domenica 29 aprile 2012

ASS. NAZ. SLAI COBAS: PESSIMISMO DELLA VOLONTA' CHE OFFUSCA LA RAGIONE.



L'assemblea dello slai cobas del 20 aprile presentata come ‘Assemblea nazionale operaia’, in realtà non ha avuto una precisa caratteristica, e questo, interno alla più generale impostazione, non ha portato a nessuna conclusione.
L'assemblea poteva essere un’assemblea di solidarietà con gli ex operai Alfa ora Innova - anche se di fatto è stata sostanzialmente questo - dato che questi operai da tempo stanno portando avanti una lotta di resistenza e sono stati oggetto recentemente dell'azione repressiva combinata di azienda e polizia che hanno sgomberato il presidio; inoltre, comunque l'Alfa resta un simbolo di opposizione ai piani Fiat e della battaglia dello slai cobas. Ma questo non è stato esplicitamente, nonostante che in termini di presenza in sala, di interventi, la questione Alfa/Innova ha pesato per l’80%.
Poteva essere una prima, e in questo senso importante, assemblea di raccolta di operai dei sindacati di base, per unire e dare piano, prospettiva alla battaglia contro l'azione del padronato/riforma del lavoro, a partire chiaramente dalla Fiat. Ma questo ....
non è stato, le altre realtà non c'erano; anche dello slai cobas, a parte Pomigliano venuta con una significativa delegazione, erano presenti solo alcune realtà: Bergamo, Como, Trento (ma questo solo come direzione slai); le altre presenze erano quelle previste nella convocazione e a titolo individuale (Usb, sinistra cgil, Ferrando, Rizzo, rappresentanti istituzionali di MI e l'utile intervento dell'avvocato di Milano).
Poteva essere un'assemblea di rappresentanti dei sindacati di base, per, finalmente, riprendere le fila della mobilitazione unitaria contro Monti avviata il 27 gennaio e oggi contro la riforma del lavoro, e della strada per la costruzione del sindacato di classe. Ma questo non è stato. Una riunione dei sindacati di base (a cui, a detta dell'Usb vi erano tutti, escluso lo slai cobas) su una possibile mobilitazione contro la riforma del lavoro vi era stata il giorno prima; poi con un'altra più operativa fatta a Firenze che però ha deciso solo una generica mobilitazione nazionale per il 9 maggio.
Questa ambiguità dell'assemblea, anche voluta, non ha consentito un nostro intervento. Perchè saremmo stati costretti a stare in una griglia confusa e senza prospettiva. Per questo abbiamo scelto di non intervenire. 
Il carattere di fondo di questa assemblea era dato dalla filosofia che era presente di fatto in quasi tutti gli interventi, anche quelli che si presentavano combattivi. Una filosofia di pessimismo verso uno sviluppo attuale della coscienza di opposizione tra i  lavoratori, e quindi verso la possibilità di lotte reali. Da qui veniva che anche gli interventi che rappresentavano esperienze di lotte importanti, come appunto quelli dell'Innova, diventavano senza prospettiva dato che, costituzionalmente lo slai non vede, non riconosce altre lotte operaie e proletarie reali che anche in questo periodo si sviluppano in alcune fabbriche e nel paese; continuando in una posizione di autocompiacimento e di discorsi ripetuti. Su quest'ultimo aspetto esemplare è stato l'intervento di Trento (“l'intellettuale della situazione”) che poteva essere fatto benissimo dieci/venti anni fa.
Per parafrasare Gramsci – di cui c'è nello Slai chi si riempie la bocca – diremmo che siamo di fronte ad un pessimismo della volontà che offusca la ragione. 
Vi è una mera registrazione della realtà, tra l’altro non tutta ma quella che si vuole vedere, manca un'analisi di classe materialistico dialettica della fase, di conseguenza nessuna risposta adeguata alla fase di fascismo padronale e di dittatura tecnocratica del governo Monti/Fornero. 
Da qui la proposta di aggregazione inevitabilmente si rivolge ai ceti politici dei sindacati di base e dei gruppi, una strada già praticata da tempo e anche nel recente passato dallo slai cobas e che non ha portato nulla di nulla, né sul piano sindacale né sul piano politico. 
Da parte dello slai cobas ufficiale, in questa proposta di aggregazione sindacale per il sindacato di classe che arriva a dire “noi non abbiamo problemi a scioglierci per il sindacato di classe”, questa posizione apprezzabile fa i conti col fatto che pressocchè tutto lo slai e ogni suo compagno è come se fossero costituzionalmente incapaci di, come è stato detto, “confrontarsi con tutte le esperienze mantenendo la memoria storica”, di “accumulare le forze strutturate e destrutturate”, perché non le si riconosce, perché si è incapaci di leggerle.
Si parla di fare critica e autocritica, di errori (a NA, è stato detto, siamo ai limiti dell'estinzione,vi sono stati degli errori fatti da qualcuno), ma non si dice quali. (1) 
In generale, e anche da parte dell’Usb, è stato detto: il fronte padronale è unito, noi invece siamo divisi; padroni e Monti fanno la lotta di classe, allora c'è un problema a sinistra; come si sono sentiti discorsi simili a quelli che facciamo noi: condizione oggettiva favorevole, condizione soggettiva totalmente sfavorevole. Ma, primo, nella condizione oggettiva favorevole non vengono messe le lotte, i focolai di ribellione; secondo, da un lato si fanno discorsi “operaisti”, dall’altra, da parte dell’Usb si segano le gambe teoricamente e programmaticamente della battaglia per il sindacato di classe, sostenendo sostanzialmente la fine del riferimento alla centralità della classe operaia, la “fine di un ciclo, in quanto gli operai rimasti sui posti di lavoro sono pochissimi e quindi occorre costruire soprattutto la “confederazione sociale”.
Infine, da parte dello slai sulla condizione soggettiva sfavorevole non c’è una reale coscienza/impegno per l’uscita da essa, e il pessimismo offusca la ragione, l’intelligenza di classe.
Si fanno da parte dello slai discorsi vecchi in cui sembra che il tempo si sia fermato, es. su Marchionne, di cui si dice che sta applicando il referendum del '95, e poco si dice sul salto del fascismo Fiat dal 2008 ad oggi; si è così inadeguati, nonostante le buone intenzioni, a rispondere oggi con la guerra di classe e i metodi, l’ideologia, la pratica continua di una guerra di classe, alla guerra e al fascismo padronale.
Oggettivamente la risposta, e spesso la pratica – vedi Pomigliano – è di resistenza democratico-legale, o, a Milano, di privilegio della denuncia del malaffare (2). A Napoli si arriva ad una teorizzazione di una sorta di “via legale alla lotta di classe”, quando si dice che le cause legali sono la via oggi per far avvicinare i lavoratori allo slai e organizzarli- poi - per la lotta. 
Vi è una critica cristallizzata anche sugli scioperi generali: sul 27 gennaio, non si è capita la sua diversità, come vero segnale di primo sciopero contro il governo Monti, prima manifestazione nazionale a Roma non di sabato.
Nella stessa maniera si è teorizzato il fatto che l’assemblea non abbia avuto conclusioni, dicendo che essa era servita solo a lanciare un messaggio sul rilancio di una lotta di autorganizzazione di classe, ponendo l’Alfa come simbolo. 
Infine il discorso sull'aggregazione/riorganizzazione politica è stato accennato e sostanzialmente banalizzato. Si parla di un partito in grado di farsi sentire e di organizzare la resistenza. Si fa confusione, e, in questo, trovano spazio discorsi sbagliati: ora basta gruppetti, agli operai di mlm non gliene frega niente, hanno bisogno di un partito e di un sindacato di riferimento, tiriamo una riga: chi è contro il piano Monti, l'art. 18, piano Marchionne, da questa parte, gli altri dall'altra, ecc..
Oggettivamente la proposta diventa di un partito di lotta sì ma sostanzialmente un partito di denuncia, la cui prospettiva finale finirebbe per essere quella elettorale.
Ciò è avvalorato dall’invito e presenza dei rappresentanti di partiti massimalisti, a cui gli si dà una platea di lavoratori per parlare la domenica di “rivoluzione”, e il lunedì, il martedì, il mercoledì... parlare e fare pratica elettorale.
Quindi, in conclusione, purtroppo per ora nessuna effettiva novità. Naturalmente facciamo queste osservazioni con spirito costruttivo, perchè vogliamo e lavoriamo che le cose non siano così, e si possa andare effettivamente in forme nuove e adeguate al sindacato di classe, alla guerra di classe, al partito di classe.
MC per lo Slai cobas per il sindacato di classe – 20.4.12
) Anzi, parlando con Pomigliano, sembrerebbe che una delle cause siamo stati noi che autonomizzandoci dallo slai cobas ufficiale abbiamo ridotto la presenza nazionale dello slai cobas e quindi avremmo fatto perdere le cause; una accusa paradossale e una critica sbagliata, dato che noi siamo stati costretti ad autonomizzarci per l'isolamento, discriminazione, emarginazione a cui siamo stati sottoposti e che è arrivata perfino alla dissociazione aperta in occasione della montatura giudiziaria della Procura di Potenza nei nostri confronti. 

2) su Delle Donne ha detto una cosa giusta un consigliere comunale: Corrado Delle Donne è stato il primo che ha denunciato le porcherie, il malaffare, il sistema di corruzione, prima di qualsiasi magistrato.


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