domenica 17 marzo 2024

16 marzo - "Ampliato il servizio negli asili nido comunali" - Ma per le lavoratrici di ausiliariato e pulizia restano poche ore e bassissimi salari

 


Alle lavoratrici/lavoratori dell'ausiliariato e pulizie che garantiscono servizi, igiene degli ambienti, tutela della salute dei bambini, la risposta dell'Ass. Petrosillo e dei dirigenti del Comune, a fine febbraio, è stata invece che nessun reale aumento dell'orario di lavoro, e quindi del salario, ci sarà neanche in futuro, - al massimo l'orario giornaliero di 3 ore e 30, sarà aumentato di un'altra mezzora - questo nonostante questi lavoratori sono diminuiti, passando da 82 agli attuali 68, mentre i servizi, carichi di lavoro sono aumentati e le lavoratrici sono costrette a fare le attività come 50 anni fa, senza le attrezzature idonee, pagando tutto questo anche con la salute.

Lo Slai cobas da tempo chiede: 

l'internalizzazione del servizio e quindi dei lavoratori; si tratta di un servizio permanente, strutturale, senza il quale gli asili non possono funzionare:

aumento delle ore lavorative, portandole almeno a 5 ore al giorno e 30 settimanali; aumento delle retribuzioni;

fine di ogni periodo di sospensione;

attrezzature meccaniche ed elettriche per le pulizie, ai fini della sicurezza/salute per le lavoratrici e garanzia di effettiva igiene per i bambini.

Su questo vi è stata una mobilitazione, presidio al Comune nella giornata dell'8 marzo, perchè è sulle donne - che negli asili sono il 99% del personale - che si scarica questo sfruttamento. E per le donne questa condizione è alla base della condizione generale di doppio sfruttamento, oppressione, violenza.

E nessuna illusione! Ora le lavoratrici, i lavoratori riprenderanno la mobilitazione.

17 marzo - Le insidie della casa. spesso drammi della solitudine.. Gli infortuni domestici sono tra le prime cause di morti per infortuni nelle case: tanti anche quest'anno i morti provocati da incendi

 da Osservatorio C. Soricelli

 Tre bambini e la madre morta. Si rimane impressionati nella mia Bologna una delle città più ricche d'Europa sentire che in una strada della nostra città, che ha diversi primati in Italia,  sono morti tre bambini e la madre per il fumo provocato di notte da una stufetta elettrica, Conosco bene via Bertocchi dove si è verificata la tragedia, è anche una strada decorosa, ben servita. ma ovviamente anche qui si annidano forti povertà, perchè era accesa la stufetta di notte, il riscaldamento funzionava o era spento per l'impossibilità di pagare le bollette, gli impianti erano a norma, si poteva affittare se non lo erano? La bella e giovane mamma rumena faceva le pulizie e si era separata dal marito, anche se erano rimasti in buoni rapporti. Ecco i drammi della solitudine. Ecco alcuni casi. Il 4 gennaio muore anziano per asfissia in casa, sempre in provincia di Bologna il 6 gennaio muore un' anziana bruciata per aver voluto accendere il camino con l'alcol, Itala mazzetti aveva 87 anni, sempre il 6 gennaio a Paternò in Sicilia una donna sola di 52 anni ha battuto la testa cadendo in casa, sempre in Sicilia Antonino Facella muore per un incendio in casa, Giuliano Lazzari aveva solo 56 anni, ma anche lui è morto intossicato dai fumi a Trento. l'8 gennaio Rocco De Nuzzo muore fulminato sotto la doccia a Lecce, a Imperia il giorno dopo una coppia muore intossicata dal monossido di carbonio. Anche a Firenze un morto per il monossido di carbonio di una stufetta il 15 gennaio, il 17 gennaio a Perugia, una donna prende fuoco si era avvicinata troppo al camino, aveva 78 anni. Ana Maria Rodigrues peruviana di 58 anni, stesso giorno a Trieste uno straniero  muore bruciato nell'appartamento il 24 gennaio. Il 28 gennaio a Bologna Roma e Novara altri 3 infortuni domestici mortali, ustionato da un fornello, corto circuito bollitore elettrico e esalazioni di una stufa. Ombretta Castellani aveva solo 50 anni rimase travolta da un carico di legname di un camion. Giovanni Crimi a Sassari è morto il 4 febbraio per un' esplosione di una bombola. Mi fermo qui ma la casistica e la registrazione di questi morti è infinita: c'è chi si improvvisa antennista e cade dal tetto, chi infila la testa in un tombino , chi si improvvisa imbianchino e cade dalla scala, chi si mette a lavare i vetri delle finestre e cade sulle strade, chi diventa montatore di tende e tapparelle e cade all'interno e all'estero. chi si recide le arterie in garage con "frullini" di vario genere,  chi si mette a potare gli alberi del giardino e ne rimane travolto, ecc...  potrei continuare all'infinito. Insomma la casa è piena di pericoli e mettersi a fare lavori che richiedono cautela è molto, molto pericoloso



17 marzo - dal blog tarantocontro: Come già denunciato dallo Slai Cobas: si tratta di una vera e propria RESTAURAZIONE

I condannati, chi ha fatto parte delle azioni criminali ai tempi di Riva e successivamente, non possono ora dirigere Acciaierie!

19 aprile - giornata di sciopero e lotta - presidio al Tribunale di Paolo VI dove comincerà l'appello del 

processo "Ambiente svenduto".

Da Il fatto quotidiano

L’Ilva di Stato sembra quella dei Riva: tornano l’ex direttore condannato a 17 anni e il manager ritenuto colpevole della morte di un operaio

di Andrea Tundo | 14 Marzo 2024

Il cuore produttivo dell’Ilva di Taranto è di nuovo nelle mani di due condannati per gli episodi più gravi avvenuti nell’acciaieria. Nel silenzio generale, riappaiono tra i manager dell’impianto Salvatore De Felice e Ruggero Cola per volontà dei neo-commissari governativi Gianluca Quaranta, anche lui con una condanna per vicende avvenute nel siderurgico, Giovanni Fiori e Davide Tabarelli. De Felice e Cola, scelti per supportare il nuovo dg Giuseppe Cavalli, il primo aiuterà il direttore generale nella gestione dell’area a caldo, quella che comprende altiforni e acciaierie, mentre il secondo si occuperà di laminazione e tubifici. Faranno consulenza, sostanzialmente, su zone che conoscono benissimo, avendole già dirette anche nell’era Riva. E non sempre nel migliore dei modi, secondo i giudici.. De Felice – pensionato dal 2021 – è stato condannato per l’avvelenamento di acque e sostanze destinate alla alimentazione in primo grado nel maxi-processo Ambiente Svenduto, il cui appello inizierà tra poche settimane. In qualità di capo area altiforni, diretta tra il 2002 e il luglio 2012, e di direttore dello stabilimento nel periodo seguente, i giudici della Corte d’Assise di Taranto gli hanno inflitto 17 anni di carcere e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, sentenziando che era “senza dubbio” a conoscenza che “l’impianto di sinterizzazione” dell’Ilva “fosse una fonte di diossine”. L’ingegnere – assai vicino ad ambienti del Pd locale e già consigliere comunale a San Giorgio Jonico – ritorna quindi in sella nonostante, si legge nelle motivazioni della condanna, fosse uno dei “più stretti collaboratori” dei Riva e avesse un “pieno coinvolgimento” nelle “politiche industriali” degli allora proprietari dell’acciaieria. Ragioni per cui è stato considerato responsabile dello “sversamento di sostanze nocive” e della “contaminazione” del mare e dei terreni dove c’erano diverse aziende agricole locali. Quello che, sostengono i giudici, sotto i Riva trasformò l’Ilva in qualcosa di simile a un “deposito di esplosivi gestito dai nostri imputati come fochisti”. La Corte non gli ha concesso neanche le attenuanti generiche perché De Felice aveva patteggiato in altri procedimenti, risalenti al 1999 e al 2007, per un omicidio colposo e lesioni. Precedenti che, scrivono i giudici, ne descrivono la “capacità a delinquere”. Cola, una carriera iniziata in Ilva nel lontano 1984 e interrottasi nel 2021, è invece stato condannato da così poco tempo che le motivazioni non sono ancora note. Lo scorso 29 febbraio, la giudice del tribunale di Taranto Federica Furio gli ha inflitto 6 anni di carcere per la morte dell’operaio Alessandro Morricella, deceduto il 12 giugno 2015 a causa di un incidente nel reparto Afo2 avvenuto quattro giorni prima. Aveva 35 anni. Il giovane lavoratore si era avvicinato al foro di colata dell’altoforno 2 per effettuare i prelievi finalizzati al controllo della temperatura della ghisa, ma invece della lenta fuoriuscita del materiale che scorre in un canale apposito, venne improvvisamente colpito da una fiammata di materiale liquido. Dopo un’agonia durata quattro giorni, Morricella si spense a causa delle ustioni di secondo e terzo grado sul 90% del corpo. Si va quindi componendo con nuovi ritorni eccellenti la squadra che dovrà operativamente gestire il tentativo di tenere in vita l’Ilva in attesa che parta la nuova gara europea per assegnarla ai privati. Il ministro delle Imprese Adolfo Urso ha più volte assicurato che il rilancio ci sarà e grazie all’amministrazione straordinaria è stato sventato il rischio di un blocco degli impianti. Non solo. Il ministro ha anche sottolineato come i commissari scelti sono stati “giudicati da tutti in maniera eccellente” e “hanno rimesso in moto i processi produttivi a cominciare dalla messa in sicurezza degli impianti, che ovviamente ci preoccupava per l’ambiente e la salute dei cittadini”. Ilfattoquotidiano.it ha chiesto al ministero se fosse a conoscenza dei procedimenti giudiziari che coinvolgono De Felice e Cola ma al momento della pubblicazione non ha ancora ricevuto alcuna risposta.


venerdì 15 marzo 2024

15 marzo - Contro le morti sul lavoro per il profitto dei padroni assassini, quale lotta è necessaria?

da Controinformazione rossoperaia del 14/03 

L'orribile strage dei lavoratori continua ininterrotta. Ieri altri 5 morti sul lavoro, 5 vite operaie, giovani, anziani, migranti, spezzate per il profitto dei padroni, per il sistema che produce morte dei lavoratori, per il governo che sulla sicurezza sul lavoro dimostra fino in fondo di essere un’agenzia, un Ufficio consulenza dei padroni. Non si era ancora spento l'eco e né si spegnerà l'eco della strage di Firenze, dove gli operai sono stati seppelliti vivi dal crollo delle strutture atte alla costruzione di un nuovo grande centro commerciale dell'ESSELUNGA. Abbiamo già detto molto su questo, denunciato, sostenuto le proteste sul territorio, sostenuto anche lo sciopero - banale e limitato - indetto dai sindacati confederali di 2 ore. Abbiamo denunciato le responsabilità del governo, del sistema, dei padroni assassini. Ma queste nuove morti ci dicono che la denuncia che facciamo - giusta e necessaria – è insufficiente e che bisogna andare dentro le vicende che producono questi morti operai. In fabbrica innanzitutto, perché è facile descrivere le condizioni di lavoro che vi sono in edilizia o vi sono nei luoghi in cui più facilmente la vita degli operai è a rischio, ma in fabbrica in generale è nascosta, è meno evidente che il lavoro è nocivo, che il lavoro è mortale e che i profitti dei padroni sono esattamente l'altra faccia del pianeta dello sfruttamento sul lavoro. A Caserta è morto Giuseppe Borrelli, 26 anni, un ragazzo di Volla, nel Napoletano, stritolato e morto in una pressa della laminazione sottile, nella fabbrica del gruppo Moschini che ha sede a San Marco Evangelista, in provincia di Caserta. Era da solo quando si è verificato l'incidente. Il gruppo Moschini non è una fabbrichetta. Il gruppo Moschini ha stabilimenti in Italia, Inghilterra, Turchia, Canada, Corea del Sud. Quella di San Marco non è una fabbrichetta, lavorano 400 operai. Trasformano in pellicole di alluminio per alimenti i profilati t 30/40 m. Borrelli lavorava lì da tre o quattro anni, non è nemmeno chiaro. Ma il suo datore di lavoro non era il gruppo Moschini, per cui lavorava. Il gruppo Moschini è stato insignito da Mattarella, alcuni anni fa, della onorificenza dei cavalieri del lavoro per meriti speciali della Repubblica. Il contratto che aveva Giuseppe Borrelli era con la Gi Group, un'agenzia interinale. Era quest'ultima che lo aveva assunto a tempo indeterminato e poteva spostarlo da un cliente all'altro sulla base delle richieste ed era Gi Group che gli pagava lo stipendio sulla base dell'inquadramento contrattuale dei metalmeccanici. La figura di questo giovane operaio è di staff leasing, cioè in affitto, operaio in affitto. All'azienda questo andava benissimo perché aveva personale qualificato ma, nello stesso tempo, nessun vincolo diretto contrattuale con esse. Con il contratto staff leasing l'operaio si sente perennemente in bilico, vive una condizione di eterna precarietà in ciascuna delle fabbriche in cui lavora. Si tratta di un giovane operaio eternamente in ricatto e quindi obiettivamente disponibile ad accettare le richieste aziendali del suo uso.

giovedì 14 marzo 2024

14 marzo - da Osservatorio di C. Soricelli: Non 4 morti sul lavoro ieri ma ben 8, ovvero le "cifre ufficiali" e quelle reali che mostrano la guerra di classe di questo sistema ai lavoratori

 

 Ieri 13 marzo i morti sul lavoro non sono stati 3 o 4 come riportala la cronaca ma ben 8, il giorno prima altri 3. Tutti hanno parlato del povero giovane Giuseppe Borrelli di 25 anni, morto il giorno 12 travolto da un macchinario, ma nessuno o quasi scrive che era un moderno schiavo, quelli senza diritti, cioè che sono precari da anni, si tengono così per anni per impedire loro di rivendicare i loro diritti, di iscriversi a un sindacato, di non rifiutarsi a svolgere un lavoro pericoloso, pena il mancato rinnovo del contratto. Anche se col Jobs act renziano tutti i nuovi assunti sono precari, anche se hanno ragione sono licenziati ugualmente con poco denaro. La strage all'Esselunga ha messo in luce, ma per me non ce n'era bisogno in quali condizioni vivono in subppalto, che viene utilizzato largamente dalle grandi industrie  e anche dallo Stato, SILENZIO se no a casa.  Chi sono gli otto morti di ieri? A Brindisi è morto Gianfranco Conte di 43 anni schiacciato da una bobina, travolto da un muletto Bogdan Redzinc è un polacco che viveva nel nostro paese da molto tempo, aveva 59 anni, è stato travolto da un muletto. In provincia di Frosinone è morto Bruno Di Norcia, un operaotee ecologico che è caduto dal camion di rifiuti aveva 43 anni, in provincia di Cosenza è morto cadendo da un tetto di un capannone Elio Benvenuto, di anni ne aveva 62 e ancora faceva lavori pericolosi, Due sono morti di fatica sono due stranieri: uno è morto alla Fincantieri è un sirlankese di 43 anni di cui non si conosce ancora l'identità (se mai lo diranno e se la cronaca è già passato ad altro) e l'altro in provincia di Treviso si chiamava Bolde Samme è morto di fatica mentre scaricava un camion di un magazzino di una grande azienda. altri due tra cui un vent'enne hanno perso la vita in itinere. ma attenzione ci sono tantissimi agenti di commercio che perdono la vita lavorando sulle strade, ma passano  tutti conme "incidenti" ma che invece stavano spostandosi per lavoro, 


mercoledì 13 marzo 2024

13 marzo - L'AQUILA IN LOTTA

 


13 marzo - L'incontro su Acciaierie ex-Ilva di Taranto organizzato a Torino - ne seguiranno nuovi in altre città

 

                                                     Ascolta la registrazione

  

 

13 marzo - info GKN: GLI OPERAI SULL'IMPALCATURA

 

Collettivo Di Fabbrica - Lavoratori Gkn Firenze

Liberare Gkn dal ricatto

Liberare Firenze e Campi dalla speculazione

Più voi siete melma, più noi cerchiamo il cielo. Volete farci male con un muro di gomma, di giochini psicologici, di calunnie? Volete mettere a rischio i nostri corpi, la nostra tenuta psicolgica? Vi piace? Scegliamo noi allora come rischiare. La vittoria sarebbe storia, la caduta non sarà mai banale.

Commissariate Qf, pagate gli stipendi, intervento pubblico con un consorzio industriale. #insorgiamo



martedì 12 marzo 2024

12 marzo - L'ALTRA FACCIA DELLA GUERRA DI QUESTO GOVERNO CONTRO I LAVORATORI: La grande strage, da C. Soricelli

 

200 morti sui luoghi di lavoro

 Muore a Eboli di Salerno il 200esimo lavoratore sui luoghi di lavoro nel 2024, con l'itinere sono già 255. 

Carpenedolo: precipita nel vuoto mentre ripara il tetto di un capannone, muore operaio

L’incidente si è verificato nella mattina di oggi, martedì 12 marzo. La vittima aveva 43 anni: è deceduta sul colpo

Carpenedolo, 12 marzo 2024 – Tragedia sul lavoro nel Bresciano. Un operaio di origini albanesi di 43 anni è morto questa mattina, martedì 12 marzo, in un cantiere all’interno della Ghirardi, un’azienda attiva nella produzione di manufatti in marmo a Carpenedolo. L’incidente è avvenuto poco prima delle 8.

A quanto risulta l'operaio, che lavorava per una ditta esterna, si era arrampicato sulla copertura di un capannone dell'azienda di via Santa Croce per sistemare i danni provocati da una grandinata estiva. Per ragioni in corso di accertamento è precipitato nel vuoto facendo un volo di alcuni metri, e finendo - pare - su alcune lastre di marmo. I soccorritori hanno provato in tutti i modi a salvarlo ma non c'è stato nulla da fare: è deceduto sul posto. Sul posto sono intervenuti per i rilievi i carabinieri della compagnia di Desenzano e i tecnici dell'Ats di Brescia.

Gli accertamenti sono ancora in corso, per ricostruire dinamica e cause della caduta fatale. Fondamentali saranno anche le eventuali testimonianze dei colleghi dell’uomo, alcuni dei quali potrebbero aver assistito all’incidente. 


lunedì 11 marzo 2024

11 marzo - La nostra azione nell'8 marzo /sciopero delle lavoratrici/donne e in solidarietà con le donne Palestinesi - dalle compagne Mfpr e lavoratrici Slai Cobas per il sc

 dal blog https://femminismorivoluzionario.blogspot.com/

La nostra azione come compagne Mfpr e lavoratrici Slai Cobas per il sc nell’importante 8 marzo/sciopero delle donne di quest’anno ha avuto al centro in particolare due realtà.

Da un lato quella delle lavoratrici, delle operaie che vivono una situazione oggi più pesante di perdita dei posti di lavoro, di differenze enormi salariali, di mansioni, di negazione di diritti anche basilari, di discriminazioni, di violenza anche nei posti di lavoro, di scarico su di loro di tutto il lavoro di cura e domestico in famiglia..., una condizione di sempre più sfruttamento e oppressione dei padroni, del governo, oggi con a capo la fascista Meloni, di questo sistema sociale; ma che a fronte di tutto questo resistono, lottano in modo coraggioso e determinato, non si fermano, o vorrebbero lottare…


Dall’altro quella delle donne palestinesi che oggi fino in fondo sono il simbolo dell’oppressione più atroce delle donne di questo sistema sociale capitalista e imperialista, ma che trasformano la immane sofferenza, il dolore, in forza, in resistenza e lotta.

Nei volantini, locandine, striscioni che abbiamo portato in alcune fabbriche del Nord, nei posti di lavoro, nelle iniziative delle precarie dello Slai cobas, che abbiamo diffuso nelle manifestazioni di Nudm e dei/delle palestinesi a cui abbiamo partecipato a Milano, abbiamo portato un messaggio chiaro sul legame che c'è tra le donne in lotta, le lavoratrici in primis e le donne palestinesi

"...sia perché è il governo Meloni, sono i padroni di questo paese quelli che costruiscono le armi soprattutto, che sono i complici e corresponsabili del genocidio in Palestina. Questi mostri, come usano le nostre vite di lavoratrici per i loro profitti, i loro piani reazionari, razzisti, repressivi per impedire la libertà di noi donne, sono gli stessi che vogliono schiacciare il popolo e le donne palestinesi. La lotta delle donne palestinesi, quindi, è la nostra lotta, ci aiuta contro questo sistema putrefatto; e la lotta di noi donne lavoratrici, è la lotta anche delle donne palestinesi, perché indebolisce i nostri mostri imperialisti
…” (dal volantino dell'8 marzo).

Ecco tutto questo è stato al centro della nostra azione in questo 8 marzo proletario ed internazionalista!

*****

Siamo state innanzitutto alla fabbrica delle Montello/BG al turno serale tra il 7 e l'8 marzo, abbiamo parlato con diverse operaie di tutte le ragioni dello sciopero delle donne, della necessità di unirsi come operaie, facendo anche tesoro delle lotte già fatte in questi anni; i padroni temono l'unità delle operaie per questo cercano sempre di dividerle con ricatti, con pressioni, repressione; ma bisogna guardare con fiducia alla forza della lotta delle donne... in questo senso le donne palestinesi sono un esempio grande dell'oppressione che si trasforma in forza.






Il bello e forte appello di una operaia dello Slai Cobas sc alle altre operaie e donne a scioperare "perchè noi donne non ci dobbiamo fare schiacciare da nessuno" ha aperto lo sciopero delle donne/lavoratrici sin dalla notte dell'8 marzo


La mattina dell'8 marzo siamo andate alla Fabbrica Beretta salumificio, a Trezzo. In questa fabbrica le operaie a maggioranza immigrate, vivono anch'esse una condizione di sempre più sfruttamento e meno diritti, subiscono discriminazioni e differenze di trattamento da padroni e capi in particolare se lottano, come fanno operaie Slai Cobas sc che hanno resistito e continuato a lottare. In questa fabbrica alcune operaie hanno anche subito gravi molestie da parte di un capo porco, e con coraggio hanno fatto anche delle denunce in merito. Diffondendo i volantini dello sciopero e parlando alle operaie, anche con interventi al megafono, al turno pranzo, un'operaia immigrata interinale in part
icolare ha voluto esprimere la condivisione delle ragioni dello sciopero e dell'importanza dell' unità delle operaie "... da sole non abbiamo forza e anche paura di perdere il lavoro..."; così come la giustezza delle azioni di solidarietà alle donne palestinesi e per fermare il massacro dei bambini e il genocidio...




Nella stessa mattina altre azioni di volantinaggio e sostegno alle lavoratrici sono state fatte, per esempio a Milano all'Istituto Nazionale Tumori verso le infermiere e Oss; mentre in altre città, in particolare del sud come Palermo e Taranto lavoratrici precarie delle Coop Sociali, degli asili nido, Ata della scuola dello Slai Cobas per il sc e studentesse in sciopero sono state protagoniste di combattivi presidi, e bello è stato il collegamento, anche telefonico, di queste iniziative di lotta con le azioni delle compagne tra le operaie alle fabbriche del Nord

Palermo

Taranto 

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Nel pomeriggio partecipando alla grande manifestazione a Milano promossa da Nudm che ha visto più di 20 mila manifestanti e che si è snodata dalla piazza della stazione centrale fino al Duomo invadendo la piazza e rompendo ƒinalmente un divieto da tempo in atto, abbiamo voluto portare l'essenza e le due realtà che abbiamo considerato centrali in questo 8 marzo/sciopero con lo striscione, i volantini, il megafonaggio nel corteo e in particolare con l'intervento di una compagna del Mfpr fatto dal camion che guidava il corteo...







11 marzo - 8 marzo a Palermo precarie e lavoratrici in protesta "il nostro lavoro e la nostra vita non si toccano! Non sarà la repressione di questo Stato a fermare la nostra lotta! Al fianco delle nostre sorelle Palestinesi!



Le precarie  in lotta Slai Cobas sc e Mfpr, lavoratrici della scuola l'8 marzo hanno scioperato, facendo un presidio al palazzo della Città Metropolitana di Palermo,  unendosi alle lavoratrici/precarie del settore sociale che saranno in sciopero e faranno presidi in tante città e a tutte le donne lavoratrici operaie precarie disoccupate migranti in sciopero e in lotta l' 8 marzo, ma anche a tutte coloro che non potranno loro malgrado scioperare o lottare... al presidio presenti in solidarietà attiva anche compagni di proletari comunisti,  giovani del Fgc, attivisti  della Cub e giovani compagne/i Pcl

Dalla parte delle lavoratrici Dalla parte delle donne Palestinesi 

La nostra vita non si tocca e deve davvero cambiare!                                                                                                                                

Lottare contro questo governo Meloni che è contro la maggioranza delle donne,  governo dei padroni e della guerra imperialista

Contro la repressione delle lotte... denunciate e processate per avere lottato a difesa del nostro lavoro... non ci fermerete!







 http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/pmi/2024/03/07/precarie-coop-sociali-palermo-8-marzo-sciopero-per-i-diritti_ffde61e5-5db8-4467-8d4f-e29a46bc7ff2.html

11 marzo - Una grande giornata di mobilitazione e lotta delle donne 8 marzo/Sciopero

 dal blog https://femminismorivoluzionario.blogspot.com/

Dopo la grande moblitazione del 25 novembre a Roma, quest'anno l'8 Marzo è stata una estesa giornata di lotta, di azione, una nuova forte e combattiva risposta del movimento delle donne che ha confermato la volontà/necessità di non fermarsi e di continuare a lottare, di unirsi e di ribellarsi ad una condizione di sfruttamento e oppressione che investe ogni ambito della condizione di vita della maggioranza delle donne in questo paese.

Tutto questo si è concretizzato innanzitutto con lo sciopero, uno sciopero non solo sindacale ma che nuovamente ha avuto il valore di una forte sfida, di rottura, un’arma di lotta da impugnare, uno sciopero che dai posti di lavoro tocca tutti gli aspetti della vita delle lavoratrici, delle donne, delle giovani, sempre più sotto attacco in una fase specifica quale quella attuale in cui con il governo, con a capo la fascista Meloni, avanza in questo paese ideologicamente, politicamente, praticamente un moderno fascismo e da cui emana anche un moderno patriarcalismo che influenza e incide a livello di massa fino all'emergenza grave di sempre più uomini che uccidono le donne, che vogliono scegliere liberamente la loro vita, come fosse una normalità.

Uno sciopero “dal lavoro produttivo e riproduttivo” come ha anche scritto il movimento Nudm, ma che deve essere inserito in una prospettiva che ponga la necessità della lotta delle donne a 360 gradi contro il sistema sociale capitalista e imperialista, violento, fonte e causa e dell'oppressione delle donne, che non può essere migliorato ma solo rovesciato...

Uno sciopero che si è visibilizzato concretamente e attivamente già nella mattina in alcune fabbriche con volantinaggi, assemblee, fermate, con blocchi in magazzini della logistica, attraverso presidi o spezzoni nei cortei del settore delle lavoratrici/precarie del sociale e delle coop sociali, così nelle manifestazioni in particolare delle lavoratrici della scuola, delle studentesse/studenti, con azioni di blocco e occupazioni nelle università, con proteste delle disoccupate come a Napoli contro la chiusura dei consultori e l'attacco al diritto alla salute che colpisce soprattutto le donne proletarie...

Alcune immagini

Lo sciopero dell'8 marzo alla fabbrica Montello BG

8 marzo sciopero logistica Si Cobas BRT Crespellano (BO)

Corteo mattutino studentesse e studenti a Milano

Lavoratrici scuola e studentesse in sciopero 8 marzo a Brescia

in sciopero lavoratrici precarie degli ospedali e dei servizi integrati assistenziali


in sciopero le precarie Coop Sociali Slai Cobas sc 8 marzo Palermo 

sciopero 8 marzo lavoratrici asili nido e scuola Slai Cobas e studentesse 

Le grandi manifestazione del pomeriggio promosse da Nudm, nuovamente di migliaia di donne, giovani, manifestanti, in particolare a Roma, Milano, Torino, e in tante altre città, rappresentano da un lato la bella continuità/conferma della mobilitazione del 25 novembre contro la violenza, i femminicidi, ma dall’altro hanno anche portato elementi più netti, più chiari nelle parole d’ordine, nelle denuncia, per esempio, contro “le politiche familiste e razziste del governo Meloni che mettono in pericolo il diritto all’aborto, alla salute e all’autodeterminazione e attaccano le persone migranti e razzializzate...”, o, in merito alla condizione di attacco alle donne sul piano lavorativo, “Abbiamo protestato contro i bassi salari, la revoca delle poche misure di contrasto alla povertà, come il reddito di cittadinanza, la precarietà dilagante, la disoccupazione, le pensioni da fame e tutte le altre forme di violenza economica…” (dal comunicato finale di Nudm sull’8 marzo e lo sciopero)

                                                                                  Roma 
Milano 

Torino 

Ma questo 8 marzo/sciopero è stato attraversato anche da una grande e forte denuncia e azione solidale con la Palestina, verso le donne palestinesi, verso la Resistenza del popolo palestinese che si è espressa in variegate forme dai posti di lavoro alle manifestazioni, alle azioni, con le molteplici bandiere, gli striscioni, i cartelli, le scritte, iniziative di boicottaggio a luoghi o esercizi commerciali che rappresentano lo Stato di Israele criminale e genocida… una grande solidarietà attiva che ha detto gridato forte e chiaro FINE AL GENOCIDIO, PER LA LIBERAZIONE DELLA PALESTINA , contro il governo Meloni della guerra...

Prime immagini


A Milano il corteo invade Piazza del Duomo con scritte luminose sui palazzi Free Palestina e una grande bandiera palestinese

Roma


Bologna


Cagliari


Boicottaggio negozi Zara


N

11 marzo - A Taranto l'8 marzo in piazza Castello con le lavoratrici Slai Cobas degli asili nido in lotta per condizioni di lavoro dignitose, le lavoratrici delle pulizie nelle scuole, con le studentesse, le compagne del Mfpr, la Fgci

Una mattinata vivace, con un presidio fatto da lavoratrici slai cobas, studentesse, compagne e compagni.

la compagne del Mfpr rivolgendosi a tutte le donne sfruttate, discriminate, che ogni giorno sono vittime di abusi di ogni genere, hanno fatto un appello alla lotta delle donne contro questo governo moderno fascista che sta peggiorando ulteriormente le nostre vite. La compoagna avvocata ha fatto una dettagliata denuncia, con dati, dell'attacco alla condizione delle donne sia sul lavoro che nel sociale. e a lei le lavoratrici hanno posto questioni concrete sulla loro condizione di lavoro, precarie e sottopagate,
Tanta solidarietà alle palestinesi, vittime di un mostruoso genocidio.
 
 

11 marzo - OGGI IMPORTANTE ASSEMBLEA A TORINO

 

LE RAGIONI DELLA SUA IMPORTANZA

 La situazione nei due grandi complessi industriali, ex ILVA e Stellantis, al centro dell'Assemblea dell'11 Marzo a Torino e la sua importanza per tutta la classe operaia

 da Controinformazione rossoperaia del 6/03

La situazione nei due grandi gruppi industriali, l'ArcelorMittal, da oggi in amministrazione straordinaria e la Stellantis di Melfi, dovrebbe concentrare l'attenzione del movimento sindacale, confederale e di base e dei lavoratori in generale, perché intorno alle vicende di queste due grandi fabbriche, due grandi complessi industriali presenti in diverse città italiane, si gioca la partita della ripresa generale della lotta operaia, che come sempre consideriamo fondamentale per un autentico sindacalismo di classe e per dare ai lavoratori e alle masse popolari, un inevitabile punto di riferimento nella lotta più generale contro padroni e in particolare contro questo Governo.

Il decreto che introduce l'amministrazione straordinaria nel gruppo Acciaierie d'Italia ha superato il primo passaggio in Senato e, nei prossimi giorni, con l'approvazione alla Camera, avrà completato il suo iter. Questo decreto gode dell'appoggio di tutti i sindacati confederali, secondo diverse sfumature. In questo va considerata anche la posizione dell'Usb che è di sostanziale appoggio, seppur con distinguo, al decreto governativo. Se guardiamo invece le cose dal punto di vista degli operai e dei lavoratori appare subito che

ha ragione lo Slai Cobas per il sindacato di classe a Taranto, che ha detto durante tutto questo periodo - e lo dice anche in queste ore - che l'amministrazione straordinaria non è la soluzione, ma, anzi, può essere un rimedio peggiore del male.