giovedì 2 luglio 2015

2 luglio - Informazione sugli operai Marcegaglia di Milano che hanno occupato il tetto contro la chiusura



Cassa integrazione finita, sei operai salgono sul tetto
La protesta "a oltranza" allo stabilimento Marcegaglia tra Milano e Sesto



Sesto San Giovanni (Milano), 1 luglio 2015 - Sono gli ultimi operai in carico allo stabilimento Marcegaglia di viale Sarca, sul confine tra Milano e Sesto San Giovanni. Protestano contro quello che chiamano "il trasferimento forzoso a Pozzolo Formigaro, in provincia di Alessandria, ad oltre 100 chilometri di distanza", forzoso perché l'alternativa sarebbe "il licenziamento". Per protestare, in sei (il settimo del drappello è malato) salgono sul carroponte dello stabilimento. Una protesta dal tetto, per farsi vedere di qua e di là dal confine. Quando un anno fa è stato raggiunto l'accordo tra azienda  e lavoratori sul trasferimento in Piemonte i sette non hanno accettato. Sono rimasti in cassa integrazione. E ora, con le nuove disposizioni del Governo sugli ammortizzatori sociali, anche quella è finita. L'ultima chance, salire sul tetto. "A oltranza", assicurano.   Al loro fianco è rimasta la Fiom-Cgil, che "appoggia la protesta" e li sostiene nella richiesta di una collocazione "in uno dei quattro siti limitrofi a Milano, che producono a pieno ritmo".  


 di seguito il primo comunicato degli operai




DAI CIELI FRA SESTO E MILANO CON LO SGUARDO SULLE STRADE CHE UNA VOLTA FURONO LASTRICATE DEL FUOCO DEGLI OPERAI PARTIGIANI AI QUALI VORREMMO RESTITUIRE UN PO’ DI ONORE…
COMUNICATO PRIMO GIORNO
Le prime 24 ore di occupazione dei carroponte e del tetto del reparto pannelli della Marcegaglia sono state piene di adrenalina e riflessione. Nessun problema di gestione dei rapporti con la sicurezza interna. La produzione dei pannelli coibentati a Milano è stata totalmente bloccata. Le spedizioni sono state interrotte. Dal punto di vista del danno economico ci siamo!
Sul piano della immagine l’azienda mostra di avere più problemi. Ieri ha pagato la giornata agli altri lavoratori che sono in procinto di andare volontariamente in mobilità o volontariamente al Lager di Pozzolo Formigaro, per evitare di avere troppa “movida” davanti ai cancelli. Oggi e domani sono stati tutti messi in cigs.
Ed è proprio sul piano dell’immagine che facciamo appello alle organizzazioni sindacali, ai partiti di classe, alle associazioni e ai collettivi che si sentono vicini alla nostra battaglia di muoversi nelle prossime ore. Vorremmo che attorno alla fabbrica si renda più visibile possibile la lotta. Noi quassù da questo punto di vista abbiamo i mezzi limitati.
Ieri ci sono stati 2 incontri in prefettura: L’azienda non tratta se non scendiamo, e comunque non è disponibile a discutere di ricollocamento.
Per cui DECRETIAMO che:
NOI NON MOLLIAMO la presa fino al momento in cui non sarà palesato nero su bianco il ricollocamento negli stabilimenti di Boltiere, Corsico, Lainate e Lomagna.
A rafforzamento di ciò uno dei 6 occupanti ha deciso spontaneamente di mettersi in sciopero della Fame. A tale senso facciamo richiesta alle autorità competenti di metterci a disposizione quotidianamente la visita di un medico per verificare lo stato di salute del compagno  Sergio. Segnaliamo che di noi c’è un lavoratore, Alfredo Mastropasqua, affetto da una grave patologia tumorale. Per la precisione si tratta di un cordoma alla base cranica. A causa di tale patologia ha disturbi visivi e dell’equilibrio. Chiaramente noi riteniamo responsabile l’azienda delle conseguenze sulla salute di tutti noi, visto che ci ha costretti non rispettando gli impegni presi a scegliere questa forma estrema di RESISTENZA. Ci domandiamo l’amministrazione comunale di Sesto e soprattutto quella di Milano, che ha delle serie responsabilità legate al PGT che ha trasformato il cemento e il ferro di questi capannoni in oro, se e quando hanno intenzione di esprimere almeno una posizione di netta distanza da quella che esprime l’azienda. Alla luce di tutto ciò ribadiamo il nostro appello a tutti e tutte di sostenere con tutte le forze possibili la nostra battaglia per il lavoro e contro le nefaste conseguenze del Jobs act e di tutte le scelte governative in tema di lavoro degli ultimi 20 anni che favoriscono terribilmente queste forme di cannibalismo padronale.
La nostra lotta è la lotta di tutti i lavoratori e di tutte le lavoratrici.
SOLO UNITI POSSIAMO VINCERE! 
Sono bene accetti comunicati e attestai di solidarietà. Inviateli alla mailbox fazzolettirossi@gmail.com oppure sms o vazapp al numero 3494906191

Alfredo
Cristian
Franco
Gianni
Massimiliano
Sergio


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