lunedì 25 marzo 2013

info-solidale sciopero logistica


22 MARZO 2013: GRANDE GIORNATA DI SCIOPERO E  BLOCCO DELLA CIRCOLAZIONE 
DELLE MERCI NEI MAGGIORI POLI DELLA LOGISTICA A LIVELLO NAZIONALE.
GRANDE SALTO DI QUALITA' NEL PERCORSO DI LOTTA PER LA CONQUISTA DI
CONDIZIONI CONTRATTUALI E RETRIBUTIVE MIGLIORI PER TUTTI I LAVORATORI DELLA
LOGISTICA.

Il 22 marzo 2013 resterà una data molto importante nel percorso di lotta dei
lavoratori della logistica finalizzato allo smantellamento del sistema
fondato sulle cooperative, di sperimentazione di nuove forme di lotta e di
costruzione di percorsi di  organizzazione operaia finalizzata a rompere la
gabbia delle compatibilità con le politiche di austerità. Il 22 marzo è
stato l'avvio di una nuova fase storica di lotta operaia, come prodotto
dell'intreccio virtuoso tra le soggettività (SI Cobas e ADL Cobas) che hanno
saputo cogliere il dato materiale della contraddizione tra capitale e
lavoro, in un settore della produzione di valore per il capitale,  di vitale
importanza per la riproduzione del capitale stesso. Ciò che ha reso potente
la contraddizione, è stata la composizione del tutto nuova dei lavoratori
che operano nel settore, privi di quella memoria da "compromesso storico"
tra capitale e lavoro, di cui i sindacati confederali sono stati i maggiori
interpreti e che tanti danni ha provocato nel nostro Paese.
Una composizione, fatta al 90 % di lavoratori stranieri, che hanno saputo
creare meticciato  a partire dalle lotte, dopo avere compreso i meccanismi
dello sfruttamento legato alla figura del socio lavoratore.
Come Si Cobas e Adl Cobas, abbiamo avuto un ruolo fondamentale nell'avere
colto questi elementi e nell'essere riusciti a fornire a questi lavoratori
le coordinate giuste per poter intraprendere un percorso di  lotta, che ha
saputo fino a questo momento  produrre risultati straordinari, dal punto di
vista della conquista di migliori condizioni contrattuali, retributive e
lavorative.   Fino a qualche anno fa, nei magazzini di  BARTOLINI,  TNT,
DHL,  GLS,  SDA,  ARTONI,  ESSELUNGA, IKEA, PAM, CEVA, ecc. , tutto
funzionava a meraviglia: i consorzi e le cooperative assumevano in qualità
di soci migliaia e migliaia di lavoratori, ai quali, grazie al meccanismo
criminale dell'adesione del lavoratore alla cooperativa,  potevano disporre
di una forza lavoro  riconducibile, senza esagerazioni, alla condizione
dello  schiavo. Il socio lavoratore, elemento portante ma debole perché
ricattato, infatti, si rendeva disponibile  a contrarre un rapporto di
lavoro senza alcuna forma di regolamentazione, né dal punto di vista
dell'orario, né dal punto di vista del salario. Tutto questo avveniva nella
più completa complicità dei sindacati confederali, i quali, in molti casi,
hanno collocato loro funzionari alla guida di consorzi e cooperative.
Erano riusciti a creare un  sistema perfetto che prevedeva anche lauti
profitti basati su una pianificazione  dell'evasione contributiva e fiscale,
grazie alla programmazione della costituzione  e della chiusura della
cooperativa,  producendo un ciclo continuo di azzeramento dell'anzianità di
servizio e del livello di inquadramento del lavoratore, oltre che una azione
di rapina sistematica del TFR e di altri ratei della retribuzione.
Ma, ad un certo punto, questo meccanismo perfetto di sfruttamento, che aveva
saputo esaltare le capacità di una miriade di consulenti del lavoro, che si
sono sbizzarriti nel ricercare tutte le forme più ignobili, ma altamente
remunerative, di produrre profitto (ma il capitale, si sa, non ha una
morale), si è inceppato.

In qualche modo, crediamo, di avere avuto un certo ruolo ( e ne andiamo
fieri)  nell'essere riusciti a contribuire all'inceppamento di questo
meccanismo.  E oggi possiamo dire che il 22 marzo, segna l'inizio della fine
della truffa delle cooperative.

Il 22 marzo che ha visto, per la prima volta, una articolazione precisa di
uno sciopero concepito seguendo la temporalità  dei tempi della logistica
nell'arco delle 24 ore, è il prodotto  di un lavoro costruito congiuntamente
tra Si Cobas e Adl Cobas, partito da un confronto puntuale relativo alle
principali centrali della logistica presenti nei territori della Lombardia,
del Veneto e dell'Emilia Romagna. Alcune esperienze di lotta, sul terreno di
più territori, sono state la chiave di volta per arrivare a concepire lo
sciopero del 22 marzo. Possiamo citare come esempio, la lotta condotta tra
Padova, Verona, Milano, Piacenza e Bologna in GLS. Pur partendo da
situazioni diversificate,  siamo riusciti a creare un vincolo di solidarietà
tra tutti i lavoratori, (parliamo di oltre  500 lavoratori dislocati in 6/7
magazzini), che hanno capito l'importanza di considerare la lotta
all'interno del proprio magazzino come se fosse un reparto di un unico
magazzino, in quanto, la merce che viene lavorata in un HUB, poi deve
passare ad una filiale e dunque, se vuoi costruire veramente un micidiale e
più forte rapporto di forza, devi, necessariamente, unire le forze di tutti.
Questo è quello che è avvenuto nella materialità delle lotte, come necessità
di tessere collegamenti stabili per incidere di più e riuscire, quando
serve, a bloccare tutti e 7 i magazzini.
Questo percorso, iniziato in GLS, si è esteso poi in SDA, ma dovrà diventare
l'elemento centrale di sviluppo della lotta nella logistica,mil per lo
smantellamento del sistema delle cooperative e per  conquistare un Contratto
nazionale migliorativo.
Il 22 marzo nasce dalla costruzione di una piattaforma rivendicativa
maturata dall'interno delle lotte, dalla capacità di avere conquistato
concretamente moltissimi obiettivi, che vanno dall'applicazione del CCNL
Autotrasporto Merci in modo regolare, alla conquista dei diritti sindacali
all'interno del posto di lavoro senza  averne, sul piano formale, alcun
diritto. Nasce dalla consapevolezza che la lotta, magazzino per magazzino è
sì importante, ma estremamente limitata se non riesce a darsi uno sbocco
almeno sul piano del circuito di appartenenza  al padrone vero, che non è la
cooperativa od il consorzio, ma direttamente il committente; nasce dalla
necessità, già ampiamente sperimentata, di avere rapporti diretti con il
committente, scavalcando la cooperativa, che  svolge la funzione da mero
intermediario di manodopera.
Il 22 marzo ha visto, per la prima volta, l'adesione allo sciopero di
migliaia di lavoratori non sulla propria specifica vertenza, ma su una
piattaforma generale, con percentuali di adesioni altissime, che hanno
indotto alcuni corrieri, tra cui TNT, GLS , SDA e Bartolini a chiudere
alcuni loro magazzini. Con il 22 marzo si è sperimentato l'intreccio tra lo
sciopero vero e proprio ed  il blocco della circolazione di grossi poli
logistici, concentrati (Interporto Bologna e Centrale Adriatica) o diffusi,
come le zone industriali a Padova e Verona. Lo sciopero del 22 si è esteso
poi a Roma e a Torino ed in alcune situazioni si è protratto fino anche a
domenica 24.
Il 22 marzo ha prodotto un intreccio virtuoso tra Centri Sociali, militanti
singoli e di organizzazioni politiche come espressione di forme diffuse di
precarietà e percorsi nuovi  di lotte operaie, all'interno della necessità
di rafforzare l'antagonismo allo sfruttamento in tutte le sue forme e  per
una ricomposizione dei conflitti.
Il 22 marzo è  il terminale di arrivo di un percorso ricompositivo avviato
da territori diversi  e da due diverse organizzazioni sindacali, che ha
avuto un momento fondamentale nella realizzazione delle 7 assemblee
collegate in videoconferenza e che hanno   segnato  un salto di qualità
determinante per arrivare a definire i passaggi successivi per la conquista
reale di obiettivi comuni per tutti i lavoratori della logistica. Le
assemblee del 3 marzo sono state un momento fondamentale per arrivare al 22
marzo, perchè hanno reso palpabile, grazie ad un "uso operaio" delle
tecnologie informatiche, la potenzialità di un movimento di lotta articolato
su molti territori e che ha avuto la possibilità concreta di vedersi e di
sentirsi. Il 3 marzo ha dato un grande impulso alla necessità di costruire
il 22 e da quelle assemblee si è sviluppato maggiormente un senso di unità
di lotta che poi si è materializzato il 22.
Come Si Cobas e Adl Cobas , siamo stati il motore di una macchina di lotta
che,  strada facendo, potrà sicuramente allargarsi ulteriormente,
coinvolgendo nuovi soggetti ed essere imitata dagli altri settori prletari.
Non è nostra intenzione porre marchi di produzione , ci interessa però che
si avvii una nuova modalità di concepire le lotte ed il rapporto delle lotte
con le forme soggettive dei  sindacati cosiddetti di "base" o "non di base".
Qui non si tratta di formare cartelli ricompositivi precostituiti. Noi
abbiamo avviato un percorso vero, su una piattaforma che indica alcuni
obiettivi  irrinunciabili. Questa strada già avviata, può raccogliere
l'adesione di chiunque condivida il percorso e voglia contribuire, non a
parole, ma nei fatti a percorrerla assieme. E' sicuramente un modo diverso
di concepire le relazioni tra soggettività sindacali, che non contempla la
modalità da ammucchiate di "gruppi dirigenti", ma offre a tutti la
possibilità di interagire  per vie orizzontali nel percorso della lotta.
All'ordine del giorno dobbiamo mettere il come dare continuità a quello che
abbiamo sperimentato, chiarendo fin d'ora che, sicuramente, non ci spaventa
il fatto che la parti padronali eviteranno di convocarci per discutere della
nostra piattaforma. Sappiamo anche che, molto probabilmente, il contratto
verrà firmato prima dell'estate. Ciò che ci interessa oggi è continuare il
dibattito con la consapevolezza che abbiamo guadagnato qualche posizione  e
che le carte da giocarci sono tante e sicuramente non ci manca la fantasia e
la creatività. Certo è che la macchina che abbiamo messo in moto,
difficilmente, potrà fermarsi. AL lavoro compagni, nei prossimi giorni
faremo un incontro per un bilancio più approfondito dello sciopero e sul
come proseguire e rafforzare la nostra lotta.

SICOBAS                                                      ADL COBAS

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