giovedì 25 settembre 2014

25 settembre: E' QUELLO CHE SERVE E LO SCOPO DELLA FORMAZIONE OPERAIA.... RISPOSTA AD UN COMMENTO DELLA 1° PARTE DI "LAVORO SALARIATO E CAPITALE"

Riportiamo un breve commento arrivato da Palermo in merito alla parte di sintesi dI "Lavoro salariato e capitale" postata giovedì 18 settembre - inizio della formazione operaia on line; insieme alla nostra risposta.

Invitiamo tutti a postare commenti, domande, o propri approfondimenti, precisazioni. Pubblicheremo tutto.

COMMENTO: "Da quello che ho capito, l'operaio produce beni di valore, ma che non gli viene riconosciuta in termini di denaro, il valore di quello che ha prodotto servirà a fare arricchire i padroni.dovrebbe essere valorizzato il lavoro di un operaio e ricompensarlo in misura adeguata al prodotto. invece i padroni sfruttano l'operaio x arricchirsi. spero di essermi espressa bene, caso mai mi chiarirete se non ho capito"
Grazia precaria coop Palermo

RISPOSTA: Si, il capitalista non paga all'operaio il prezzo del suo lavoro o del prodotto del suo lavoro, ma un salario che corrisponde al prezzo della forza-lavoro, determinato, come qualsiasi merce, dai costi della sua produzione, vale a dire dal tempo di produzione di quei beni che all'operaio servono per andare il giorno dopo a lavorare, a rifarsi sfruttare.
L'operaio vendendo al capitalista la sua forza lavoro, questa non è più sua. Il capitalista essendo diventato proprietario per un giorno, una settimana, un mese, di questa merce particolare la mette al lavoro. In questo tempo di lavoro, per es. 8 ore, solo una minima parte del lavoro dell'operaio serve per ricostruire quella forza lavoro, il resto delle ore, poniamo 5, questi fa lavoro gratis per il capitale. Ma il capitalista ha già pagato quella forza lavoro come tutte le altre merci (quindi, nell'esempio, per 3 ore, il tempo della sua produzione). E in questo non è "cattivo o ladro", dal momento che la forza lavoro è una merce come tutte le altre. Io - dice il capitalista - quanto pago un vestito? Il prezzo che corrisponde al tempo di produzione di quel vestito; quindi lo stesso mi comporto con la forza lavoro operaia, pago a te lavoratore il prezzo corrispondente al tempo di produzione di quei beni che ti fanno esistere.
Però, dice il capitalista, io ti ho acquistato per 8 ore e quindi per 8 ore sei mio; pertanto l'operaio, dopo, poniamo, le 3 ore in cui ricostruisce il costo della sua "merce", deve continuare a lavorare fino alle 8 ore.
Quindi non si tratta che il capitalista non dà valore al lavoro dell'operaio e che dovrebbe "ricompensarlo in misura adeguata al prodotto". Il valore del lavoro, il prodotto, per la legge capitalista, non devono interessare all'operaio, più di quanto non interessi ad una macchina di quella fabbrica.
E ancora una volta, questo non avviene per "cattiveria" (altrimenti l'eliminazione del lavoro salariato consisterebbe solo nell'avere capitalista più giusti e che pensino ad arricchirsi un pò meno...); il capitalista si alzerebbe in piedi sorpreso e risentito di questo attacco alla sua "correttezza" e direbbe: "ma io ho pagato giustamente la forza-lavoro dell'operaio, ciò che poi questa merce particolare produce è affare mio e io non devo dare nessuna parte di questo prodotto all'operaio!". E rispetto alla legge del capitale - per cui l'operaio è formalmente "libero", ma appartiene al capitale, come uno schiavo, come una macchina - quel padrone ha ragione...


Quando tu scrivi: "dovrebbe essere valorizzato il lavoro di un operaio e ricompensarlo in misura adeguata al prodotto", questo è possibile solo con il rovesciamento del sistema del capitale e delle sue leggi; con l'abolizione dello sfruttamento, lavoro salariato, con la costruzione di una società socialista in cui non c'è più la stridente contraddizione di oggi, per cui tutta la produzione, la ricchezza è sociale, ma l'appropriazione dei frutti di questa produzione è privata.  


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