sabato 22 novembre 2014

20 novembre: ART. 18 - SACCONI: "COMPLETATO IL PERCORSO INIZIATO DA M. BIAGI" - ANCHE IL PROLETARIATO LO DEVE COMPLETARE...

La Commissione lavoro di Montecitorio ha confermato la volontà del governo di cancellare l'art. 18 non solo per i nuovi assunti ma per tutti i lavoratori.
Il PD parla di miglioramento del testo, grazie all'emendamento sui licenziamenti disciplinari, e plaude alla vittoria; lo stesso fanno quelli del nuovo centro destra perchè dice che il testo di attacco all'art. 18 è in realtà pienamente confermato. Per una volta dobbiamo dare ragione a questi.

Il diritto al reintegro sul posto di lavoro non c'è più. Perchè pur restando per i licenziamenti discriminatori e, in qualche caso (rarissimo come vedremo) per i licenziamenti disciplinari, nessun padrone, avendo ora la possibilità di licenziare senza giustificato motivo, si metterà "sotto scopa", licenziando per motivi discriminatori o disciplinari.

Per il licenziamento disciplinare, introdotto, siamo poi al "teatro dell'assurdo".
Prima di tutto la materia è ancora tutta da definire con futuri decreti delegati, ma la sostanza è che, poichè questi licenziamenti dovranno essere legati a gravi reati penali (come dice Sacconi:"una fattispecie di licenziamenti disciplinari estrema"); siamo alla serie che il padrone ti deve accusare ingiustamente di avergli ucciso la madre (Sacconi parla di "licenziamenti disciplinari particolarmente infamanti"), per poter sperare nel "reintegro" - altrimenti anche qui, al massimo di indennità si tratta.

Per tutti gli altri licenziamenti, quelli economici, senza giusta causa o giustificato motivo, che sono la stragrande maggioranza, vi sarà solo un indennizzo economico commisurato all’anzianità di servizio.

In pratica una volta licenziato, il lavoratore va a casa. Con in tasca qualche mensilità di stipendio. 


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