mercoledì 26 marzo 2014

26 marzo - esempio della condizione operaia nelle piccole fabbriche metalmeccaniche della provincia

Ciao Sebastiano, da come vedo sul web e da come ho potuto vedere l'ultima volta che ci siamo incontrati, sei molto impegnato per la causa degli operai della logistica di Trezzo, per cui capisco benissimo che il tuo tempo sia limitato, anche perchè lavori.
Ma la caparbietà con cui la slai porta avanti le sue lotte mi incoraggia molto e questo mi basta.
Sarò, per quanto mi è possibile solidale con gli altri miei compagni in quanto siamo tutti sulla stessa barca, e di interessarmi in prima persona delle questioni della mia azienda.
...ti mando una "breve" introduzione del caso V. che sicuramente non è uno dei più urgenti e neanche dei più gravi, ma poche gocce sempre nello stesso punto a volte logorano più di un pomeriggio di pioggia, per cui io mi procuro l'impermeabile finchè non è possibile riparare la falla.

V. di Adro (Bs), situazione operai produzione.
Il titolare dell’azienda si chiama C. S..
La V. produce principalmente prodotti e componenti per valvole, esegue il montaggio di alcuni componenti allegati, cura la spedizione e l'’imballaggio degli stessi, esegue altre lavorazioni dei seggi, e l'’imballaggio di componenti prodotti da terzi.
I locali che compongono la V. sono 3 e1/2, due sono capannoni che attualmente sono in uso per la produzione e spedizione, uno, da voci di corridoio si dice che è stato appena acquistato e infine il mezzo capannone sarebbe un magazzino che viene utilizzato da un’'altra ditta sempre di proprietà del sig.C.e in un angolo vi lavorano due/tre operai con due torni cnc e tre manuali, in condizioni di temperatura ambiente e quindi non riscaldati.
Al di sotto del titolare, a gestire la V è stato incaricato l’ing. M.Z., attuale direttore, assunto circa tre/quattro anni fa, ma da voci di corridoio a quanto pare dovrebbe andarsene…
Al di sotto di lui a gestire la produzione c’è il responsabile di produzione sig. P. N., che svolge ufficiosamente anche il ruolo di capo reparto, capo turno, capo officina avendo solo i requisiti per la prima mansione su detta .
Il direttore attuale precedentemente non c’'era ma a fare le sue veci c’'era una responsabile delle risorse umane, anch’'ella pseudo direttrice.
Gli operai da sette anni a questa parte si può dire che si sono quasi quintuplicati, ed anche i macchinari sono aumentati, così come la mole di lavoro.
Eravamo in nove decisi a voler cambiare le cose ora siamo rimasti in tre.
Di cosa ci lamentiamo :
Innanzitutto la V. è in difetto riguardo la sicurezza sulle macchine e nei lavori manuali spesso richiesti dal responsabile di produzione.
Ci viene richiesto di fare ore straordinarie fuori dal limite massimo consentito obbligatorio e facoltativo oppure di fare turni di otto ore senza pausa e senza mensa idonea. Ho detto la parola “ richiesto” perché non veniamo obbligati, ma condizionati psicologicamente, con discorsi pretestuosi con cui vorrebbero giustificare tali pretese, senza però mettere nulla per iscritto. Ci dicono che lo vuole il mercato internazionale, che non dipende da loro, che è meglio approfittarne perché al giorno d’'oggi nessuna ditta chiede più di fare straordinari e noi siamo fortunati ad avere un posto di lavoro, che in India, in Sardegna, in Marocco e in Puglia non si lavora di certo meglio di qui, che vogliamo tutti i puntini sulle i e che cerchiamo il pelo nell’'uovo, etc.etc…
Il guaio è che non si fermano qui. Anche se l’operaio a cui viene fatta su detta richiesta si rende disponibile per due o tre anni continuativamente a realizzare le loro volontà (magari facendo dieci ore e mezza al giorno più quattro o sei ore il sabato) senza mai sgarrare di un'ora, al primo no scatta il loro dissenso.
Improvvisamente diventiamo troppo lenti, improduttivi e per loro esigenze aziendali ci viene consigliato animatamente di essere spostati ad eseguire lavori di livello inferiore anche per parecchi mesi consecutivi, come il montaggio, l'’aiuto magazziniere e tutti quei lavori che si potrebbero fare tranquillamente avendo il primo livello. Nel momento in cui poi serve a loro, dopo che sei stato estromesso dalle macchine per cinque sei mesi e magari ti sei dimenticato anche qualcosa, viene preteso di sopperire alla mancanza di un tornitore o di un fresatore (in ferie od in malattia), magari su torni che neanche hai mai usato, con la ricorrente frase: ”ma tu sai programmare, dovresti saperli usare i torni, tanto sono tutti uguali…”.
Poi vai e spiegare le differenze a gente che non ha mai utilizzato le macchine o che ne sa ben poco.
Alcuni operai stranieri ed alcuni interinali vengono assunti col secondo livello e gli viene preteso di imparare a programmare ed attrezzare le macchine come uno di quinto livello. Una volta imparata la mansione, il livello che dovrebbe essere portato alla quinta categoria (visto che solo col quinto livello si è autorizzati a programmare), rimane sempre quello.
Altri problemi:
Abbiamo uno spogliatoio di circa 12mq per 25 persone colmo di armadietti, ai lati e al centro ed abbiamo circa un metro di corridoio per passare e cambiarci e pretendono che ci facciamo trovare cinque minuti prima sulla macchina.
Saltuariamente vengono eseguiti lavori edilizi con mezzi meccanici a gasolio, accesi che frantumano il cemento armato, all'’interno del capannone mentre lavoriamo.
Veniamo avvertiti della chiusura aziendale sempre sistematicamente una settimana prima delle ferie,esclusi dall’opportunità di prenotare viaggi low cost per andare a trovare i propri cari, che solo il nostro portafogli sa quanto può giovare un viaggio in offerta con questa crisi..
Non abbiamo i guanti antitaglio, che nel nostro lavoro sono indispensabili.
In conclusione : Noi abbiamo provato a dialogare da anni su queste questioni, ma non veniamo presi neanche in considerazione.
Ultimamente, i ragazzi che sono partiti per primi a fare una sorta di sciopero bianco, ossia quattro operai indiani, che si erano rivolti già alla fiom e che si sono rifiutati per un periodo di attrezzare e programmare i torni, insieme a me, un ragazzo marocchino e due italiani, (anch’'essi iscritti alla fiom) ci siamo appunto affidati a questo sindacato per farlo intervenire sulle questioni descritte sopra.Ovviamente ci ha deluso tutti quanti e molti si sono scoraggiati, in quanto ci ha descritto palesemente e falsamente che tutte le regole sui diritti dei lavoratori sono dalla parte del padrone, e che quindi noi dobbiamo stare solo calmi, privandoci ancheinformrci per sapere le regole intoccabili e fondamentali dei nostri diritti anche solo a titolo informativo.
Come ti dicevo prima siamo rimasti solo in tre: io e due ragazzi indiani e ovviamente siamo il bersaglio delle pressioni psicologiche di codesti furbetti. Ma abbiamo le spalle larghe e non ci facciamo intimorire.
L’'ingresso e l'’intervento dei sindacati seppur parziale ha comunque avuto i suoi effetti.
Sono state apportate delle migliorie di tipo tecnico ed attrezzature come gru a bandiera e carroponti montati in postazioni in cui non c’'erano e si era costretti a sollevare i pezzi a mano o col muletto/trans pallet elettrico; montaggio di un aspiratore più potente per un tornio verticale che creava una nebbia persistente di acqua chimica; sicurezze su alcune frese, e da voci di corridoio sarebbe anche in fase di realizzazione, il nuovo spogliatoio.
A costo però di un cambiamento di contratto da confapi a confimi, contratto peggiorativo sotto il punto di vista economico e di trattamento degli operai.
E poi, cosa più importante, le pressioni psicologiche a noi tre superstiti della lotta, seppur a singhiozzo, continuano. Infatti qualche settimana fa io mi sono messo in malattia per tre giorni per ipertensione, pressione alta e battito cardiaco accelerato, tutte conseguenze di una ennesima discussione col responsabile di produzione che non sapendo dove attaccarsi si inventa che io non rispetto le regole, “cazzeggio”, non sono autonomo nel mio lavoro, e voglio fare il sindacalista di turno quando non sono neanche rsu. Non è la prima volta queste pressioni, avvengono ormai da quattro anni ed ho i testimoni.
Comunque la motivazione di queste pressioni è il fatto che io sia l'’unico che si sia lamentato con le persone competenti della sicurezza e della nostra salute sul posto di lavoro, senza peli sulla lingua, e che si sia rifiutato di eseguire lavori che appunto mettevano in pericolo la mia persona fisica.
Ora noi tre abbiamo tratto una conclusione: visto che al resto degli operai non interessa “metterci la faccia” e a noi non interessa” fare le cavie”, dobbiamo bloccare questo meccanismo in tutti i modi,
pretendiamo di farci rispettare contrastandoli su tutte quelle cose che non ci possono imporre perché non sono consentite dalla legge. Quindi dobbiamo essere super informati di tutte quelle regole che ci consentono di proteggerci dai loro soprusi.


M.D.

Nessun commento:

Posta un commento