sabato 3 gennaio 2015

2 gennaio: QUALE RAPPORTO TRA SINDACATO DI CLASSE E PARTITO DELLA CLASSE



Nella ripresa del lavoro sindacale di classe, che deve vedere uno sviluppo delle lotte dei lavoratori contro il fronte padronato/governo Renzi, ma anche del lavoro per l'organizzazione del sindacato di classe, riportiamo uno scritto che affronta la falsa questione della "neutralità del sindacato".  

"Il sindacato di classe è un'organizzazione di massa dei lavoratori, unisce tutti i lavoratori indipendentemente dal loro orientamento politico, ideologico, religioso. Ma è contro l'idea di un
sindacato apolitico.
D'altra parte, chi sostiene questo nasconde che da sempre i sindacati confederali cgil, cisl, uil, ma anche Ugl, e sindacati autonomi, sono schierati politicamente e legati a precise aree politiche o partiti. 
Nella lotta tra capitalisti, il loro governo e i lavoratori il sindacato di classe non può né deve essere neutrale, o sta con la politica borghese o sta con la politica proletaria, e, come l'esperienza storica del proletariato ci insegna, o è diretto dalla politica dei partiti borghesi o è diretto dalla politica del partito proletario. In questo senso c'è un rapporto tra sindacato di classe e partito della classe. Gli interessi dei lavoratori sono tutelati dal sindacato nella quotidianità, ma all'interno di una prospettiva di lotta più generale contro la politica generale del sistema capitalista e di una nuova società senza padroni, senza sfruttati e sfruttatori, senza ricchi e poveri, il cui il lavoro non sia più una merce.

I più coerenti persecutori di questa politica sono i comunisti; per questo un sindacato di classe necessita della guida di comunisti ma che sappiano conquistarsi un ruolo riconosciuto nel movimento concreto della lotta di classe, tra i proletari e nell'organizzazione sindacale per realizzare la giusta e necessaria combinazione del movimento sindacale con il movimento politico dei proletari, utilizzando la lotta rivendicativa in funzione del potere proletario e facendo di ogni lotta una scuola di formazione dei proletari in funzione della lotta per rovesciare il sistema capitalista.

Occorre contrastare una falsa idea di “neutralità” anche presente tra il ceto politico dei sindacati di base, che mentre da un lato si fanno propagandisti-contro tra i lavoratori della necessità della costruzione del partito comunista, spesso durante le competizioni elettorali vogliono fare del movimento dei lavoratori terreno di voti ai partiti parlamentari.
Così come occorre contrastare ogni teorizzazione tra i lavoratori del movimentismo e dell'autorganizzazione eterna, che vuol dire basismo eterno.

Nella stessa maniera, però, siamo contro una linea che voglia unificare, apertamente o di fatto, nella stessa organizzazione la lotta sindacale e la lotta politica, la lotta per migliorare le condizioni di vita e di lavoro dei proletari con la lotta per instaurare un nuovo e superiore ordinamento sociale basato sulla direzione dei lavoratori associati. Un piccolo sindacato “comunista”, “puro e duro”, è contemporaneamente sia un cattivo sindacato perché non unisce i lavoratori su grande scala e lascia gli altri lavoratori nelle mani degli agenti della borghesia, sia un cattivo partito rivoluzionario perché diluisce gli obiettivi fondamentali della lotta per il comunismo nelle inevitabili lotte rivendicative, perché intralcia inevitabilmente il movimento per l’emancipazione dei proletari dai capitalisti, perché tende inevitabilmente a ridurlo alla rivendicazione di miglioramenti delle condizioni di vita e di lavoro sotto i capitalisti".

Nessun commento:

Posta un commento