologo – Professore di Ecologia umana, Dipartimento di Bioscienze dell’Università di Parma – ISDE Italia Gruppo pesticidi)
-         Celestino Panizza (Medico del lavoro – Presidente della sezione ISDE Brescia)
-         Gianni Tognoni (Ricercatore con ruoli di responsabilità presso il Laboratorio di Farmacologia dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano e Segretario Generale del Tribunale Permanente dei Popoli)
La partecipazione è gratuita e aperta a tutti gli interessati.
Centro Pastorale Paolo VI
Via Gezio Calini, 30 Brescia (http://www.centropastoralepaolovi.it)
Parcheggio interno
Dalla Stazione con bus (servizio pubblico) due possibilità:
-         Linea 2: bus in direzione Chiesanuova per Centro Storico - Scendere alla fermata di via San Martino della Battaglia – a piedi via Moretto, via Crispi, via Gezio Calini
-         Linea 12: bus in direzione Verrocchio per Centro Storico fermata di corso Magenta – a piedi corso Magenta, via Crispi, via Gezio Calini
Dalla Stazione a piedi: 20 minuti

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