martedì 26 novembre 2013

è ora che le lavoratrici prendano in mano lo sciopero delle donne

Avvicinandosi il 25 novembre, sono le notizie sullo sciopero delle donne che
vengono da operaie delle fabbriche, lavoratrici di tanti posti di lavoro
precari, da tante delegate Rsu Cgil che non seguendo l'indicazione della
segreteria nazionale indicono sciopero sui loro posti di lavoro, la "novità"
più bella.
Dopo l'indizione dello sciopero di 8 ore da parte della Rsu Fiom Cgil nella
fabbrica metalmeccanica N&W Global Vending, di Bergamo con oltre 1000
dipendenti, di cui il 50% donne - nel loro comunicato dicono tra le altre
cose: "senza il rispetto per la nostra autodeterminazione e il nostro corpo
non c'è società che tenga"; arriva lo sciopero, anche questo di tutta la
giornata, delle lavoratrici alla Titan Italia di Crespellano che occupa 206
dipendenti; lo sciopero proclamato dalla rsu Filcams Cgil di Centrale
Adriatica, sito di Anzola dell'Emilia che sottolinea l'importanza del loro
sciopero "in un territorio...dove nessuna categoria ha osato sfidare
ufficialmente e significativamente la retromarcia della segretaria generale,
Camusso"; poi lo sciopero delle donne lavoratrici che svolgono il servizio
di pulizia negli istituti scolastici della provincia di Varese, indetto dal
sindacato di base Al.Cobas-Cub. Inoltre La Camera del Lavoro di Pescara che
informa che "lunedi' 25 dalle 11.00 alle 11.30 ci sarà astensione dalle
attivita' di tutte le donne della Cgil - categorie, servizi e apparato".
L'altra importante novità sono le lavoratrici immigrate, che a
Marghera-Mestre stanno facendo di tutto per la riuscita dello sciopero in
fabbriche, servizi in Fincantieri, settore calzaturiero, settore delle
pulizie, ecc.
Queste si uniscono alle lavoratrici di Palermo del policlinico, delle scuole
e Comuni, alle precarie delle cooperative sociali; alle lavoratrici di
Taranto delle pulizie nelle scuole e negli asili, degli appalti comunali,
alle operaie della pasquinelli/Amiu, come alle operaie forestali della
Puglia che faranno fermate sul loro posto di lavoro; alle coraggiose
commesse di Brico io de L'Aquila che sfidano l'impossibile, ma lo fanno; poi
a Milano le lavoratrici precarie della scuola, della sanità, delle poste; in
tanti Comuni grandi e piccoli sciopereranno le lavoratrici comunali, come a
Genova, Torino, Terni, ecc.
In una situazione in cui, sia a livello nazionale sia in tante città, la
cgil e la fiom, come le altre categorie sindacali, non hanno voluto aderire
allo "sciopero delle donne" e hanno preferito al massimo le rituali
iniziative istituzionali che non cambiano nulla, è importante che in alcune
realtà invece delegate, strutture della cgil siano andate controcorrente:
questo avviene con la Camera del lavoro metropolitana di Bologna, avviene a
Pescara, a Catanzaro, avviene con la presa di posizione della Fisac Cgil,
ecc.
Un'altro importante schieramento sta avvenendo nei sindacati di base, dove
si può dire che lo "sciopero delle donne" sta diventando una decisiva
"cartina di tornasole" strategica, sia di linea che ideologica, su come si
debba intendere e praticare un sindacato e sindacalismo di classe e di massa
e sul ruolo centrale in esso delle donne, frutto anche della necessaria
battaglia autonoma - e quindi anche nel sindacalismo di base non è di poco
conto nè può essere ridotto a un si o un no ad "una iniziativa", aver
sostenuto e indetto lo "sciopero delle donne" o non averlo fatto.

In tante realtà, e non a caso, sono proprio le lavoratrici che stanno già
lottando ad aderire per prime allo "sciopero delle donne". Accade a Palermo,
dove le lavoratrici del policlinico e delle cooperative sociali nelle
settimane, giorni scorsi hanno fatto presidi, occupazioni di sedi
istituzionali, imponendo a miseri uomini la loro dignità di donne ribelli;
accade a Taranto dove le lavoratrici delle pulizie delle scuole stanno
bloccando la città, occupano i Palazzi, e si scontrano con la polizia senza
un minimo di paura; e dove le operaie della Pasquinelli hanno conquistato il
loro lavoro con grandi lotte/scioperi; accade a Milano con le insegnanti
precarie in lotta da mesi, anni, sempre determinate; ecc. Lavoratrici che
sempre nelle lotte portano le ragioni di classe strettamente intrecciate
alle ragioni di genere.

Questo entrata con forza, coraggio, "sfida", ribellione, da parte delle
operaie, delle lavoratrici che si sono prese in mano lo "sciopero delle
donne", trasformandolo da "parola d'ordine", da avvenimento soprattutto
simbolico, in realtà vera - sia pure ancora piccola, dà il giusto segno di
classe allo "sciopero delle donne", uno sciopero che è soprattutto
espressione delle donne proletarie, delle donne più sfruttate e oppresse,
quelle che non hanno solo una catena da spezzare ma doppie/decine di catene;
e quindi fa dello "sciopero" l'arma giusta per cominciare a far pesare la
forza della lotta delle donne, perchè preoccupi seriamente padroni, governo,
Stato, uomini che odiano le donne.
Questo, insieme alla ribellione di tante ragazze, donne disoccupate, donne
già in lotta nei movimenti, casalinghe, ecc., rende lo sciopero delle donne
un "pericolo" per questo sistema capitalista, di sfruttamento e oppressione,
di morte. E noi questo vogliamo.

VIVA LO SCIOPERO DELLE DONNE!!

MFPR - 24.11.13

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