lunedì 6 aprile 2015

6 aprile: Fincantieri-Marghera. Contro il codismo e anarcosindacalismo, la Soluzione è la costruzione del Sindacato di Classe



Ma anche alla Fincantieri la lotta è senza futuro senza la costruzione effettiva del sindacato di classe, liberandosi del codismo verso la FIOM – tipico del comitato di sostegno di matrice troskobordighista – e l’inconcludenza di compagni che stanno dietro all’anarcosindacalismo di Paolo Dorigo , fuoriuscito finalmente dallo Slai Cobas per il sindacato di classe
 Slai Cobas per il sindacato di classe
Coordinamento nazionale



In questa settimana il clima nel cantiere si è riscaldato, sia a seguito delle dichiarazioni provocatorie di Bono, l’a.d. Fincantieri, rilasciate in occasione del varo, una settimana fa, della Viking Star ("Non abbiamo paura del futuro. Se qualcuno in Italia vuole che non si facciano più navi, lo dica, ce ne andremo da un'altra parte, ci aspettano tutti. (...) Il paese non va avanti a forza di diritti: chi ha fame a mezzogiorno e sera e continuerà a leggere i diritti, invece di lavorare, finirà al cimitero."), sia perché l’azienda, fregandosene delle preghiere dei dirigenti sindacali che invocavano una proroga, ha invece disdettato dal 1° aprile l’accordo integrativo in vigore – e questo comporterà ad aprile un taglio generalizzato del salario tra i 100 e i 200 euro. La risposta degli operai, e anche quella dei tecnici e degli impiegati, è stata compatta: lo sciopero di 3 ore e mezza di mercoledì 1 aprile è riuscito in pieno, con un picchetto molto partecipato ad inizio dei turni e tutte le imprese degli appalti ferme (un solo, isolato momento di tensione con un ingegnere della direzione, niente di che). Per la prima volta dall’inizio degli scioperi erano presenti ai cancelli carabinieri e polizia (in formazione ridotta). Per l’occasione non c’è stata un’azione di boicottaggio della riuscita dello sciopero da parte di FIM e UILM: davanti alla posizione di sfida molto aggressiva del padrone che non lascia, per il momento, alcun margine di trattativa, FIM e UILM sono in difficoltà nel rapporto con i propri iscritti, molti dei quali sono a favore degli scioperi. Tuttavia, pur in una giornata di sciopero ben riuscito, diversi dirigenti sindacali (anche della FIOM) hanno rilanciato sulla stampa, o tra i lavoratori, come credibile la minaccia di Bono di portare all’estero le ultime commesse ottenute dalla Carnival (che coprono alcuni anni di lavoro, fino al 2022), chi riferendosi ai Chantiers de l’Atlantique, chi ai cantieri rumeni. Da Marghera, dove stamani il cantiere era vuoto (con un picchetto operaio ai cancelli), va segnalato anche il pressoché totale fallimento, questa settimana, di due momenti tradizionali del “fare comunità” in azienda quali la messa pasquale (che ha visto la presenza del direttore del cantiere e non più di cinque-sei altre persone) e la scesa in acqua della Viking Star – in genere le nuove navi salpano dal cantiere con 200-250 dipendenti a bordo, è una di quelle occasioni in cui si può guadagnare qualcosa mostrando al contempo il proprio attaccamento all’azienda; questa volta, invece, a bordo c’era non più di una sessantina di elementi. Un primo atto di repressione del padrone-Fincantieri si è avuto ieri mattina con il trasferimento definitivo di tre impiegati in produzione (sovrintendenti) da Marghera ad Ancona.  e non vi è altra ragione di questa decisione improvvisa se non quella di voler intimidire la parte meno decisa (storicamente) dei lavoratori in lotta, per cominciare a spezzare l’unità di un’agitazione finora compatta. Fincantieri stringe i tempi anche perché nota che, per la prima volta da anni, un minimo (è bene non esagerare) di “comune sentire” tra gli operai e le maestranze dei diversi cantieri si sta formando.

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