mercoledì 17 ottobre 2012

Operai Valbasento Esposti all'amianto «Denunciamo l'Inail»


  1. di ENZO PALAZZO     Sono malati di Stato, ma lo Stato non riconosce loro la condizione di malattia professionale. Mario Murgia dell’Aiea Vba, Associazione italiana esposti amianto Valbasento, e Medicina democratica di Matera, a difesa degli interessi dei lavori e dei loro familiari colpiti da patologia asbesto correlata, hanno denunciato l’Inail, regionale e provinciale, accusandola di «abuso e omissioni in atti ufficio e violazione delle norme deontologiche mediche», e tacciandola anche di «ostruzionismo» e di «aver inutilmente sottoposto i lavoratori a radiazioni ionizzanti per una ulteriore semplice analisi radiologica che nulla può aggiungere a quanto già si evince dalla Hrct che ha corredato la richiesta dei lavoratori di malattia professionale». 

La TC ad alta risoluzione (High-resolution CT, HRCT), secondo il noto “Manuale Merk”, è più “accurata della rx torace convenzionale nel distinguere la patologia alveolare dalle malattie interstiziali e questo facilita il riconoscimento precoce e la conferma di malattie polmonari diffuse sospette, soprattutto in un paziente sintomatico con una rx torace normale”.
Grave, dunque, le accuse che le due associazioni rivolgono al direttore generale e provinciale dell’ente assicurativo di Basilicata e ai responsabili dei provvedimenti relativi alle domande di malattia professionale non accolte dalla sede lucana dell’Istituto nazionale per le assicurazioni sugli infortuni sul lavoro. Come grave è il giudizio che le due associazioni di tutela delle vittime dirette (i lavoratori esposti) e indirette (i loro familiari) dell’inalazione delle polveri di amianto esprimono sull’attività della sede lucana dell’Inail.

«L’Inail – affermano – non sembra essere un’associazione che si muove a fianco dell’interesse delle lavoratrici e dei lavoratori. Da parte dell’Inail, nonostante le numerose sentenze a favore di ex esposti dello stesso sito industriale (l’Enichem in Valbasento, ndr), non vi è alcuna apertura nel riconoscere le malattie professionali di altri ex esposti dello stesso sito. La cui negazione del grado di inabilità, fosse anche relativo all’1 per cento, impedisce al lavoratore stesso l’accesso al diritto dei benefici previdenziali e del riconoscimento dei danni materiali da parte del datore di lavoro».
Insomma, se le cose stanno così, è un regalo all’impresa, che in questo caso è anche lo Stato, ed è un diniego di un diritto ai lavoratori che si sono ammalati per colpa dell’esposizione all’amianto. Per una patologia che più perfida non può essere perché ha colpito i lavoratori lucani quando già c’erano da un decennio almeno le più ampie conoscenze scientifiche sui rischi dell’esposizione all’amianto, perché può essere facilmente portata dal lavoro in casa e mortalmente offerta ai familiari e perché si nasconde dietro un gesto abitudinario, come il lavare una tuta piena di polvere d’amianto, o dietro un gesto d’amore: un bacio, un abbraccio o una carezza.

I lavoratori cui l’Inail non riconosce la malattia professionale sono di Grassano, Pisticci, Matera, Marconia, Ferrandina e Montescaglioso, quasi tutti dell’Enichem. Per ognuno di loro, su un foglio excel, è riportato il ruolo svolto e la patologia manifestatasi: placche e lesioni pleuriche, noduli sub pleurici, enfisema polmonare, Bcpo, insufficienza respiratoria
 
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