giovedì 25 settembre 2014

23 settembre: Dopo, l'ennesima, strage di Adria è necessario fare chiarezza sulle cosiddette "morti bianche". NON SONO UNA FATALITA', NON SONO UN FATTO PRIVATO, SONO FRUTTO DEL BARBARO SFRUTTAMENTO DI QUESTO SISTEMA....

.... come si dice in Pillole Comuniste

"Le morti operaie non sono mai un fatto privato ma legate alla più grande e importante questione sociale, lo sfruttamento del lavoro da parte del capitale e la sicurezza sul lavoro come costo per il padrone. La vita dell'operaio in questo contesto è una variante del capitale, un effetto collaterale della guerra del capitale.
Ma l'amarezza più grande in questo caso è il fatto che proprio nelle fila operaie e delle loro famiglie la morte viene considerata un fatto privato"


.... ma come testimoniato anche da chi sul terreno della battaglia su Salute e Sicurezza sui luoghi di Lavoro si batte da anni

ADRIA - una strage operaia annunciata
diffusione a cura della rete nazionale sicurezza e salute sui posti di lavoro e sul territorio

In merito alla ennesima strage di Adria valgono, purtroppo, considerazioni già fatte troppe volte.
La strage deriva, come in molti altri casi simili, dalla mancata osservanza delle più elementari norme in materie di lavori in cisterna e in presenza di prodotti chimici pericolosi.
Non c'è bisogno di ricercarle nel D.Lgs.81/08 o nel D.P.R.177/11 (spazi confinati). C'erano già nel D.P.R.547/55... Non andava inventato niente di nuovo.
L'inosservanza delle norme avviene perché:
-       conviene economicamente alle aziende, a fronte di risparmio di costo del lavoro (appalti, subappalti), riduzione dei tempi di lavoro, mancata definizione, applicazione, controllo di procedure, mancato utilizzo di prodotti chimici meno pericolosi, ma più costosi, mancato acquisto di DPI, mancata erogazione della formazione;
-         la tutela della salute e sicurezza delle aziende è sempre di più vista non come un percorso tecnico che, partendo da analisi dei cicli lavorativi e da valutazione dei rischi, porti a misure concrete di prevenzione e protezione, ma come un “fare carta” (i famigerati Sistemi di Gestione...) con il solo obiettivo di deresponsabilizzare il management e colpevolizzare il lavoratore vittima (e quando si parla di “errore umano” non si fa altro che colpevolizzare il lavoratore...);
-         mancano o sono enormemente carenti strutture pubbliche di controllo dell’applicazione delle norme ed esse sono politicamente pilotate o limitate nelle loro possibilità di agire da forti interessi politici (i direttori delle ASL e delle ARPA sono eletti dai partiti...), collusi con gli interessi economici delle aziende pubbliche e private;
-         sono complici e colpevoli quei consulenti (ingegneri, medici, tecnici) pagati dalle aziende e che collaborano con loro non con la finalità di proteggere i lavoratori, ma di fare i biechi interessi dell’azienda (e quindi loro personale);
-         il ruolo degli RLS è sempre di più visto come l’adempimento formale di obblighi normativi eseguiti su carta, ma non nella sostanza, con ruolo di accondiscenda rispetto alle scelte aziendali; quei RLS che cercano di fare veramente battaglia sono combattuti dalle aziende che fanno il possibile per isolarli o allontanarli;
-         i sindacati, spesso collusi e complici delle aziende, (salve ormai qualche poca eccezione e sempre più spesso a livello personale piuttosto che di organizzazione) non fanno assolutamente niente per fermare la strage: a quando ad esempio uno sciopero generale contro la mancanza di salute e di sicurezza sui luoghi di lavoro;
-         la sempre maggiore precarietà del lavoro rende i lavoratori troppo succubi delle aziende e ricattabili per poter fare valere i propri diritti sul diritto al lavoro e al lavoro salubre e sicuro;
-         le sanzioni per le inosservanze delle norme sono ridicole (poche migliaia di euro nei casi peggiori), le pene detentive in caso di lesioni od omicidio sono parimenti non proporzionate alla gravità dei fatti, la rubricazione degli omicidi sul lavoro come omicidi colposi, vanifica del tutto ogni forma di deterrenza (quanti processi sono finiti in prescrizioni o con pene risibili, sospese in condizionale?).
-         manca cultura della salute e della sicurezza, manca informazioni, manca consapevolezza dei propri diritti, colpevoli di questo oltre le aziende (e ci mancherebbe...), anche sindacati, partiti, mezzi di informazione.
Tutto questo crea le condizioni perché le aziende e i loro complici attuino di fatto la SOSPENSIONE DEL DIRITTO ALLA SALUTE E ALLA SICUREZZA dei lavoratori (come quello dei cittadini).
NEI LUOGHI DI LAVORO SI VIVE ORMAI NELLA COSTANTE, ACCETTATA, CONSOLIDATA ILLEGALITA’!
Ultima osservazione e anche autocritica.
Smettiamo si parlare di morti di lavoro solo quando le stragi diventano “mediatiche”, come quella di Adria!!!
Molto cinicamente osservo che con i morti di Adria siamo perfettamente “in media” (quattro morti accertati al giorno per infortunio sul lavoro). E allora perché meravigliarsi solo ora e tacere tutti gli altri giorni?
Di morte sul lavoro e per il lavoro dobbiamo parlarne tutti i giorni, ma non solo per piangerli.
Soprattutto per analizzarne in maniera critica le cause, come quelle sopra accennate, e cercare di portare battaglia (con le poche forze che ci restano) per ridurre o limitare (non dico certo eliminare) queste cause.
La strage non finirà. Ma ogni lavoratore strappato alla morte, al’infortunio, alla malattia  è già una vittoria.
Marco Spezia


.... e ancora

La resa di un cittadino normale che voleva solo dare un contributo volontario contro gli infortuni mortali
La tragedia di ieri ha messo in luce una verità banale e scontata. Che l’articolo 18 tutela anche la Sicurezza dei lavoratori. Del resto lo scrivo da anni che le morti sui luoghi di lavoro sono quasi tutti da ricercarsi in luoghi di lavoro dove non c’è la protezione di questo articolo di civiltà e dove non è presente il sindacato. La strage di Adria mette in luce i veri aspetti della posta in gioco. Un’azienda di soli 10 dipendenti, come quella dove si è verificata la tragedia, non ha l’articolo 18, di conseguenza non ha un rappresentante della Sicurezza, e non ha probabilmente nessun iscritto al sindacato e dov’è quasi impossibile fare un’assemblea per discutere dei problemi aziendali con un rappresentante dei lavoratori.   Un camionista, che purtroppo è morto, è andato a versare direttamente in una vasca il contenuto della cisterna del camion contenente acido fosforico, mentre l’acido doveva andare in un silos a decantare. Com’è stato possibile? Di chi è la responsabilità? Ma davvero i lavoratori tramano contro la loro vita e volontariamente non rispettano le procedure di sicurezza che li tuteli?  Un camionista ha deciso da solo di saltare le procedure o era una prassi abituale e perché non è stato fermato? La magistratura chiarirà. Se ci fosse stato presente un sindacato, se ci fosse stato un rappresentante sulla Sicurezza la tragedia ci sarebbe stata ugualmente? Io credo di no. Ed è per questo da cittadino “normale” , senza nessun interesse di nessun tipo, da anni mi sto battendo contro queste tragedie. I lavorati non hanno nessuna arma di difesa se non hanno protezioni adeguate come l’articolo 18 che evita gli “omicidi sul lavoro”. I dati raccolti dall’Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro  lo dimostrano inequivocabilmente. Le vittime calano in questi anni tra gli iscritti all’INAIL ma aumentano complessivamente. Siamo in questo momento a + 6,4% anche rispetto al 2008 e addirittura + 8,7% rispetto al 23 settembre del 2013. e ricordando anche che in questi anni la crisi ha fatto perdere milioni di posti di lavoro. Ho tempestato in questi anni di mail le forze politiche e la stampa, ma niente, salvo rare eccezioni a nessun interessa la vita di chi lavora. Voi pensate ad un politico, di qualsiasi schieramento e sappiate che è stato avvertito dell’andamento delle morti sul lavoro. Ma nessuno che si è mai degnato di rispondere e di chiedere di vedere “le carte”. E questo vale soprattutto per chi in questo momento ci sta governando. Il 28 febbraio 2014 ho mandato una mail a Renzi, Martina e Poletti avvertendoli dell’imminente strage di agricoltori che entro pochi giorni sarebbe ricominciata tra gli agricoltori che sarebbero morti in tantissimi schiacciati dal trattore. Io credo che in un paese civile e normale i ministri avrebbero risposto, perlomeno si sarebbero informati. Invece niente, il silenzio più totale. Da quel giorno ne sono morti così atrocemente 127. Bastava solo fare una campagna informativa e una “leggina” per far mettere in protezione le Cabine. Io credo che si dovrebbero vergognare. Ma tanto hanno dalla loro parte amministratori , stampa e televisione e giornalisti che non sanno neppure cosa vuol dire avere la schiena dritta. Ma forse non è neppure questo il motivo dell’indifferenza verso queste tragedie. La verità è ancora più banale, della vita di chi lavora a questa classe dirigente non importa niente. MI ARRENDO, BASTA SACRIFICI, BASTA STARE ORE ED ORE AL COMPUTER PER RACCOGLIERE DATI E DENUNCIARE. NON SERVE A NIENTE, CHI LAVORA E’ ORMAI SOLO MERCE E NEPPURE DELLA PIU’ PREGIATA.
 Carlo Soricelli curatore dell'Osservatorio Indipendente di Bologna morti sul lavoro 


e l'unica soluzione e l'unica Giustizia sono farla finita con questo sistema e la Giustizia Proletaria

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